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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Grosseto
   i i 105
   Mandamento di ROGCASTRADA (comprende 2 Comuni, popol. 11,945 ab.). — Territorio per un terzo in pianura e pel rimanente su monti coperti di macchie di cerri, sugheri, lecci, quercie, scopo gigantesche, marruche, ecc , con selvaggina. Miniere di rame e di lignite a Montornarsi
   Roccastrada (7526 ah.). — Uno dei luoghi più floridi e salubri della Maremma : sorgo a 477 metri al sommo di alcuni colli con castello in vetta soprastante alle case, le quali stanno la più parte ili pendenza verso nord e est nel vallone del Gretano, influente nelFOmbrone senese, presso Paganico, mentre nel fianco ovest schiudesi la marina grossetana mediante il vallone (lolla Fossa che vuotasi nel fiume Bruna dinanzi al poggio di Montepescali, pochi chilometri prima che la Bruna si scarichi nel patitile di Castiglione della Pescaja.
   Delle quattro chioso la parrocchiale dei Ss. Macario, Nicolò e Fabiano esisteva già nel 1283 sotto papa Martino IV ed ai lati dell'altare del Rosario son due lapidi murate nel 1575 al tempo del granduca Francesco I. L'altra chiesa di San Quirico, con davanti la pubblica fontana, risale al 1294.
   Boschi, castagneti, pascoli, bestiame, granaglie, olio, vino di buona qualità ed assai ricercato. Fabbriche di laterizi e di olio d'ulivo, niolini idraulici e a vapore, locande, caffè, libreria e tipografia. Miniere di rame o di lignite.
   Cenni storici. — Del nome e dell'origine di Roccastrada, la più popolata della Maremma Grossetana, nulla si sa di certo tranne che nel 1203 apparteneva al conte Ihlebrandino del fu conte Bonifacio degli Aldobrandeschi, capo dei conti di Santafiora, il quale accolse in quell'anno nel suo castello di Roccastrada i fuorusciti ghibellini di Siena. Nel 1301 5 due conti Ihlebrandino Novello ed Enrico, fratelli del fu suddetto conte Ihlebrandino, coderono al Comune di Siena le giurisdizioni, diritti ed entrate che avevano sopra il castello, distretto e popolo di Roccastrada, alla qual cessione aderirono due anni dopo altri conti consorti.
   Di tal modo Roccastrada fu incorporata, al principio del secolo XIV, al contado senese. Non pertanto gli Aldobrandeschi fecero, nel 1310, un ultimo tentativo per ricuperar Roccastrada di modo che il governo di Siena deliberò nel 1317 di farne abbattere le mura castellane. D'allora in poi gli abitanti rimasero sottomessi costantemente alla Repubblica di Siena e quindi a quella di Montalcino, finché, con atto del 19 settembre 1559, si sottomisero a Cosimo I (lei Medici, duca e poscia granduca delle due suddette estinte repubbliche.
   Coli, elett. Grosseto — Dioc. Grosseto, Siena e Volterra — P2, T. e Str. ferr.
   Campagnatìco (4419 ab.). — Siede a 275 metri di altezza, al sommo di un poggio terziario, fra la strada grossetana a ovest e l'Ombrone senese che no lambisce la base ad est. Parrocchiale di San Giovanni Battista nel cui coro sono alcuni dipinti dell'antica scuola senese i quali, comecché guasti, attraggono l'attenzione. A circa l chilometro e mezzo dal poggio su cui sorge scorgonsi 1 ruderi della sua antica pieve. Ergonsi sul territorio di Campagnatico varie alture, fra cui monte Leone e monte Orsoio con castello e vi prosperano le viti, gli ulivi o varii alberi da frutta. In gran parte però è occupato da pascoli e folti boschi le cui legna riduconsi a carbone il quale, in un col bestiame grosso e minuto o l'affitto dei pascoli, forma il guadagno principale degli abitanti. Miniera dì antimonio in località detta La Selva.
   In una valle, incassata alla confluenza del Gretano nell'Oinbrone, giace Paganico, frazione di Canipagnatico, murata, quadrangolare,; con quattro porte, nella cui parrocchiale di San Michele è un Crocefisso in legno venerato sin dal secolo XIII e intorno ad esso dipinti di Taddeo di Bartolo. Paganico fu particolarmente favorito dai Senesi e nel 1640 contava ancora dopo cent'anni di decadenza 391 abitanti. Divenuto in seguito proprietà della famiglia Patrizi, dimorante in Roma, scadde ogni dì più ed il palazzo
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