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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Terza — Italia Centrale
   in vavii rami, diminuì il potere, per la necessaria divisione dei beni. Un ramo passò nel contado di Molise e poi si estinse. Un altro ramo si segnalò ai servigi della Repubblica di Firenze. Il beato Francesco di Campello inori, in odore di santità, nel 1348, e suo fratello Paolo copri l'alta carica di senatore di Roma. Questi difese il suo feudo dal [taglioni perugino e, fattosi capo dei Guelfi, unitamente ad Argento di Campello suo padre, liberò più volte la patria da coloro che volevano assoggettarla, onde meritò il titolo di padre e di liberatore. Nel 1375 Francesco fu senatore di Roma. Cecchino ebbe uguale onore nel 11-33 ed inimicatosi colla patria, con l'aiuto dei vicini popoli ed essendo capo di poderosa fazione, aspirò al dominio di Spoleto. Lanfranco, resosi celebre in diversi governi dello Stato della Chiesa, aumentò la signoria della famiglia col castello di Spina.Vani dei conti di Campello coltivarono le lettere e le scienze e ricoverarono nel loro feudo l'Accademia degli Ottusi. Cecchino fu cameriere segreto di Paolo III e governatore di Piacenza e del ducato di Castro. Assai si segnalò il conte Solone, da alcuni chiamato Solone Savio di Grecia ed Urbano Vili lo impiegò, per la sua dottrina, in ardui affari. Paolo, eccellente geometra e poeta, come cavaliere di Santo Stefano, prese parte in Levante a guerre contro i pirati e fu nominato due volte Gran Croce Capitolare e Gran Priore dell'Ordine. Bernardino fu rinomato storico e sostenne cariche presso i duchi d'Urbino.
   Il paese è formato da vai ii aggregati di fabbriche, disposte senza alcuna regolarità. Alle falde del colle scaturiscono le celebri sorgenti del Clituiino, di cui già avemmo ad occuparci sotto Trevi. Notevole è la diruta chiesa di San Cipriano vescovo, già dei Benedettini, eretta verso l'VIII secolo. Si mantenne chiesa parrocchiale sino a che, moltiplicatisi gli abitanti, si trasportarono ove maggiormente li attraeva la migliore aria e la coltivazione degli olivi e dove meglio potevano difendersi dalle scorrerie dei popoli vicini e dalle guerre delle fazioni, che tanto desolarono il Ducato spoletino nei secoli XIII, XIV. La parrocchia fu stabilita sul colle, in Santa Maria di Campello.
   La vecchia chiesa di San Cipriano, minacciando rovina, fu cominciata a demolire ; ina ne fu impedito il compimento a beneficio della storia e ch'Ile arti. Gli avanzi rimasti attestano lo stile dei tempi longobardi. È costruita con pietra calcare, squadrata e la forma del tempio è quadrilatera.
   Il paese è diviso hi più frazioni con molti casolari sparsi. Le principali sono Castello (516 in. sul mare), Lerrauo (532 ni.) e Bianca (290 ni.). Il territorio è in monte e in colle, a destra del fiume Mareggia ed a breve distanza dalla via nazionale Foligno-Spoleto. Produce granaglie, olio, ghiande, bestiame rinomato.
   Hirmografia. — Stiliti diruta chiesa di Sun Cipriano di Cam peli o, presso Spoleto, Lettere di Pompeo di Montevecchio Benedetti duca di Ferentilìo e del car. Pietro Fontana. Roma ÌS'U.
   Coli, elett. Spoleto — Dioc. Spoleto — P1 e Str. ferr. a Spoleto, T. locale.
   Castel ftitaldi e San Giovanni (1070 ab.).— Cenni glorici. Fu nel medioevo forte e popoloso Castello, sotto il dominio prima dei Ritaldi, poi elei Baglioni di Perugia, e quindi passato sotto il dominio dei Romani Pontefici. Più volte distrutto, specialmente sugl'inizi del XV secolo dagli Spolettimi, fu sempre riedificato, però sotto minori proporzioni. Non rimangono di esso che pochi ruderi, 1 quali bene addimostrano quale fosse la sua fortezza.
   Il capoluogo del Comune, Castel Ritaldi, è una piccola terra situata in una collinetta, a 304 metri d'altezza, presso la strada provinciale Tuderte. L'abitato conta alcuni mediocri fabbricati, tra i quali meritano considerazione l'antico monastero di Santa Maria di Scigliano, gii abbazia dei monaci Benedettini, ora villeggiatura degli arcivescovi di Spoleto; la chiesa di Santa Maria della Bruna, tutta in cemento laterizio con bella architettura del Cinquecento, e la chiesa di San Gregorio alla Pieve pel suo arco della porta maggiore in marmo paria con rabeschi e fogliami, lavoro dell'XI secolo. Il territorio, in piano ed ni colle, è fertile nella massima parte di cereali, olio e vino.