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l'arte Terza — Italia Centrale
in segno di onorificenza, molte fiaccole, davanti alla sua casa, di cui lo spazio è ora occupato dallo spedale di San Giovanni di Dio, coli'iscrizione: Oh repertam Americani sui et patriac nominis illustratori amplificatori orhis ter rara m. Sei anni dopo Raffaello dipingeva in Firenze.
Sotto il gonfaloniere Pietro Sederini, eletto a vita, Firenze si trovò a dure strette. La guerra con Fisa, comecché terminata felicemente nel 1500, aveva esauste le forze della Repubblica, la quale non potè più opporre valida resistenza all'avanzarsi di Cesare Borgia in Romagna e la reazione medicea trovò il terreno favorevole. Dopo dieci anni d'esigilo, Pietro de' Medici era morto miseramente, nel 1503, annegato nel Garigliano; e Soderini si vide costretto ad abdicare nel 1512, quando le schiere papali ebbero sconfitti, a Prato, i Fiorentini.
Giuliano de' Medici, fratello minore di Pietro, ricuperò il governo ma per lasciarlo poi tosto nel 1513. Salì allora nel medesimo anno al trono pontificio il cardinale Giovanni de' Medici, famosissimo sotto il nome di Leone X. Lorenzo II rie' Medici, figlio di Pietro, nato il 13 settembre 1192, fu dal suo zio Leone X creato duca d'Urbino dopo la espulsione del duca regnante della casa di Montefeltro ; egli ammogliossi nel 1518 con una principessa francese della casa La Tour d'Auvergne e morì il 1 inaggio 1519 lasciando una figliuola, che divenne poi la celebre Caterina de' Medici, regina di Francia.
Dopo la morte di Lorenzo II, l'unico discendente legittimo della famiglia medicea, fondata da Cosimo il Vecchio, era Leone X. Ma eranvi inoltre alcuni rampolli illegittimi, fra cui Giulio, figliuolo di Giuliano I l'assassinato, come vedemmo, nel 1478, nella congiura de' Pazzi : a Giulio, che divenne poi papa (1523) sotto il nome di Clemente VII. venne da Leone X affidato il governo di Firenze. Figliuolo illegittimo di Giuliano II fu Ippolito de' Medici (nato nel 1509), il quale fu fatto cardinale da Clemente VII, ma avvelenato nel 1535 da suo cugino Alessandro, figliuolo spurio di Lorenzo IL
La repubblica fiorentina ebbe fine col principato ereditario di questo Alessandro de'Medici; giacche l'insurrezione del 1527 contro i Medici e la strenua difesa per ben undici mesi della città contro l'esercito imperiale di 18,000 uomini — difesa narrata stupendamente dal Guerrazzi nell'Asserto dì Firenze — ebbe fine, il 12 agosto 1530, con la perdita compiuta della libertà repubblicana di Firenze.
Il 29 luglio 1531 l'inviato imperiale lesse alla Signoria il decreto che nominava Alessandro duca ereditario di Firenze, sotto l'alta sovranità dell'imperatore. Alessandro si circondò di una guardia del corpo di 1000 uomini; costruì, nel 1534, una nuova cittadella, disarmò i cittadini per tiranneggiarli e la diede per mezzo ad ogni vizio, finche fu assassinato, il 5 gennaio 1537, da suo cugino Lorenzino che incontrò poi la medesima sorte, nel 1517, in Venezia ov'erasi ricoverato. Lorenzino discendeva in quarta generazione da Lorenzo, fratello di Cosimo il Vecchio; e dal medesimo Lorenzo discendeva anche il celebre Giovanni delle Bande Nere, il quale cadde nel 1526 in battaglia contro gli Imperiali.
11 figlio di questo, Cosimo I, nato l'il giugno 1519, fu dal Senato proclamato (il 9 gennaio 1537) Duca di Firenze e confermato dall'imperatore. Nel 1555 conquistò Siena; costruì parecchie fortezze e spense i nemici ereditari della sua casata, gli Strozzi. Il commercio, abbandonato dalla linea primaria dei Medici, fu da lui dichiarato di bel nuovo monopolio governativo ; e, per proteggerlo in Levante, contro i Turchi, fondò l'ordine di Santo Stefano. Firudito egli stesso, nella chimica principalmente, si circondò degli uomini più preclari dei tempi suoi (Vasari, Benvenuto Cellini, Vettori, Varchi, Paolo Giovio, ecc.), fondò l'Accademia di Firenze, ampliò la raccolta delle statue di Lorenzo il Magnifico, raccolse antichità e quadri, rinnovò l'Università di Pisa, favori quelle di Firenze e di Siena ed aprì una scuola di disegno.
Nel 1561 Cosimo I cedò il governo al suo primogenito Francesco, conservando però il titolo, il potere supremo ed una gran parte delle entrate. Nel 1569 Pio V gli diede il