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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Firenze — Cenni storici
   -299
   processioualmente le vie della città cantando inni sacri del Savonarola e di Girolamo Beni vieni come il seguente:
   Non fu mai '1 più bel sollazzo, Più giocondo nò maggiore, Di Gesù diventar pazzo ! Ognun grilli com'io grido Sempre pazzo, pazzo, pazzo!
   Molti vestivano l'abito domenicano e ricchi figliuoli delle primarie famiglie entravano come novizii in San Marco. \ fianco degli affiliali governativi stavano i Lustratori, i Limosinieri, i Moralisti, che toglievano dalle case le carte da giuoco, gli strumenti musicali, i libri profani, ecc. L'ultimo dì di carnovale del 1497, avendo tentato gli Arrabbiali, avversa rii del Savonarola, rimettere in vigore le feste e x divertimenti carnevaleschi, i Piagnoni, seguaci del frate, invasero le case asportandone le vanità, o gli anatema, come li chiamavano, vale a dire libri, disegni, quadri, vesti pompose, specchi, veli, profumi, arpe, liuti, manoscritti miniati, ecc., di cui composero una piramide larga 120 braccia e alta 30 in piazza della Signoria e vi appiccarono fuoco cantando laudi spirituali, al suon delle campane e delle, trombe.
   In quel rogo colossale furono arsi tanti volumi del Boccaccio che un'edizione compiuta divenne una rarità. Di un mercante veneziano che aveva offerto 22,000 scudi d'oro per quei tesori artistici accatastati fu abbruciata l'effigie insieme ad essi. Narra il Vasari che in quel giorno perì fra le fiamme un gran numero di pitture e scolture dei più valenti maestri sol perchè presentavano qualche nudità.
   Ma i veri antichi Fiorentini erano stanchi oramai di quel regime teocratico-fratesco e anche papa Alessandro VI aveva preso in uggia il frate che aveva chiamato la sua Corte la Babele romana. Fi lo scomunicò; un francescano lo assalì come eretico e falso profeta e lo sfidò alla prova del fuoco, o giudizio di Dio. A codesta prova si offrì pronto il domenicano Domenico da Pesci a. un fanatico del Savonarola. La Signoria assentì e il 7 aprile (domenica delle Palme) il francescano e il domenicano dovevano attraversare il rogo ardente. Già sotto la loggia dei Lanzi stavano seduti a sinistra i Domenicani e a destra i Francescani, quando nel palazzo della Signoria nacque contesa se il domenicano dovesse portare con sè a traverso il fuoco il Crocefisso o l'Ostia consecrata; lo spettacolo fu sospeso ed una pioggia dirotta pose fine improvvisamente alla tragicommedia.
   Il Savonarola perdè l'aureola; i suoi avversari assalirono il convento di San Marco, lo presero e lo sottoposero per ben sette volte alla tortura affinchè si ritrattasse e confessasse che: non la divina rivelazione, sì l'umana ambizione lo aveva spinto a spacciarsi profeta. Negli ultimi giorni della sua vita pare riconoscesse le proprie illusioni, ma morì santamente. Il dì dell'Ascensione del 1498 fu impiccato con fra Domenico da Poscia e fra Silvestro Marutti in piazza della Signoria, quale erotico, scismatico, persecutore della Santa Chiesa e seduttore del popolo e i cadaveri furono dati alle fiamme. Domenicani e Gesuiti ne propugnarono la beatificazione. Grande è il numero dei libri italiani e stranieri pubblicati intorno al Savonarola, fra i quali primeggia quello di Pasquale Villari. Un sommo poeta tedesco, Nicolò Lenau, compose un poema sopra di lui, e nel 1875 Ferrara, sua patria, gl'innalzò una statua, come ne fu posta un'altra nella sala dei Cinquecento da lui fatta costruire in palazzo Vecchio. LTna raccolta delle opere ascetiche e filosofiche del Savonarola fu pubblicata nel 1033-40 in G volutili a Lione.
   Un anno prima Amerigo Vespucc.i, fiorentino, da cui e.bbe nome l'America, aveva esplorato la costa del Venezuela. Nel 1490 egli erasi partito in età di 40 anni da Firenze per porre dimora in Siviglia, ove entrò in una Banca italiana apparecchiandosi al suo viaggio. Ma non fu lui, bensì un erudito lorenese (Ihjlaeomylus, ossia Martino WaldseeniiiUer) che applicò il suo nome all'America, a cui è poi sempre rimasto. Quando, nel 1497, giunse nuova in Firenze della scoperta del V espucci, la Signoria fece accendere per tre notti,