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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JG
   l'arte Terza — Italia Centrale
   mentre i suoi alleati mancavano ai loro obblighi, deliberò recarsi ili celato dal suo nemico, il re di Napoli, per allearselo, ovvero, consegnando se stesso, salvarla Repubblica. Ei riuscì a volger quel re in favor di Firenze e conchiuse con lui una pace separata, a dir vero non molto onorifica. Vidi pr&esentia femani, come dice il Valori.
   In quel mezzo il Papa e gli altri principi d'Italia si videro costretti a cessare gli intestini dissidii per lo sbarco improvviso dei Turchi in Otranto. Ciò tornò a sì gran vantaggio di Firenze che Lorenzo stesso fu accusato di aver incitato il Sultano ad invadere le Puglie. Un'ambasciata della Signoria andò a Roma il li dicembre del 1480; Sisto IV prosciolse solennemente Firenze dalle censure ecclesiastiche a condizione che essa allestisse a proprie spese 15 galee per la guerra contro i Turchi.
   Lorenzo rivolse quindi i suoi sforzi al ristabilimento dell'equilibrio fra i tanti Stati disformi italiani per assicurare la pace. Nell'interno un Consiglio di 70 cittadini, eletti, sotto la sua influenza, da una nuova Balìa, dirigeva gli affari pubblici. Codesto Consiglio integra vili da se stesso e i membri altera a van si di sei in sei mesi; si formò cosi una corporazione la quale, eleggendo anche la Signoria, dominava con essa anche lo Stato; essa sceglieva fra' suoi membri gli Otto di pratica per la direzione delle faccende politiche e militari e i Dodici pel credito pubblico e la giurisdizione.
   Il partito di Lorenzo che componeva il suddetto Consiglio, lo innalzò vieppiù sempre ad una posizione principesca e lo splendor di Firenze pareva irradiasse da lui coinè da un foco centrale. Lo sorreggeva inoltre il suo meraviglioso acume politico negli affari esteri, superiore a quello di tutti gli altri principi d'Italia. Gli inviati delle varie Corti pigliavano istruzioni da lui.
   L'imperatore Federico III ordinò al suo ambasciatore di procacciarsi il favore di Lorenzo; il re Giovanni li di Portogallo, Mattia Corvino re d'Ungheria e conquistatore di Vienna, tentarono di gratificarselo; quando Luigi XI, re di Francia, mandò un'ambasciata a Firenze per apprendere se poteva fare assegnamento sull'aiuto di Lorenzo: questi, quantunque sapesse che il mercato francese era il luogo principale delle sue operazioni finanziarie e commerciali, stimò bene di ritirarsi per non esser costretto a dare una risposta negativa. Persino il Sultano d'Egitto entrò iu relazioni amichevoli con luì per aver già Firenze un commercio importante iu Levante, e gli inviò ili dono una giraffa e altre fiere.
   Il commercio era in gran fiore; dopo di aver acquistato nel 1421 dai Genovesi il porto di Livorno, Firenze aveva costruito una marina mercantile sua propria, la quale frequentava ì porti della Morea, Costantinopoli, il Mar Nero, l'Asia Minore, Alessandria, Tunisi, la Spagna, la Francia, l'Inghilterra e le Fiandre. Sino al 1580 tutte le galee appartennero allo Stato che le dava come dire in prestito ai mercanti contro pagamento.
   Firenze era all'apice del benessere, la popolazione andava crescendo, la sicurezza era grande e l'agricoltura in gran fiore. Essa era ogni di più il ritrovo dei dotti e degli artisti. Nel 1471 aveva già il suo proprio stampatore, il Cennini. Floridissimo era lo studio della lingua greca a cui presiedeva Argiropolo, di Costantinopoli e fra suoi uditori era anche il celebre umanista tedesco, precursore della Riforma, Reuclilin. I dotti avevano allora, per la loro conoscenza delle lingue, molta ingerenza nelle transazioni politiche : la fama letteraria procacciava ricchezze e le conversazioni scientifiche eran di moda. Persino le donne erano versate in filologia e spesso si celebrava la decima Musa.
   Lorenzo, ammaestrato da Landino, Filelfo, Fieino, Lorenzo Valla, amico di Pico della Mirandola, del Poliziano e del Sannazzaro, nutrito di filosofia platonica, gareggiava anche in poesia co' suoi amici. Le sue canzoni, ballate e sonetti lo pongono a fianco dei poeti illustri. 11 suo GG° sonetto: 0 chiara stella che co'raggi tuoi, ecc. va ancora annoverato fra i migliori. Poeti ed artisti gareggiavano nel lodarlo qual mecenate, primo fra tutti Angelo Poliziano (Ambrogini da Montepulciano), educatore