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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arto 'l'orza Italia Centrale
   Nell'interno la parte democratica tentò rinforzarsi La riforma compiuta nel 1293, al tempo della preponderanza assoluta del Guelfisnio, fu radicale. Ne fu promotore Giano della Leila, popolano di uobil sangue, ma amico della libertà cittadina. Egli incoraggiò i C'api delle Arti a spronar l'elemento popolare. Un Gonfaloniere tli Giustizia, che doveva difendere i diritti del popolo, ottenne, come i Priori, uu alloggio pel suo ufficio ; prima 1000, poi 2000 cittadini armati stavano a' suoi comandi; l'esercizio effettivo di un'arte o di un mestiere dava solo il diritto di prender parte al governo; tutti i Nobili furono esclusi dal Priorato. Per l'ufficio di Gonfaloniere era necessaria l'età di 45 anni e eli 30 per quella di Priore e per soli due mesi. Queste Ordinanze di giustizia determinavano in pari tempo la procedura contro i Nobili. Imposte leggiere e benessere avvaloravano la fiducia in questo nuovo ordinamento politico.
   Nel 1293 fu conchiusa la pace con Pisa, con la mira segreta di spogliare i Nobili anche del potere militare. Un tentativo successivo di questi per ricuperar con la forza i primitivi diritti trovò il popolo in armi per impedirlo.
   Nel 1298, dopo che la Signoria ebbe tenute in prima le sue adunanze nella Radia (dirimpetto al palazzo del Podestà), per maggior magnificenza e più sicurtà de' Signori fu edificato palazzo Vecchio con la piazza, atterrando le case già degli liberti; anche le carceri pubbliche ed altri edilizi furono in pochi anni compiuti. Nella Signoria era ora concentrato il supremo potere legislativo ed esecutivo. Stavanle allato i Gonfalonieri delle Compagnie della milizia col Capitano del Popolo a cui si aggiunse, 11011312,11 Magistrato dei dodici Buonuoinini.
   Dice il Machiavelli nel secondo libro delle Istorie Fiorentine: < Nò mai fu la città nostra in maggiore e più felice stato che in questi tempi, sendo di uomini, di ricchezze e di riputazione ripiena; i cittadini atti alle armi a trenta mila e quelli del suo contado a settanta mila aggiungevano; tutta la Toscana, parte come soggetta, parte come amica, le ubbidiva. E benché intra ì nobili e il popolo fosse alcuna indignazione e sospetto, nondimeno non facevano alcuno maligno effetto, ma unitamente ed in pace ciascuno si viveva >.
   Le famiglie nobili men doviziose attesero ora anch'esse alle industrie e ai commerci e formarono nelle Arti del Popolo Grasso, la nobiltà propria della città. Primeggiavano fra esse i Mancini, gli Altoviti, i Pernzzi, i Magalotti, gli Acciainoli, i Cerretani, ecc., mentre l'antica nobiltà, i Grandi, non avevano più alcuna ingerenza nel governo. Il quale era ora nelle mani del medio ceto componente le grandi Arti; il popolo minuto che non era ascritto nelle Arti e non pagava imposte dirette non esercitava alcun diritto politico.
   < La città (prosegue il Machiavelli) era in termine che la non temeva più l'Imperio, ne i suoi fuoriusciti, ed a tutti gli Stati d'Italia avrebbe potuto con le sue forze rispondere. Quel male pertanto che dalle forze di fuori non le poteva esser fatto quelle di dentro le feciono >.
   Contese fra la potente arricchita famiglia dei Cerchi e la nobile, ma impoverita, dei Donati, avevano già alcuni anni addietro trapiantato in Firenze i famosi nomi di parte Bianchì e Neri, surti in Pistoia per avere i Cerchi prestato il loro appoggio ai Bianchi ghibellini. I Bianchi appoggiavansi alle famiglie nobili ghibelline e ai popolani poveri ; i Neri ai popolani ricchi e alla nobiltà guelfa. Tumulti e zuffe per le \ ie funestavano quasi cotidianamente Firenze. Ora i capi dei Neri, ora sbandivansi i capi dei Bianchi.
   Dante prese parte a codeste lotte ed a sò stesso vuoisi alludesse iu quei versi del canto xxx del Purgatorio:
   E volse i passi suoi per via non vera, Immagini di ben seguendo false, Glie nulla proniission rendono intera.