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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Terza — Italia Centrale
   nella Fattoria e, li provvede il proprietario, mentre il lattaiuolo provvede il lavoro — e il prodotto dividesi per ugual porzione.
   I prodotti minori del podere, o masseria, coinè latte, frutta, erbaggi, ecc. sono venduti dal fittamelo, o contadino, che da la metà del ricavato al padrone, ft questa, di regola, la sola transazione in contanti fra proprietario e Attuinolo: v'ha un conto corrente fra di loro riveduto annualmente da un contabile di professione e firmato da lui alla presenza delle due parti o dei loro rappresentanti e i conti rimangono saldati.
   1 vantaggi del sistema di mezzadria sono i seguenti.
   1° Il proprietario può vivere sicuro che la sua possessione è coltivata a dovere, dacché il fittaiuolo, per la divisione del prodotto, ha in ciò un interesse ugnale al suo.
   2 Il fittaiuolo non ha bisogno d'altro capitale che il lavoro delle sue braccia e di quelle della sua famiglia.
   Gli inconvenienti sono:
   1° Che il fittaiuolo e la sua famiglia consumano giornalmente una certa proporzione della porzione del proprietario nel prodotto, segnatamente, nei raccolti minori; e che il podere non è sufficientemente coltivato, sforzandosi il contadino a farsi pagar più che può per lavori straordinari.
   2° Il podere va soggetto a soffrire se le due parti contraenti tentano di ritrarne il più possibile mettendovi il meno possibile: non volendo il proprietario investire capitali quando un altro deve condividere il profitto, e. non volendo, per la stessa ragione, il fittaiuolo metterci più di quella quantità di lavoro e di diligenza a cui è obbligato.
   Ciò spiega in gran parte il lento progresso nel rimuovere le imperfette pratiche, agrarie e nell'introdurre i metodi più razionali di coltura.
   Del rimanente v'ha un'evidenza di benessere, di mondezza e di contentezza nel contadino toscano che piace in sommo grado e lo compensa della sua condizione dipendente, stazionaria e legalmente precaria. È raro che un fittaiuolo esca dalla situazione in cui nacque e in cui vissero prima di lui per generazioni i suoi antenati: ina non ha motivo (li trovarsene mal contento.
   X. — Industrie e Manifatture.
   L'industria agraria è la principale in Toscana, il che non toglie che vi fioriscano anche altre, industrie, fra le quali quella delle treccie e dei cappelli di paglia, che ha coli'industria agraria strettissimi rapporti.
   1. Treccie e cappelli di paglia. — Il grano per treccie da cappelli si semina in dicembre e si taglia in erba; la paglia così ottenuta si sottopone a varie preparazioni in appositi stabilimenti ove trovan lavoro molte braccia.
   Per la treccia, od intrecciatura della paglia, invece non esistono opifici: è un'operazione eseguita dalle donne e talvolta anche da giovinetti e da nomini nel mentre, vanno passeggiando, o vigilano pei campi ed accudiscono a qualche faccenda domestica che non richiegga opera manuale continuata.
   Troppo malagevole sarebbe determinare per la Toscana il valore approssimativo dell'esportazione delle treccie e dei cappelli di paglia. Ma dacché quest'esportazione ascese sottosopra per tutto il Regno, nei due ultimi anni 1891 e 1892, a 7 milioni di lire all'anno e l'industria della paglia da cappelli è ristretta altrove e limitata ad alcune regioni del Veneto, del Bolognese e delle Marche, si può ammettere che la maggior parte della suddetta somma sia costituita da prodotti della Toscana e specialmente della provincia di Firenze, tenendo a calcolo che il costo della materia prima è di un terzo soltanto, restando pertanto i due terzi a benefizio della mano d'opera, esercitata Iter la maggior parte dalla gente povera del paese. Notisi che oltre al valore dell'esportazione è da tenersi a calcolo quello della merce venduta nel Regno, il qual valore si