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Parte Terza — Italia Centrale
ncWEIogio di Sallustio Maialini, un inaspettato smaltimento in Inghilterra, sicclw in poco tempo si vifte l'agricoltura ravvivarsi, noli essendovi poggio sì alpestre e sassoso in quella provincia che col ferro o col fuoco non si stritolasse per piantarvi la vite. —
Scadde poi l'arte e conseguentemente lo smercio finché venne rimessa in onore da quel grande e fiera possidente e uomo di Stato clic fu il barone Bettino Iiicasoli, il cui burnì esempio trovò in Toscana molti e valenti imitatori. Osserva opportunamente il lì ri ose i : La Toscana può dirsi in Italia la prima elio abbia risolto il problema dei vini rossi da pasto nel vero senso della parola, creando ini tipo leggiero, esilnrante, che non istanca, ma di cui al contrario più se. ne beve e più se ne lierrehhe, e che a molto garbo accoppia discreta serbevolezza o straordinario buon mercato. —
I)ei cosidetti vini di lasso scarsa è la produzione. Molto pregiato è il l'omino bianco prodotto principalmente nelle vigno della celebre famiglia Albi/zi e ricavato da vitigni francesi, i quali per la maturazione precoce delle uve poterono piantarsi in alta collina ove i vigneti indigeni non avrebbero provato bene per insufficienza di calore.
. Sono anche molto apprezzati la Vernaccia e il Trebbiano, vini bianchi e premati
dalle uve dei vigneti omonimi; il ìfosrato bianco e rosso; il cosidetto Vino Sunto, da uve
bianche fatte appassire ; un v ino bianco noto generalmente sotto il nome di l'ino brusco ;
e soprattutto VAleatico, vino rosso e dolce che piglia anche il nome di Montepulciano,
ove credesi venga a maggior perfezione e già] celebrato dal Redi in quel verso del Bacco
in Toscana: ,, , . , ,
Montepulciano ti ogni vino e il re.
Ma presi anche, in complesso, tutti questi vini hanno minima parte nella produzione ¦ agraria.
I vini toscani maturano rapidamente. 11 vino d'un anno è gradevole al gusto e passa in Toscana per vino vecchio; nò il buon vino ordinario da pasto pare migliori sensibilmente in capo a 18 mesi; quindi credesi generalmente, all'estero in ispecie, ciie non sieno serbevoli, il che è contraddetto dai più valenti enologi i quali hanno provato che lo migliori qualità di vino fatti con cura e pel cousuino privato, si conservano per lunghi periodi. Vorrebbesi piuttosto maggiore onestà nei venditori.
4. Gelsi. Introno dalla Sicilia introdotti in Toscana da Lucchesi e Pesciatini verso la fine del secolo XII; in seguito piantati non solo nei poderi, ina anche per lo pubbliche vie. a ilio' (li viali: Yurte della seta era una delle principali industrie di Firenze repubblicana: col decadere di questa decadile anche la coltivazione dei gelsi; rifiorirono sotto il granduca Pietro Leopoldo; ma l'aita e l'altra ebbero 1111 colpo fatale dal sistema continentale di Napoleone I: e anche al presente la sericoltura ili Toscana è ben lungi dall'importanza che ha raggiunto noli Vita Italia: solo nella regione trans-aponniniea i gelsi sono molto ditliisi, ovunque non osti il clima, e disposti generalmente in giro ai campi La gelsicoltura è anche relativamente rilevante nella valle Tiberina, nel Casentino, nel Valliamo e in vai di Nievole; molto meno nelle collino Mugellesi, Pistoiesi e nel circondario di San Miniato.
In generale si può dire che i gelsi s'incontrino in tutta quasi la zona delle pianure e 111 (piasi tutta la collinosa, allevati ad alto fusto, sparsi talvolta presso le case coloniche e piantati più generalmente a filari nei campi. I gelseti però mancano affatto.
5. Alberi da frutta. — Sparsi pei poderi 0 frammisti agli ulivi 0 alle viti nei filari si incontrano in ogni dove alberi da frutta di ogni specie. Le ciliegie pistoiesi e le pesche del piano settentrionale di Pisa si commerciano e si esportano, e l'uva da tavola detta Sa>1 Colombano è una delle rendite principali del territorio di Cascina anch'esso in quel di Pisa. Altre live pregiatissime da tavola sono: la sahonanna 111 prima riga, la galletta (il jiizzuteìlo delle provincie più meridionali ) e l'iw'fl regina ; ma la produzione ne è risi,rettissima. Non mancano possidenti che hanno introdotto nei loro poderi varietà pregiate di frutta, ma in complesso si può dire che la frutticoltura ha in Toscana poca