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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Arezzo - Grosseto - Siena
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 212

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Provincia tli Grosseto
   83
   in altre regioni (Pseudo Artst., De Mirrò., 95). Quando nel 205 av. C. Scipione apprestava la sua squadra per l'Africa e le città etnische recavangli il loro contributo volontario, Populonia gli fornì il ferro (Liv., xxviu, 45). E questa la prima occasione in cui il suo nome è mentovato nell'istoria; pochi anni appresso (202 av. C.) noi^ leggiamo che il console Claudio Nerone, viaggiando alla volta della Sardegna, si rifugiò con la sua squadra nel porto di Populonia per porsi in salvo da una tempesta (Liv., xxx, 39).
   Altra menzione non occorre nelle storie; ma noi apprendiamo da Strabone (v, p. 233) ch'essa sostenne contemporaneamente a Volterra un assedio di Siila; sembra non si riavesse più da quel danno, dacché, al tempo di quel geografo, essa era già quasi devastata, non vi rimanendo più che i templi e poche case. Il porto però era sempre frequentato, ed una città era surta intorno ad esso appiè del colle.
   Il nome di Populonia. è sempre ricordato come di città esistente da tutti gli altri geografi: Tolomeo specialmente fa menzione della città e del promontorio; ma è questa l'ultima testimonianza della sua esistenza, e, prima del termine dell'Impero di Occidente, essa era in rovina compiuta. E descritta da Rutilio al principio del quinto secolo come intieramente desolata, non rimanendovi che frammenti delle sue mura massiccie e le cadenti rovine di altri edifizi. Gregorio Magno altresì la descrive verso la fine del sesto secolo come in uno stato di compiuta decadenza quantunque con sede episcopale, trasferita poi, come vedremo, a Massa Marittima: e ai tempi di Fazio degli Uberti (sec. XIV) era quasi cancellata dal libro del mondo.
   .....Populonia
   Che appena pare, tanto è mal condutta ;
   ma in un periodo posteriore del medioevo un castello feudale fu eretto sul luogo con poche case adiacenti e tuttora col nome di Populonia. Quantunque poverissima di abitanti, ebbe più visite dei pirati Barbareschi, cosicché ì principi Appiano di Piombino fecero costruire sull'orlo del suo promontorio una torre, cingendo di mura il piccolo villaggio con una porta che chiudevasi di notte.
   Gli unici avanzi della città etrusca (eccetto poche tombe senza importanza) sono quelli delle antiche mura, che si possono rintracciare per l'intiero circuito il quale era di circa 3 chilometri ed irregolare giusta le esigenze del terreno. Le mura sono composte di rozzi massi disposti, come quelli di Volterra, in strati orizzontali ma con poca regolarità; non sono però così giganteschi come quelli di Volterra, Fiesole e Cortona. Entro il loro circuito trovavansi, non ha ancora molti anni, alcune camere a volta erroneamente credute appartenenti ad un anfiteatro, un pavimento in mosaico ed alcuni serbatoi d'acqua, il tutto evidentemente opera romana (Dennis, Etruria, voi. u, pag. 236-238).
   Populonia era la sola città dell'Etruria che avesse una moneta argentea sua propria, di stile particolarissimo, con da un lato una Gorgona o maschera e dall'altro niente. Le monete di rame recano il nome etrusco Puplunci (1).
   VI. — Volci, Vulci o Volsci.
   Della necropoli di Volci già fu dato un cenno nel circondario di Civitavecchia, trovandosi essa in provincia di Pioma. Volci, presso Ponte alla Badia, è un'altra antica città dell'Etruria, situata nella pianura sulla sponda destra del fiume Fiora (Armino) a circa 13 chilometri dalla foce. Poco si legge di essa nell'istoria. Il suo nome è citato
   (1) Leandro Alberti descrisse le rovine di Populonia quali erano nel secolo XV e Giovanni Targioni Tozzetti quali erano dopo la metà del secolo XVIII. Al principio del secolo nostro il naturalista Giorgio Santi consacrò alla descrizione di Populonia un capitolo del suo terzo viaggio in Maremma; e per ultimo il chiaro archeologo Domenico Sestini pubblicò nel 1812 l'illustrazione di un vaso di vetro istoriato scoperto in un sepolcreto presso Populonia sfortunatamente distrutto.