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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Terza — Italia Centrale
   (489-493), da Teodorico re degli Ostrogoti, il migliore possibile fra i barbari invasori; questi tenne l'Italia con un governo così felice che, forse per allegoria, restò la tradizione avere egli introdotto l'ulivo in Toscana. Ma pur troppo dopo la sua morte nel 52G, la lunga lotta fra (ioti e Greci ripiombò l'Italia nello squallore. Firenze, Volterra, Pisa e altre città della Toscana schiusero le porte a Narsete, luogotenente di Giustiniano imperatore bizantino, e Lucca soltanto osò opporgli per poco resistenza.
   Durò brevissima la restaurazione del potere imperiale: in capo a pochi anni, altri barbari, i Longobardi, dopo invasa ed occupata quasi per intiero l'alta Italia, scesero nella centrale che col nome di Tuscia abbracciava allora una regione assai più vasta di quella cui fu poscia ristretto il nome di Toscana: questa come il resto del Regno divisero ni ducati, prima origine del feudalismo medievale: convertiti dall'arianesimo al cattolicismo, furono larghi fondatori di istituti claustrali, di monasteri e di badie, quantunque in continua lotta coll'autorità temporale del Pontefice romano. L'alleanza di questo fu il mezzo più potente di cui si giovarono 1 Franchi e la dinastia carolingia per togliere ai Longobardi l'Italia nel 774.
   Carlo Magno e i suoi successori ampliarono i privilegi episcopali e moltiplicarono le fondazioni ecclesiastiche; dovevano subire questa come l'altra necessità sociale del feudalismo: mantennero alcuni ducati, crearono marchesati e contee. La Toscana, press-a poco nella sua attuale estensione, fu riunita sotto il potere d'un marchese, salva l'alta sovranità regia e imperiale. Come tutti i feudi maggiori e minori, anche il marchesato di Toscana, personale da principio, divenne pai in via di fatto e finalmente (1027) sotto Corrado il Salico (poiché la corona imperiale era diventata un annesso alla reale di Germania) anche per diritto pubblico ereditario. I marchesi toscani registrati nell'istoria sono i seguenti:
   Bonifacio I. . . . 828-81-5 Rosone .... 931-936 Bonifacio II. , . 1027-1052 Adalberto I . . 845 S90 Umberto . . . 936-9(51 Federico. . . . 10521055 Adalberto II . . . 890-917 Uro il Grande . . 961-1001 Beatrice .... 1055-1076
   Guido......917-9-29 Adalberto 111 , . 1001-1014 Contessa Matilde . 1076-1115
   Lamberto .... 929-931 Miniere .... 1014-1027 _
   Durante il dominio di questa donna famosa, meritamente denominata la Grande Contessa, avvennero due fatti fra i più caratteristici del medio-evo: la lotta, vale a dire, fra la Chiesa e l'Impero e la prima Crociata.
   La contessa Matilde fece, morendo, alla Chiesa il celeberrimo lascito de' suoi Stati che aveva molto estesi nella Media e nell'Alta Italia intorno al nucleo del marchesato di Toscana.
   Ma Arrigo V occupò il retaggio di Matilde e sulla Toscana l'autorità temporale del Papa non potè mai stabilirsi. Invece vi si era lentamente formato e ormai si manifestava vigoroso un nuovo elemento, quello dei liberi Comuni, nelle grandi e nelle piccole città: il (piale diventò, durante le contese fra Chiesa e Impero, così preponderante da togliere ogni importanza politica a quello dei vescovi e a quello dei vicari imperiali.
   Il primo lavoro (lei Comuni a repubblica fu quello di spazzare il feudalismo dal rispettivo territorio, costringendo i signori della campagna a farsi borghesi in città: nelle quali vennero così trapiantati gli elementi alle troppo celebri fazioni; queste in ciascuna città ebbero e mutarono nomi diversi, ma in tutte vi furono le parti guelfa e ghibellina, bandiere di consorteria più che altro, perchè i guelfi non intendevano sacrificare alla Chiesa la libertà comunale come i ghibellini non intendevano sacrificarla all'Impero.
   Le fazioni interne non impedivano le ostilità fra i diversi Comuni, anzi vi si innestavano mirabilmente: e a completare il quadro delle complicazioni bellicose si aggiunsero le compagnie militari e brigantesche di ventura, che ai Comuni tornava conto di stipendiare dopo che le cittadinanze ce Io trovavano ad arricchire mediante le industrie