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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Spoleto
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   apenninici che estondonsi da Bevagna e Spoleto, a Todi ed Amelia. Di questa fertile regione, celebrata per gli armenti che vi pascolavano, e delle acque del ( lituniio e della Timia che k irrigano, parlano Coluniella (111, S), tìilio Italico (vi, 647; \m,458) e Lucano (i, 473).
   Mevania pare fosse un importante centro, avanti la conquista fatta dai Romani di questa parte d'Italia. Nel 303 av. C. erano qui le forze umbre, quando mosse loro incontro il console l-'abio (Liv., ìx. 41). Molto più tardi ferinossi a Mevanin l'esercito di \ iteliio, mandato ad assediare 1 Vpeiìnino e a difendere questo passo dalle milizie di Vespasiano (Tac.. ili, 55, 51)). Plinio ci dà la notizia che la città era cinta di mura laterizie (xxxv, 1119). Strabone ne parla come di una delle più forti città umbre, che continuò a fiorire anche nei temili romani imperiali (v, pag. 227; Plinio, in, 14, 19; Ptolom., in, 1, § 51). Mevania è altresì menzionata negli Itinerari Antoninmno (p. 311) e (lì Vicareìio, che la indicano quali una stazione (inauski) della via Flaminia. Altra notizia sull'antica città l'abbiamo pure in Plinio (xiv, 3, § 37) che, parlando di questo territorio (Manaus ager), scrive che produceva un particolare e prelibato vino, che egli chiama lrtiola. Dalle epigrafi apprendiamo clic la città era ascritta alla tribù Emilia e elio eranvi, tra i magistrati municipali, i quatuoniri.
   Grande ornamento recava a Mevania il fiume Clitunno, abbondantissimo di acque, navigabile a doppio ordine di barche, e presso il confluente del Topino nel Clitunno esisteva una specie di porto» del quale è fatta pure menziono negli Atti eli San Vincenzo martire, protettore di Bevagna. leggendosi: l'urphyr'msjussit einn (San Vincenzo) in aqua n ecari et duclus est ad portili ti in Merunìae ut mertjcvHur. Nel \ I secolo gravi danni ebbe a patire la città per le incorrerie dei barbari. Ma maggiore fu la rovina toccatale nel Xll secolo, sotto l'imperatore Federico II. quando il conte (l'Aquino, capitano imperiala dopo un assedio, la prose e la distrusse e solo risorse poi pei l'opera del mevanate beato Giacomo, il quale riaccese gli animi dei dispersi cittadini e li stimolò all'impresa di rialzare le patrie mura. Ciò si fece in più modesta misura, ma tanto da tutelare le famiglie nuovamente raccolte nel suolo nativo.
   Corrado Trinci, signore di Foligno, pose nuovamente la città a ferro e fuoco e, ridivenuta abbandonata e deserta, tornò ad essere abitata mercè lo zelo del maestro Bonaventura Camassei, al quale, dicono le istorie, apparisse il lètto Giacomo. Nel 1371 Bevagna fu retta dai Trinci, come vicari pontifici ed estinta, nel 1439, la signoria dei Trinci fu governata direttamente dalla Chiesa, dalla quale, nel 1530, sotto Clemente VII, fu infeudata al perugino Malatesta Baglioni, cui però, in seguito a duro e mal governo, la ritolse Paolo III, nel 1531. Nel 1552, essendo riuscito a Rodolfo Baglioni di riavere Bevagna dal pontefice Giulio III, il successore di questi, papa Pio V, riconosciuto nullo il diritto del Baglioni, ne fece cessare la signoria e ripose la città all'immediata dipendenza della Chiesa, la quale le conservò ì privilegi, i diritti municipali, ne rispetti gli statuti e tenne sii di essa piuttosto un'alta soprainteiidenza di quello che un vero e proprio governo. La città era amministrata da un Consiglio composto di sessanta cittadini e di quattro consoli scelti tra tutti i ceti, e l'ufficio della giudicatura era retto dal podestà, eletto dallo stesso Consiglio.
   Così estesa autonomia venne ristretta già innanzi al primo Impeti francese. Tornò poi nuovamente alla dipendenza della Chiesa e fu compresa nella Delegazione di
   Spoleto. Seguì poi la sorte delle altre città umbre.
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   Bevagna è posta nella parte occidentale della valle umbra, in amena pianura, a 225 inetri sul mare, circondata ad ovest da ben coltivate colline. Il territorio è ben coltivato e l'agricoltura e l'industria traggono assai vantaggio dalle acque del I miia, aumentate da quelle del torrente Attone. Nella pianura settentrionale ev\r un piccolo