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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Fìreuze — Cenni storici
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   studiava allora in Pisa; Girolamo lo chiamò a Firenze nella villa Pazzi per servirsene come strumento.
   Per luogo dell'assassinio — invece della già prefissa villa dei Medici perchè Giuliano 11011 vi comparve a pranzo — fu scelta la chiesa di Santa Reparata il tempo della messa, e fu fermata come segnale della strage l'elevazione dell'ostia. L'arcivescovo doveva impadronirsi del palazzo della Signoria ; Jacopo de' Pazzi fare insorgere il popolo al grillo di libertà; Francesco de'Pazzi e 1111 Bandini ammazzar Giuliano; M011-tesecco, il condottiero di Riario, doveva uccidere Lorenzo, ma siccome egli ricusavasi a macchiar di sangue il luogo sacro, incaricaronsi dell'assassinio due preti, Antonio Malici da \ olterra e Stefano di Paglione, pievano di Monteniurlo < assuefatti ai luoghi sacri e perciò senza scrupoli ».
   Il 2(3 aprile, festa dell' Vsceiisione, il cardinal Raffaello entrò con seguito in città, si vestì nella Casa Medicea e nello scender le scale, incontrò Lorenzo che aveva già sentito messa, ma tornò col cardinale in duomo. Già erano incominciati i sacn canti con la messa e Giuliano ancora mancava. 1 due preti Maffei e Buglione andarono a prenderlo ed accertaronsi che non aveva sotto maglia di ferro o corazza.
   Giuliano entrò in coro, Lorenzo ne rimase fuori e i congiurati appostaronsi dietro ad essi. Le campane squillarono, il sacerdote alzò l'ostia e il popolo si prosternò; Bandini trapassò con la spada Giuliano il quale fece due passi e cadde; gli fu sopra Francesco de' Pazzi e lo colpì con tale una furia che inferse a sè stesso una ferita profonda.
   Non così destri furono i due preti assassini : il colpo del Maffei, invece che nella gola, colse nella nuca Lorenzo, il quale si strappò pronta niente il mantello, se lo avvolse al braccio, afferrò con la destra il proprio pugnale e balzò nel coro con Bandini alle calcagna ; ma i difensori di Lorenzo corsero con lui alla nuova sagrestia e il poeta Angelo Poliziano ne chiuse le porte di bronzo ; il tumulto era sì grande che i fedeli fuggirono in massa credendo rovinasse il duomo.
   Fuori avanzavasi Jacopo de' Pazzi con 100 uomini chiamando il popolo a libertà, ina questo si levò invece a favore dei Medici. Nel tumulto furono impiccati alle finestre del palazzo della Signoria l'arcivescovo di Pisa, Francesco de' Pazzi, ed altri ancora. Una schiera di giovani fiorentini si tolse in mezzo Lorenzo e lo ricondusse nel suo palazzo. Il popolo percorse le vie di Firenze gridando: Vivano le Palle e muoiano i traditori!
   I due preti furono scoperti nella Badia e fatti a pezzi; Montesecco decapitato; Bandini fuggì a Costantinopoli, ma fu consegnato e impiccato. 11 cardinal Riario, che protestavasi innocente, era stato preso all'altare ed imprigionato; ma, non potendosi accertare la sua complicità, fu posto in libertà, rimanendone però atterrito per tutta quanta la sua vita. Il cadavere di Giuliano fu seppellito con gran pompa in S. Lorenzo. ( iiovine di 22 anni lasciò un figliuol naturale che divenne poi papa Clemente VII. Lorenzo sali più in alto di prima.
   Ala il papa, sdegnatissinio per l'impiccagione dell'arcivescovo di Pisa e per l'incarcerazione del suo nipote, sequestrò tutto quello che i Medici avevano in Roma, fece arrestare tutti ì Fiorentini che trovavansi sul territorio pontificio, e pronunciò l'interdetto sopra Firenze se non cacciava i Medici entro un mese; Lorenzo fu da lui qualificato nella Bolla del 1° giugno 1478: Iniquità Ha filius et perditionis ulumnm! Con Napoli e Siena strinse una lega contro Firenze, la quale costrìnse però i sacerdoti a celebrare gli uffizi divini e se ne appellò al futuro Concilio. Venezia, Milano, Ferrara e Luigi XI di Francia stavano in favor suo.
   Quando però Firenze, sotto Ercole d'Este, si alleò con Milano, Lodovico il Moro si impadronì della reggenza di Milano e si accordò con Napoli, il cui re Ferrante era uno dei nemici principali di Lorenzo. Firenze versava in pericolo gravissimo. Lorenzo, quando vide esser impossibile alla città difendersi da sola contro avversarli così potenti,