2''lG l'arte Terza Italia Centrale
della quale vogliono siasi conservala la tradizione dei respinti Caitaginesi. La porla e dei bassi tempi ; ma non vi li da dubital e elio occupi il luogo di ima più antica, eoi frammenti della quale è forse stata riedificata.
Nei sotterranei della casa Benedetti-Garosi, presso alla piazza del Mercato, e. nella parte posteriore degli orti del Vescovado, sono avanzi di un atrio o portico, a doppia fila di pilastri, di architettura del secolo VI dell'era volgare, che il Sansi (op. ciL) ritiene possano appartenere al palazzo latto edificare da Teodorico e elio i Longobardi pni mantennero ed ampliarono.
Vuoisi infine ricordare l'insigne scoperta di una sontuosa casa romana, avvenuta l'anno 188G eseguendosi alcuni scavi sotto la piazza del Municipio (cf. Notìzie dMi Scavi, 188G, p. 8, 32G). Fu riconosciuto che la costruzione spetta al se-secolo I dell impero. La casa è cospicua pei suoi ornamenti, e la fronte risponde oggi ad una pubblica via che corre al lato est della piazza. La parte, sinistra della casa si interna sotto il palazzo del Comune I pavimenti sono di mosaico e nelle pareti appariscono pitture, rispondenti, per 1 arte, al secolo cesareo. Si trovò, ben conservalo, l'atrio con l'impluvio quadrato; e di fronte al pro-thi/rum sorgeva l'ara e dietro di questa fu dagli antichi operato uno sfogo per l'acqua che racco-
glievasi in un attiguo pozzo. Nello spurgare questo pozzo si rinvenne un notevole frammento di iscrizione, su lastra di marmo, dalla quale l'archeologo lìorruann dedusse, esser questa la casa di Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano. L atrio aveva la sua rorteeon pavimentila mosaico bianco e nero. Proseguendo, davanti al vestibolo ed oltrepassato 1 impluvio e l'atrio, si giunge al ta-hliiium, vasta sala, con pavimento a rosoni, interamente scoperto. Altre stanze hanno pure pavimenti a mosaico e pitture leggiadre di figurine di .miniali fantastici, e tralci di foglie e fiori. Alcune vòlte erano decorate di stucchi.
Nel disgombro della terra, accumulatasi sopra le rovine, fu riconosciuto che la casa fn incendiata e disfatta, e dalle monete e da altri avanzi rinvenuti si potèarguireche la distruzione avvenne ai tempi di Arcadia e di Onorio; il che porta a supporre che fosse uno dei funesti effetti delle due discese di Alarico verso Itoma, nei primi armi del secolo V.
Tra gli oggetti trovali tra le terre sono da ricordare: un idolettodi bronzo, varii pezzi di osso lavorati, tronchi di colonne e varii frammenti di bronzo, di vetro e di stoviglie, nn pettine di avorio, con ornati e fregi ; una piccola ruota di avorio ed i resti di un vasetto, tagliato da un pezzo di roccia basaltica.
Tra gli edifizi di Spoleto, di età posteriori, sono da annoverarsi ì seguenti:
li Duomo (fig. 97). — Esisteva già, come chiesa di Santa Maria, nella prima metà del secolo NI, edificata, siccome pare, nel luogo di più vetusta chiesa, dedicata a Sari Primi,ino. Pro!labilmente, essendo stata diroccata nel 1155, allorché Federico prese ed arse la città, fn ricostruita poco appresso, poiché trovasi esser stata di nuovo consacrata da Innocenzo III, nel 1198. Nel secolo XVII, Urbano Vili, che era stato vescovo di Spoleto, ne ammodernò l'interno, cori l'opera del Bernini.
A destra della fronte elevasi la forre campanaria. È costruita con blocchi di travertino, quasi tutti provenienti da edifizi di età romana, e si vedono anche adoperate pietre scritte, pezzi dì cornicioni, di fregi e grandi tronchi di colonne. La parte superiore fu eseguita nel 1515 da maestro Giono di Taddeo, lombardo. Una delle campane porta la scritta: A. D. M. GGC. VI. ,locs de Perusio me fecit. Neil' ingresso centrale del tempio, s'innalzano gli stipiti, fregiati di belli ornali, nei quali, Ira due tralci snlrecciantisi, veggonsi figure curiose di animali e di putti Nello stipite destro è scolpita r/Luifoicrnsiofle di Maria e la Verdine in sei/gio, ed in quello sinistro leggesi : Gregoriits Meliorantius, che, fu certamente quegli da cui gli stipiti furono scolpiti. Sull'architrave scolpito posa un resto di cornicione romano, di bello stile. Superiormente al portico, quattro
pilastri divìdano in tre spazi la facciata e due ricche cornici trasversali formano sei spazi distinti. I pilastri di centro recano figure di am mali simbolici egli spazi inferiori, laterali, hanno in centro un tinestrone circolare, elegante. Nello spazio maggiore, centrale, miransenc altri tre e nello di mezzo, assai maggiore, figura basato su
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di ima specie di balaustra, formata da cariatidi e da colonnine. Il iinestrone è compreso in un quadrato, nei cui triangoli uiistilinei sporgono, a bassorilievo, gli emblemi degli Evangelisti; queste sculture sono attorniate da mosaici. Nei tre spazi superiori veggonsi tre archi, a sesto leggermente acuto, dei quali, il centrale, è decorato di un grandioso mosaico, rappresentante Cristo, seduto su sedia di forma romana, con la destra mano levata in atto ili benedire e lolla sinistra regge un libro. A sinistra è la Vergine e San Giovanni a destra. Negli spazi centrali leggonsi i loro nomi Le figure campeggiano su fondo d'oro, cui fa cornice un meandro di fogliami parimenti a mosaico. Sulla linea inferiore al dipinto leggesi:
t lìce est pittura qvam fecit sai placitura ; Doctor Solsternus hao sumnnis in arte modernus ;
E sotto :
Annìs mvrntis rum septem mille, dxiecnlis • Operarli - Palmerius de Saso - Trànserictis Enrici: Dìnte-
[saJve Pwcurinus.