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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Siena
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   Ma l'architetto più rinomato di quel tempo fu Baldassare Pernzzi (il costruttore della Farnesina e del palazzo Massimi in Roma) detto il Raffaello dellkirchiteltura ( [481-1527). Delle sue costruzioni in Siena poco sopravanza e tanto maggiore ò il numero di quelle che gli si ascrivono. Sua opera certa ed autent ica è l'aitar maggiore del Duomo e probabilmente ei fece anche il palazzo Mocenni presso la passeggiata della Lizza. Dei suoi allievi, il Lari condusse la facciata del palazzo Palmieri (1540) e il Pelori l'oratorio di Santa Caterina (1533) e l'interno di San Martino (1537). Sul finire del secolo XVI Damiano Schifardini costruì la bella chiesa della Madonna di Provenzano.
   Nel secolo XVII la più parte degli architetti più cospicui di Siena erari fuori e gli spiriti più eminenti si volsero ad altri studii.
   2. Scoltura. — Alle più antiche scolture senesi appartengono gli ancor rozzi rilievi della Pieve del Ponte allo Spino (ora in Duomo) con figure ancor nane e infantili quantunque bene scolpite. Nel 1212 esisteva già in Siena una corporazione di scultori.
   Nicolò Pisano, col suo famoso pulpito in Duomo (1268), diede un nuovo slancio alla scoltura. Suo tiglio Giovanni, che lavorò nella facciata del Duomo, seppe togliere alla s coltura la sua dipendenza imitatrice dall'antico. Gli scultori senesi presero poi a studiare diligentemente le opere dei Pisani, citeremo Ramo di Paganello, Agostino di Giovanni, Angelo di Ventura, Tino (la Cainaino e Giovanni di Agostino. Ma verso la line del secolo XIV la scoltura scadde in Siena, come attestano le statue della cappella del palazzo Pubblico (1376-1384).
   Giacomo della Quercia (1374-1438) fu il primo senese che rialzò, nel secolo XV, la scoltura. Fu esclusivamente scultore, epperciò anche l'artista più individuale di Siena. Le sue opere contraddistinguonsi per grazia, movimento, proporzioni naturali, diligenza di esecuzione. Suo capolavoro in Siena è la Fonte Gaia (1412-1419), ma il tempo e U materiale poco resistente da lui adoperato (marino molto schistoso) danneggiarono sì fattamente quelle scolture che di presente sol se ne vede la copia in piazza Vittorio Emanuele o del Campo e il rimanente dell'originale conservasi nell'Opera del Duomo. Il Quercia disegnò anche il fonte battesimale ili San Giovanni (1417) ma non vi scolpì che un rilievo. Uscirono dalla sua scuola: Pietro del Minella, che condusse il suddetto fonte in San Giovanni e in Duomo il deposito del vescovo Bartoli e la cappella (li San Crescenzio; Turino di Sano co'suoi figliuoli Giovanni (morto nel 1454), Barila e Lorenzo che lavorarono al fonte suddetto. I rivolgimenti politici frapposero ostacolo all'ulteriore sviluppo dell'arte, ma l'influenza del Quercia non venne meno.
   Lorenzo di Pietro o il Vmchielta, di cui già abbiamo detto trattando dell'architettura, forma col suo naturalismo una certa, diremmo quasi, integrazione al Quercia (loggia dei Nobili, 1458-60) e nei lavori in bronzo fu il primo de' tempi suoi (tabernacolo dell'aitar maggiore in Duomo, 1405-72). ?
   Antonio Federighi (morto nel 1490) si approssima più di ogni altro al Quercia e fu uno degli scultori più operosi di Siena ; movimento brioso, bel portamento e franca vigoria caratterizzano i suoi lavori (loggia dei Nobili, 1450; pila dell'Acqua santa in Duomo, 1462-63;. 11 suo allievo più valente fu Neroccio di Bartolomeo Landò (1447 sino al 1500), come vedesi nel monumento del vescovo Testa Piccoloniini in Duomo (1483) e in Santa Caterina nel battistero (1487). Anche Giovanni da Stefano fu allievo del Federighi e scolpì in San Domenico il tabernacolo della cappella di Santa Caterina (1400); in Duomo, gli angeli che reggono ì candelabri nel tabernacolo del Vecchietta (1489) e il battistero iu Sant'Ansano.
   La serie degli scultori senesi del secolo XV si chiude con Giacomo Cozzarelli (1453-1515) che si approssima più di ogni altro a Benedetto da Majano e si distingue per grazia e morbidezza, come vedesi nelle sue opere seguenti, Porta-stendardo ni bronzo nel palazzo del Magnifico; mensole ai lati dell'aitar maggiore In Duomo; sepolcro di San Pandolfu nell'Osservanza, del vescovo Bettini in San Girolamo e altri lavori in