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l'arte Terza. — Italia Centrale
della Morte Nera o peste del 134S (SO,000 morti nel dominio di Siena) troncarono a mezzo le opere pubbliche, ma non lo sviluppo ulteriore delle libere istituzioni.
Quando l'imperatore Carlo IV giunse nel 1355 in Pisa, le autorità superiori di Siena, i suddetti Nove, lo riconobbero qual signore; ma il partito popolare e gli avversari dei Nove li espulsero e posero a capo della città I Dodici signori popolari, i quali dovevano risiedere nel palazzo Pubblico, e con essi dodici nobili (Il Collegio) ed un Consiglio civico di 250 popolani e 150 nobili col nome (li Consiglio Generale.
Nel 1368, quando l'imperatore Carlo IV si diresse a Siena, la costituzione era già alterata a profitto della nobiltà; ma gli avversari ottennero aiuti dall'imperatore sotto il coniando di Malatesta ; dopo una lotta sanguinosa la nobiltà fu espulsa e sotto il vicario imperiale -Malatesta governarono i Dodici (tre dei Nove, cinque del Popolo Minato e quattro dei Dodici). Appresso il popolo elesse quindici popolani quale Uffìzio dei Quindici e i torbidi continuarono.
Quando l'imperatore giunse in persona a Siena con 3000 cavalieri e, sotto l'apparenza di riconciliazione, fomentava segretamente l'ambizione dei Saliinbeni e dei Dodici che sforzavansi di riafferrare l'antico potere, chiese la consegna delle fortificazioni principali e la formazione di un nuovo esercito. Durante le trattative il cardinal di Bologna, legato apostolico, penetrò con molte truppe ili Siena. 1 Dodici e i Salimbeni approfittarono dell'occasione, percorsero con alte grida e strepito d'anni le vie della città, minacciando di morte i Nove, uffrettaronsi al palazzo e li cacciarono. L'imperatore usci dalla casa dei Salimbeni e si repù col suo seguito a palazzo in favore dei Dodici e dei Salimbeni. Le campane suonarono a stormo, il popolo accorse, espulse i Dodici dal palazzo, assali furiosamente le schiere del .Malatesta e quindi i cavalieri imperiali alla Croce del 'l'raraglio, abbattè le bandiere imperiali e costrinse Carlo IV con gran perdita de'suoi a ritirarsi nelle case dei Salimbeni e ad all'orzarvisi in sua propria difesa. Anche sulla piazza il popolo combattè vittoriosamente contro il Malatesta il (piale fu costretto a fuggir di celato dalla città. L'imperatore fu assediato e il capitano (lei popolo, Matteino di Sor Ventura da Mensona, ottenne che i Nove espulsi dal palazzo vi fossero reintegrati. Tal fu la line di questa memorabile insurrezione popolare in Siena.
L'imperatore, a cui nessuno osava recar alimenti, uscì protestando, con le lagrime agli occhi, di essere stato ingannato e conchiuse coi vincitori un trattato iu cui restituiva a Siena l'antica forma di governo e coneedevale ainpii privilegi a condizione (die gli fossero sborsati 20,000 boriili d'oro e die fosse riconosciuta la supremazia imperiale. Li lasciò al marchese di Monferrato il compito di riconciliare nobili o popolani. Le riforme si susseguirono sotto gli assalti dei Lanajnoli (Compagnia del Unirò) e della Compagnia del Popolo ; i Dodici e i Nobili riafferrarono il potere e cacciarono gli Artieri. Fu istituito un nuovo magistrato dei Signori Priori il quale diede una nuova posizione ai Nove, ai Dodici e ai informatori.
Nel 1300 Siena cadde in potere di Gian Galeazzo Visconti, conte di 17/7», duca di Milano, ma alla sua morte improvvisa i Dodici e i Salimbeni furono espulsi ila Siena e fu creato mi nuovo magistrato dei Dieci ed una Balia per dar mano alle riforme.
Durante le lotte successive per la costituzione della Repubblica in Siena verso la fine del secolo XV, Firenze aveva già acquistato la supremazia materiale e morale in Toscana. La nobiltà espulsa ed i ricchi, appoggiati da Firenze e dal re di Napoli, impailronironsi nel 11-87 di Sicura sotto Pamlollb Petrucci egli aristocratici riebbero il sopravvento. A capo del Piccolo Consìglio, o Balia, si pose lo stesso Petrucci, cittadino prepotente ma prode, dominando con un Consiglio di famiglia il gran Consiglio o Senato. Il suo governo assoluto fu favorevole ili sommo grado allo sviluppo e alla prosperità di Siena. Le arti e le scienze fiorirono; la città assunse più bell'aspetto; iutiere strade furono rettificate, rimossi ì tetti sporgenti. La nobiltà, tornata in auge, spiegò un gran fasto, i Piccolomini principalmente. Stimato e temuto dentro e fuori,