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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JG l'arte Terza — Italia Centrale
   11 coro sta sopra una cripta (li cui diremo più innanzi. La tribuna, dietro il coro, ha un'abside di cinque recessi circolari, ili ciascuno dei quali è una finestra formata da una lastra di marino fengite semitrasparente di Scrravezza. Nella volta è un musaico di San Miniato che offre la sua corona al Salvatore con San Giovanni e i Simboli evangelistici (1297). 11 carattere, originale è alterato intieramente dal restauro. Sull'altare, a destra della tribuna, è un dipinto di San Giovanni Gualberto, attribuito a Giotto.
   L'altare del Crocifisso, nel centro della navata, all'estremità del pavimento a musaico, fu eretto nel 14-65» Il tabernacolo è sormontato da un'aquila sopra un sacco di lana, stemma dei Lanaiuoli, ed ha in fronte quello di Piero de' Medici, che fece erigere l'altare scolpito da Michelozzo. Il dipinto sopra l'altare è della scuola di Giotto.
   La cappella del cardinale di Portogallo — che, il Reuinont qualifica maravigliosa per simmetria di forma e bellezza di particolari — fu eretta (1461) sui disegni di Antonio Manetti, scultore e architetto, ed è opera di Antonio Roselline il monumento al cardinale (fig. 80), morto nel 1459, con accessorii in buono stile del Cinquecento. Il rilievo circolare soprastante della Vergine col Bambino è pur modello mirabile dello stile del Roselline. Sulla parete opposta ammirasi una bella Annunziazione, del Baldo-vinetti. Il pavimento è opus alexandrinum. Nella vòlta son cinque medaglioni di Luca della Robbia, lodati dal Vasari come l'opera sua migliore: rappresentano le Virtù Teologali con nel centro lo Spirito Santo e i simbolici candelabri.
   La cripta, o Confessione di San Miniato, è sorretta da colonnini di varii stili, materiali, ecc., con parecchi dei capitelli del periodo romano. Sotto l'altare principale vene-ransi le reliquie di San Miniato e de1 suoi compagni. La vòlta del tabernacolo sopra di esso fu dipinta nel 1341 da Taddeo Gaddi. L'altare è cinto da una ringhiera ni ferro eseguita nel 1338 da Petruccio Belli di Siena che fece anche quella della cattedrale di Fiesole.
   La sacristia, nel lato sud del coro, è un'alta stanza gotica riquadrata e con vòlta dipinta, cominciata nel 1387 da Benedetto degli Alberti e per suo legato terminato dagli eredi ; Spinello Aretino vi dipinse sulle pareti, in sedici freschi, tutta la leggenda di San Benedetto. I quattro compartimenti della vòlta contengono le figure degli Evangelisti. Sotto i freschi dello Spinello veggonsi scaffali, armatili, ecc. lavorati, nel 1472, in tarsia da Momiatto o Monlriatto.
   Il campanile di San Miniato (fig. 82), incominciato da Baccio d'Agnolo nel 1519, è cospicuo per belle proporzioni e pei cornicioni, e nel 1529 resistè, come abbiala visto, alle artiglierie del principe d'Orange, protetto dai sacchi di lana e dalle inaterazze onde lo fasciò Michelangelo; rimase incompiuto per le vicissitudini guerresche.
   L'antico palazzo, annesso al monastero di San Miniato, fu costruito, nel 1294, dall'arcivescovo Mozzi e passò, nel 1373, in possesso dei monaci.
   Poggio Imperiale e Torre di Galileo.
   Dal principio di via dei Colli un ameno viale di cipressi e di lecci conduce, in 15 minuti, alla celebre e grandiosa villa di Poggio Imperiale, ora Conservatorio della SS. Annunziata per le giovinette nobili
   Le quattro statue mutile e informi, all'ingresso del viale, rappresentano ì quattro dottori della Chiesa latina, scolpiti (1390-1398) da due allievi della scuola pisana e stettero due secoli nell'antica facciata del Duomo. La villa appartenne ai Baroncelli, quindi ai Pantlolfini e ai Salviati. Cosimo I la tolse ad Alessandro Salviati, quale ribelle, e la diede a sua figlia Isabella, l'infelice moglie di Giordano Orsini. Nel 1622 fu comperata da Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II, donde il nome d'Imperiale.
   Modificazioni radicali e grandi abbellimenti furon poi fatti a Poggio Imperiale dai granduchi, segnatamente dai Lorenesi. Leopoldo I vi spese quasi 2 milioni. Sonvi infatti porticati, aranciere, giardini, dipinti, stucchi, tutti gli accessorii di una regia residenza;