Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Firenze', Gustavo Strafforello

   

Pagina (156/411)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (156/411)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   120
   l'arte Terza — Italia Centrale
   lìovczzano, eseguita a spese della famiglia Pandol • lini nel 13#5, fu restaurala e sciupata nel -1871. Nella lunetta Madonna con due Angeli e. fregio con frulla in terra colla, di Benedetto Buglioni, circa il 1500, nella maniera di Andrea della ltoldna.
   InTiìHNO. — Celebre vèlia in legno del Rinascimento fiorito, su disegno del suddetto Segaloui. La chiesa in forma di eroee greca conteneva anticamente freschi di Giotto che furori distrutti.
   l'osto piede nell'atrio clic precede la porta d'ingresso della chiesa trovasi, a sinistra, la cappella Bonsi-Selghinetti con una tavola di maniera giottesca e poco lungi da essa la Cappella Pan-doljini, dedicata a Santo Stefano, architettala ed ornata da Benedetto da Rovezzano. La tavola dell'altare fu lasciata incompiuta da Cristoforo Allori.
   Sul cornicione esterno della porta elio introduce nella chiesa tondo di marino di mezzo rilievo di Mino da Fiesole ; e a destra di detta porta, nel! interno della chiesa, monumento di Cìtinnozzo Pandol jìni (nwi'[one\ 1457), partigiano di Cosimo de'Medici, della scuola di Donatello c secondo il tipo ben conosciuto dei sepolcri fiorentini. Nella parete a destra: Maria con San Lorenzo e Sun Leonardo, rilievo pregevole di Millo da Fiesole.
   Dello stesso è il monumento stupendo di Bernardo Giugni (morto nel 1 <00 in età di 09 anni) di una delle più antiche famiglie popolane guelfe, e partigiano anch'esso di Cosimo de Medici. « La figura della Giustizia su questa tomba, dice il I'erkins nei Tuscan Sculptors, ù magra nel disegno, quantunque raffinala nel concetto e nella esecuzione >\ La miglior testimonianza alle virtù di colui ohe vi è sepolto, che servi in parecchie occasioni importanti Firenze ili qualità di ambasciatore e ne divenne gonfaloniere, contiensi in quelle parole del suo biografo Bisticci : Beata la città di Firenze se avesse avuto simili cittadini !
   Nel mezzo della parete, sinistra, semi-coperto da un altare, monumento del marchese Ugo di Toscana,
   liei gran barone, il cui nome e il cui pregio La festa di Tommaso ricontoita,
   come cauta l'Alighieri nel xvi del Paradiso, fatto innalzare dai monaci Ckiniacensi a questo loro fondatore ila Mino da Fiesole.
   La Mia figura d'Ugo giace distesa sul sarcofago; in rilievo nella lunetta una non inen bella Madonna col I lambì no e sotto di essa una Carità con due fanciulli ; Angeli volanti con tabella ed iscrizione, due genti con iscudi clic ranuneiilaiio Donatello ed architrave con festoni e nicchie in bassorilievo.
   Nella Cappella dei Bianchi ammirasi il miglior quadro ad olio di filippino Lippi, rappresentante l'Apparizione della Vergine a San Bernardo, di pioto per ordine ili Francesco del Pugliese per
   la chiesa alle Catiqiora fuori le mura e qui trasportato per sicurezza prima dell'assedio di Firenze nel 1529.
   « filippino, scrive Rio ne.ll'.lr/ Chrétien, fu pittore, naturalista; ma lo fu senza scandalo e scegliendo felicemente i suoi modelli, come si può vedere nel quadro delizioso della Badia che, dipinse a 20 anni nel 1480 e di cui tutte le figure sono ritraiti di famiglia. San Bernardo è il personaggio principale, e la Vergine che gli apparisce e gli angeli clic l'accompagnano non formano che una madre circondata da suoi figli; ma qual madre e miai figli ! »
   Nel coro stalli superbi dei fratelli Del Tasso.
   Meritano anche menzione: il gran quadro icW'Assmzionf, di Giorgio Vasari, il Cristo che s'incammina al Calvario, di G. B. Naldini, e VEffusione dello Spirilo Sunto.
   Uscendo dalla sagrestia si pone piede nel cosi-detto Chiostro degli Aranci, a doppia loggia ionica a vòlta con una semi figura di San Benedetto, di Fra Angelico, e in alto, Storie della Vita di San Benedetto, monumento del Valori, l'amico del Savonarola, trucidato nell'assalto snninientovato al convento di San Marco da alcuni membri delle famiglie Ridolfi e Tornabnoni, come si legge nel Villari. Altre tombe interessanti.
   Nel chiostro grande la statua del predetto conte Ugo fu scolpila nel 1017 da Raffaele Pctrucci.
   Chiesa del Carmini'. — Propriamente Santa Muriti del Cannine nella piazza omonima, costruita nel 1208 e divenuta in seguito un vero tempio dell'arie con dipinti di Giotlo, Cadili, Gherardo, Stamina, Spinello, ecc., fu quasi intieramente distrutta nel 1771 da un incendio e riedificata dagli architetti Buggeri e Mannaioni che la compiiono nel 1782.
   Molti capolavori della primitiva scuola toscana furono divorati dal fuoco in quel disastro e fortunatamente rimase illesa con la sagrestia la famosa Cappella Brancacci eoi famosissimi freschi di Masaccio, di Masolino da l'anicale e di filippino Lippi. in cui cercarono e trovarono noli poche delle loro ispirazioni e parecchi utili insegnamenti i pittori successi^ della grande scuola fiorentina, non eccettuati Leonardo da \ mei, Michelangelo e Raffaello.
   L'istoria della pittura italiana si può dividere in tre periodi distinti e ben definiti (falle opere di Giotto nella Cappella Avena a Padova, ila quelle di Masaccio nella Cappella l'runcacci e dai freschi di Michelangelo e Raffaello in Vaticano; ogni serie forma un'epoca nella pittura da cui si può datare uno di rpiei granili ed improvvisi progressi che segnalarono in varii tempi e paesi lo sviluppo dell'arte.
   Descriviamo rapidamente col Crovve e Cavalcasene (Storia della Pillimi in Haliti) questi dipinti memorabili
   1. Nel pilastro a destra di chi entra trovasi