Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena', Gustavo Strafforello

   

Pagina (96/249)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (96/249)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   oc
   l'arte Terza — Italia Centrale
   bislunga e la sua massima altezza sul mare è di 49S metri al poggio della Pagana. Sul monte granitico, che dal capo Fenario a nord va al capo Rosso a sud, giace, alla quota di 407 metri, il borgo fortificato Giglio (l'antico Igilium) con la chiesa parrocchiale di San Pietro. Il più degli abitanti dimorano in quel borgo ed una frazione detta Porto, alla falda orientale del suddetto monte in un semicircolo ov'è il profondo e discretamente aperto porto del Giglio con una seconda chiesa. A sud di questo porto e presso la punta del Castellare giaciono le antiche e riaperte celebri cave di granito. A ovest una valle detta valle Orfana separa il monte granitico da una penisola composta di calcare e scisto marnoso e forma, immergendosi alle due estremità nel mare, la Cala dell'Allume donde estraevasi allume in addietro, e a nord il maggior Golfo del Campese con alcuni casolari di pescatori ed un torrente che gli dà il nome. L'intiera isola è cinta di guardiole. L'industria degli abitanti, che sono ad un tempo agricoltori infaticabili ed esperti nocchieri, ha reso quest'isola sassosa, anticamente silvestre, uno de' luoghi più ridenti del mare Toscano; lo ha vestito pressoché per intiero di vigneti e frutteti che il dolce ambiente di una primavera quasi perpetua rende prodigiosamente feraci. Le due fortezze sul monte e al mare, ancora in buono stato, servono per il domicilio coatto.
   Cenni storici. — Giulio Cesare (De Bello Civili, lib. i, cap. 34) fa menzione dei marinari di Igilium (Giglio) coi quali Doniizio Enobarbo veleggiò a Marsiglia. Quando Rutilio Numanziano, cinqnecent'anni dopo, vide la vetta selvosa dell'isola, molti cittadini romani vi si erano rifugiati fuggendo dai Barbari che avevano invaso Roma.
   Secondo un documento non impugnato, Carlo Magno fece dono di Giglio e di Gian-nutri al convento delle Tre Fontane presso Roma. Gli abati del convento diedero le due isole, nel 1209, in feudo ai conti di Sovana, ina i Pisani non tardarono ad impadronirsi di quella del Giglio. 1 Fiorentini conquistarono l'isola nel 1302 ma la restituirono dopo due anni ai Pisani. Con la caduta ili Pisa tornò a Firenze ; ma nel 1447 fu occupata dalla squadra del re Alfonso di Napoli il quale nel 14GO fu indotto da papa Pio Ila cederla, in un con Castiglione della Pescaja, ad Antonio Piccolomini suo nipote. Nel 155S fu venduta da Donna Silvia Piccolomini a Donna Eleonora di Toledo moglie di Cosimo I, il quale vi stabilì una colonia di Greci.
   Francesco I aprì nell'isola una miniera di ferro che non recò alcun profitto e Ferdinando 111 fece rifare nel 17% con grave dispendio il molo o porto da Alessandro Nini. Per riconoscenza gli isolani gli fecero dono di dodici colonne granitiche già bell'e fatte sin dai tempi degli imperatori romani e rimaste nelle cave.
   Il 1S ottobre del 1799 una squadra di dodici legni corsari di Algeri sbarcò improvvisamente nell'isola del Giglio mettendola a sacco. Gli abitanti ebbero però tempo di ricoverarsi nella montagna e dopo due giorni d'assedio respinsero, con una vigorosa sortita, i corsari sui loro legni.
   Coli, elett. Grosseto — Dioc. Ss. Vincenzo ed Anastasio alle Tre Fontane nel Comune di Roma
   PJ, T. e Scalo marittimo.
   Altre isole dell'Arcipelago Toscano.
   1. Giannutoi ( Artemisia presso i Greci e Diauium presso i Romani), una delle isole dell'arcipelago Toscano nella provincia e circondario di Grosseto, a sud di monte Argentare e a 1S chilometri da quella del Giglio, ha una superficie di 2.G2 chilometri quadrati. È in forma di cratere squarciato o di mezzaluna, bassa, piana e calcarea ed ebbe il nome greco di Artemisia appunto per la sua forma seniilunare, di cui l'uii corno ha nome punta del Cannone e punta del Capei Posso; l'altro corno è vòlto a sud, mentre il vuoto in mezzo è formato dal golfo dello Spalmatoti che può accogliere le più grosse navi ed offre tre luoghi di sbarco: la cala dello Spalmatore, la cala del Lino e la cala del Volo di Notte. La sua massima altezza è di 93 metri al poggio di Capei Rosso.