2'JG l'arte Terza — Italia Centrale
Al pubblico benessere dedicò grosse somme dai tesori accumulati dalle sue Case bancarie ili tutte le città commerciali d'Europa. Lo splendore della Casa, le cui entrate dalle banche, dai commerci, dai possessi territoriali e dai fìtti permettevano grandi spese, fu sfoggiato anche in faccia agli stranieri da Lorenzo, soprannominato perciò il Magnìfico. Quando nel 1471 il duca Galeazzo Sforza di Milano andò a trovarlo in Firenze con un seguito di 2000 cavalieri, 500 mute di cani e 50 staffieri e paggi in seta e argento, ei si rimase confuso ed umiliato all'aspetto della pompa assai maggiore di Casa Medici, principalmente dal cumulo di opere, d'arte antiche e moderne.
Dal 1434 al 1471 i Medici spesero in beneficenze ed elemosine, in costruzioni pubbliche e in imposte la somma inaudita a que' tempi di 603,755 fiorini d'oro, equivalenti a 20 milioni di lire.
All'assunzione alla S. Sede di Sisto IV, Lorenzo fu uno de' sei inviati in Roma, e come egli vi aveva un banco di prestiti, il papa lo nominò tesoriere della S. Sede. Ma, poco dopo il suo ritorno, nacque una vertenza per la parte che avevano i Fiorentini nelle miniere di allume in Volterra. Quando, presa la città insorta, i soldati fiorentini, contro il volere dei comandanti, la posero a sacco, Lorenzo accorse in persona a soccorrere gli abitanti.
In quel tempo (1472) egli riapri l'università di Pisa, restando allo Studio fiorentino solo le facoltà di teologia. Negli ozi campestri compose, quale amante della natura, poesie pastorali, fra le altre quella leggiadra:
Io non so qual divizie
O quali onor sien più soavi e dolci Che questi, fuor delle ci vii malizie.
Il vecchio re di Danimarca, che visitò, nel 1474, Firenze, ebbe a dire che i veri tesori di Lorenzo erano le sue ricche e belle collezioni scientifiche ed artistiche.
Ma il destino gli apparecchiava un colpo non men grave che inaspettato. A Milano, il precitato duca Galeazzo Sforza, libertino ignobile e feroce, era stato assassinato (1476) a 32 anni davanti Santo Stefano; a Firenze una sorte consimile apprestavasi ai Medici, nella famosa Congiura de' Pazzi (1478).
Roma, ove l'antica, nobile e ricca famiglia fiorentina dei Pazzi aveva una banca presso Ponte Sant'Angelo, par fosse molto addentro in questa congiura. Il papa stesso, prima favorevole ai Medici, poi uno dei loro principali avversarli per aver contrariato i suoi disegni, desiderava un rivolgimento politico ed una mutazione dinastica in Firenze. Sisto IV aveva indarno tentato di romper la lega fra Milano, Firenze e Venezia contro Roma e Napoli ; oltre di ciò Lorenzo aveva frapposto ostacolo all'allargarsi dello Stato pontificio in Romagna, e le sue relazioni col Papa divennero così difficili che questi tolse ai Medici e trasferì ai Pazzi gli affari pecuniari della curia.
I Pazzi erano in istretta parentela coi Medici, ma nimicavansi per concorrenza politica ed invidia commerciale. Sopra di essi faceva perciò assegnamento il capo della congiura, il nipote del papa, Girolamo Riario, il quale, non ostante l'opposizione di Lorenzo, era stato creato conte d'Imola ed aveva comperato la contea per mezzo delle anticipazioni dei Pazzi.
Riario doveva muovere con truppe contro Firenze e il figliuolo del re di Napoli avanzarsi nella Toscana. Anche il Salviati, arcivescovo di Pisa, di cui i Medici avevano contrariato l'elezione, prese parte all'organizzazione della congiura. Giovali Battista da Montesecco, capitano al servizio del Riario, doveva mandare ad effetto il disegno dell'assassinio. Si aspettava che le famiglie Pazzi e Salviati fossero divenute così influenti che, uccisi i Medici, mezza Firenze si schierasse dalla lor parte. Il papa approvava l'allontanamento dei Medici ma senza spargimento di sangue.
Nell'aprile del 1478 l'arcivescovo comparve in Firenze ed ogni cosa fu combinata iu casa Pazzi. Un nipote del Riario, il cardinale diacono diciasettenne Raffaello Sansoni,