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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   c202
   l'arLe Terza — Italia Centrale
   DINTORNI IMMEDIATI DI FIRENZE
   Munii superili la cui fronte alpini fa ili sè colliri) i vonli argille e sponda, Valli beate per cui d'onda in onda L'Arno con passo sl^nuril cammina 1
   I. — Da Porta Romana.
   Viale dei Colli.
   E uno de'più maravigliosi pubblici passeggi del mondo, descritto diligentemente da G. Carocci, del quale rechiamo qui un sunto:
   < 11 viale dei Colli, aperto in quel buon tratto ili tempo in cui Firenze fu capitale del Regno, percorre le molte pendici e le vette pianeggianti delle più vaglie colline che fra la strada senese e l'Arno fanno delizioso contorno alla città de' Fiori, bisso misura 5690 metri di lunghezza dal piazzale di porta Romana alla barriera di San Niccolò, ed ha una larghezza di 18 metri compresi i due ampii e comodissimi marciapiedi. Platani, olmi, acacie, pioppi, che in pochi anni sono divenuti rigogliosissimi, lo abbelliscono e nelle mattine d'estate offrono un'ombra benefica al passeggiero.
   Nel primo tratto che intitolasi viale Machiavelli, esorto un po'per volta un vero quartiere ricchissimo di villini stupendi, di casini deliziosi, di palazzine, che sorgono in mezzo a giardinetti fioriti. Da un lato sta la grandiosa scuderia reale, più su la villa Spinola fatta a guisa di chalet, qua è la villa Oppenheim, che fu residenza dell'ex-imperatrice Eugenia, e sotto a questa si stende un bel giardino pubblico, dove, frammezzo alle ajuole fiorite, nei viali serpeggianti, sulla riva di un limpido laghetto, formicolano, nelle belle serate di primavera e d'estate, dei nuvoli di bambini vispi e graziosi. Passiamo dinanzi a diverse ville che occupano lo spazio di quel distrutto giardino del Tivoli (fig. 76) che, per qualche anno dopo il 1870, era uno de' più frequentati ritrovi della domenica, Più su è il piazzale Galileo, clic ricorda il divin Galileo, che nel vicino borghetto del Pian de'Giullari scontò l'esilio, al quale l'aveva condannato l'Inquisizione, e morì cieco. Di qui un poco distante, la villa granducale Poggio Imperiale, appartenente all' infelice Isabella Orsini e dove Vittorio Emanuele, essendo ancor fanciullo, corse rischio di rimanere bruciato nell'incendio della camera dove dormiva. Più sopra sono l'Osservatorio eretto dal compianto professore Donati, la torre del Gallo che servi un giorno di osservatorio a Galileo, e molte ville.
   Passato il ristoratore 15 oncia ni, ricercatissima e frequentatissima stazione gastronomica, il viale Galileo s'inoltra in una bella valletta in mezzo alla quale il Municipio ha fatto costruire uno dei grandiosi serbatoi d'acqua potabile per alimentare la città. Si costeggia il fianco scosceso del poggetto di Giramonte, dove nel 1529 l'esercito comandato (la Filiberto di Orange piantò le sue batterie per fulminare l'assediata città, e poi si trova dinanzi allo sguardo l'imponente e vetusta basilica di San Miniato, colle sue mura annerite dagli anni, i bastioni smantellati dell'antica fortezza, la torre rovinosa testimone del celebre Lupo il bombardiere e la fronte marmorea coll'antico mosaico a fondo d'oro che risplende agli ultimi raggi del sol cadente. Più giù, è l'immensa scalinata di travertino che dà accesso al cimitero monumentale, e nascosta modestamente frammezzo ad un boschetto di annosi cipressi mostra la purezza artistica delle sue linee, la chiesa di San Salvatore al monte.
   E Siam così giunti al piazzale Michelangelo, un'ampia estensione racchiusa da tre lati da un'immensa balaustrata a guisa di terrazza che domina uno stupendo colpo d'occhio, e dall'altra appoggiata al fianco settentrionale del piccolo colle di San Salvatore. Di là un ampio scalone conduce ad un sottoposto giardinetto, di qui si dipartono le strade a rampe