Firenze
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Fabris, dopo la sua morte (1315) seguitato dal suo aiuto Del Moro, con Angiolo Marucelli, detto Canepina, quale maestro dei marmi : il disegno portava il coronamento tricuspidale, ma l'opinione pubblica si pronunciò cosi decisamente favorevole al coronamento basilicale, che l'opera fu compiuta e inaugurata il 12 inaggio 1887: fra non molto saranno inessea posto anche le tre porte di bronzo.
Le decorazioni più lodate della facciata sono : il bassorilievo centrale (La Vernine protettrice 'Iella cristianità), di l'assaglia; la Madonna col Bambino, di S,inocchi; ì mosaici eseguiti a Venezia su cartoni, di Bambino. Del resto vedi l'opuscolo di Augusto Conti : Irgomenti e spiegazion i iIelle Seul Iure e dei mosaici.
Intfiim). — La lunghezza totale di S. Maria del Fiore è di m. 118.43; la larghezza della croce, di ni. SU ; l'altezza della navata di mezzo, di ni. Mi.07; delle navate laterali sino al principio degli archi, di in. 28.23. Una galleria sopra mensole corre per l'intiero edilizio.
L'cfietlo estetico dell'interno è esclusivamente affidato alla bellezza e grandiosità delle masse architettoniche. I pilastri e gli archi sono dipinti n bruno uniforme e il solo colore proviene dalle vetrine riccamente dipinte delle anguste finestre. Le arcate sono di tale un'ampiezza che non vi sono che quattro pilastri ai due lati della navata.
Sopra le porle minori della facciata stanno dipinti a fresco i monumenti di due fra i unì celebri condottieri che servirono la repubblica fiorentina : sull'occidentali, Xicolò Tolentino, dipinto da \ndrea Del Castagno(1455), ma molto ritoccato: sull'altra, Giorànm 1 culo (l'inglese Sir John llawkwood), di cui la vita diede argomento alla storia d'ini condottiero per G. Tempie-Leader e G Marcotli, dipinta da 1'. Uccello verso il 1400.
Nell'arco della porta grande l'Incoronazione della Vergine, di Gaddo Gaddi (1200-1332), notevole perché affatto libera dall'influenza dello stile bizantino.
Nella navata sud : busto di Brunelleschi, fatto lai suo scuoiare Buggiano, con epitaffio di Carlo Marsupim ; statua di Giosuè, opera di Donatello, notevole eoi ne il probabile ritratto di Gianuzzo Manetti in gioventù ; busto di Giotto, collocato la Lorenzo il Magnifico, latto da Benedetto da Maino, col seguente epitaffio del Poliziano: lìle ego s'Uni per quem pictura extincta revixtl — Cui ijuain recto matius In in fuit et faeihs — Xaturue deerat nostrue quod defili! arti — l'his Henit nulli pingere nec mehus — Miraris turrem egregmin sacro aere sonali te iti — Ilare quoque de modulo cremi ad astra meo — Uenique situi Jovtus (Giotto) quid opus fui! ilìu referre — Hoc nomen longi airminis instar eril — Oliìil on. 1330, Cives posiicnuil 1190.
Al primo pilastro è un ritratto di S. Antonino, il buon vescovo domenicano, di F Moraudì e una bella piletta a acqua santa, di scuola pisana.
\ destra, in allo, sopra la prima porla laterale, sarcofago del capitano generale fiorentino Pietro Farnese, morto di peste nel 1301,scolpito nel 1395 su disegno d'Agnolo Gaddi e ['eselfo : era sormontato in addietro dalla statua equestre. Statua di un profeta, opera di Ciuftagiii; segue il monumento ili Marsilio Ficino, greco e volgarizzatore della filosofia platonica, con buste, ili Andrea Ferrucci (1522).
Sopra la seconda porta, sarcofago del vescovo fiorentino Antonio il'Orso, valoroso difensore di Firenze contro li urico MI, che le aveva posto assedio. Lo scolpi l'ino da Coniamo, senese (1331).
I poco pregiati e meno pregevoli dipinti nel-
I interno nella cupola furono cominciati nel 1572 dal Vasari su programma ili Vincenzo Borghini, e terminati da federico Zuccheri coll'ahiio del Passignano e del Carducci.
I vetri delle finestre nel tamburo della cupola furono dipìnti, verso il 1440, da Bernardo dei vetri su disegni di Gioberti (Presentazione al Tempio), di Donatello (Incoronazione di Maria) e di Uccello (Adorazione dei Magi).
I freschi giotteschi ina restaurati tìc^W Apostoli, sotto le finestre delle tribune laterali, sono di Bìrci di Lorenzo (1127).
Dietro l'altare ammirasi una Pietà non ultimata e l'iscrizione ilice che fu l'ultimo lavoro di Mìi helangelo, eseguito nel 1555 in età di 81 anni.
II coro di Marmo e l'altare sonò del Bandinelli, il crocefisso è di Benedetto ila .Majano.
Sotto 1 altare, in fondo ali abside, ù la famosa ed in verità eccellentissima .Imi di San /anobi (morto vescovo di Firenze nel 117) allogata nel 110'.) dal Comune a Lorenzo G'liberti.
Bello il rilievo in fronte rappresentante la risurrezione, per mezzo del santo vescovo, di un fanciullo morto, al cospetto della madre, con più di 100 figure, alcune delle quali inginocchiate. Due altri miracoli del santo sono rappresentati all'estremila della cassa e di dietro son sei angeli in rilievo sorreggenti mia ghirlanda entro la quale è un iscrizione commemorativa di S. Za-nobi che abiurò, in fresca età, il paganesimo, diede il proprio avere ai poveri, fu nominato da papa Dauiaso tino dei selle diaconi della Chiesa e andò in segnilo legalo a Costantinopoli per occupare ila ultimo la sede episcopale ili Firenze.
Le altre cappelle dell abside contengono: imi San Liteit, di .Nanni di Banco; San Giovanni Frtm-gelisla, di Donatello; San Ilatteo, di Ciufiagni, e San Marco, di Nicolò Aretino.
Le luiietle sulle porte delle due sagrestie — bianco semplice su fondo azzurro — sono le prime opere in terracotta di Luca Della Bobina e rappresentano la lìisiirrezionc e I %#mMO>ie» Nel la Sagrestia Vecchia riparò fuggendo Lorenzo de' Medici dopo aver visto il fratello ucciso (lavanti l'altare nella famosa Congiura de' Pazzi del 20 aprile 1478. Il Poliziano, ch'era con lui, puntellò