Firenze — Cenni storici
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eglino si rivolsero a Bologna e a Parma, offrirono al papa il loro aiuto contro Manfredi ed ebbero da lui il vessillo guelfo.
Quando Manfredi fu spogliato del regno e della vita da Carlo d'Angiò, crebbe siffattamente in Firenze la potenza dei Guelfi che il regio vicario Guido Novello — della stirpe degli antichi conti palatini di Toscana — il quale aveva assunto l'ufficio di Podestà, si accostò al partito popolare ed aderì alla richiesta di una nuova costituzione popolare.
Furono scelti trentasei Popolani, ì quali, in nn con due Cavalieri di Bologna, stabilirono il nuovo ordinamento; il precedente del 12ò0 era stato soverchiamente militare, ed ora volevasi dare una forma più salda ed una maggiore rappresentanza all'elemento borghese. La città fu divisa in Arti e ad ogni Arte fu assegnato un Console risponsabile, un Capitano ed una Bandiera speciale.
Le Arti ch'erano dodici in origine — sette maggiori (denominate il Popolo Grasso) e cinque minori (il Popolo Minuto)— crebbero sino a ventilila; la nobiltà stessa, se volle partecipare al governo della cosa pubblica, fu costretta ad inscriversi in un'Arte. Ma quando Guido Novello non si vide appoggiato, nelle sue aspirazioni al potere e nelle sue proposte di balzelli, dal libero elemento popolare, e tentò ritogliere, per mezzo dei Ghibellini, la supremazia al popolo, fu espulso in una sommossa. Il ritorno dei Guelfi riaccese gli odii sì che essi, all'annunzio dell'arrivo di Corradino per pigliar possesso del reame di Napoli, invocarono l'aiuto di Carlo d'Angiò, prima del cui arrivo ì Ghibellini emigrarono dalla città.
I Guelfi introdussero allora una nuova costituzione eleggendo dodici Buonuowitù per due mesi, un Consiglio di ottanta cittadini, detto la Credenza e centottauta Popolani, trenta per ciascuna regione. Tutte le autorità costituirono il Consiglio Generale. Per la distribuzione degli impieghi e la seconda deliberazione fu istituito un Consiglio speciale di centoventi fra Popolani e Nobili e ftì conservata l'organizzazione delle Arti.
II Papa nominò Carlo d'Angiò Vicario di Toscana. Ibeni dei Ghibellini fuggiaschi furono incamerati e la parte guelfa si costituì sotto capi speciali. Indarno Gregorio X, durante la sua dimora in Firenze, fece tentativi di riconciliazione, indarno scagliò rinterdetto, tolto da Innocenzo V; persino il ritorno dei Ghibellini richiamati dal popolo sdegnato per l'alterigia dei Guelfi non valse ad infrangere la loro oltrapotenza, avendo il papa francese Martino restituito, nel 1282, il potere a Carlo d'Angiò.
Le Arti frattanto eran venute acquistando vieppiù sempre in forza e potenza. Esse si elessero liberamente i loro Priori chi ila 3 salirono a volte sino a 12 ed integrarono la loro organizzazione assegnando al Popolo Grasso i banchieri e cambiavalute, 1 pannaiuoli, i pellicciai, i medici, i giuristi, i setaiuoli, i lanaiuoli, i beccai, i calzolai, gli scalpellini, i falegnami, ì fabbri; e al Popolo Minuto i mestieri di bassa mano.
Le primitive adunanze consigliali erano state convocate nelle Chiese; al nuovo Consiglio fu ora dato un palazzo e i nomi dì Signori ai Priori e di Signoria al Consiglio. Di tal modo le maestranze, partecipando agli affari pubblici, recavansi a poco a poco nelle inani il potere.
11 terzo ampliamento di Firenze mediante una nuova cinta di mura avvenne in quel tempo (1285). I Popolani, arricchiti dall'industria e dal commercio, aspirarono anehe essi alla prestanza cavalleresca e sfoggiarono nelle armi, nelle feste, nelle raffinatezze socievoli e nel culto delle belle arti, cotalchò Firenze divenne, sin da quei tempi remoti, la sede delle Muse. Giotto, il restauratore fiorentino dell'arte, nacque nel 1276.
Quando Arezzo rovesciò il suo governo democratico, i Popolani fiorentini, per prevenire un fatto consimile in Firenze, si avanzarono fin sotto le mura di quella città. Anche Dante Alighieri, ascritto nell'Arte dei medici, combattè allora nelle schiere dei Guelfi — a cui apparteneva la sua famiglia — nella battaglia sanguinosa dì Campaldino (128'J), che indisse un'aspra sconfitta agli Aretini e ai Ghibellini sbanditi da Firenze.
35 — l.tt l'atrlu, voi. HI, parte 2'.