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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2*24 Parte Terza — Italia Centrale
   Noi 1827 Leone XII riunì la Delegazione di Rieti a quella di Spoleto; ma, nel 1831, tornò a separarle Gregorio XVI.
   Nel 1860 anche Spoleto fu annessa al nuovo regno di Vittorio Emanuele IL
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   Spoleto giace sul versante occidentale della grande catena apenninica, su di un colle die si appoggia al monte Luco e raggiunge l'altezza di 453 metri sul mare alla rocca: bello e pittoresco e l'aspetto che presenta a chi vi si reca da Foligno, elevandosi a grado, su per l'erta del colle, i suoi edifìzi sormontati da campanili, cupole e torri, sui quali domina la rocca medioevale. Grande e piana è la strada del borgo ; le altre vie 111 genere sono scoscese ed anche le piazze, alcune delle quali assai ampie, sono in declivio. E assai ricca di ottima acqua potabile, che le giunge da varii chilometri di distanza e la cui conduttura venne interamente rinnovata nel 1893, con ingente spesa, sostituendo i tubi in ferro e a pressione, al vecchio, imperfetto sistema.
   Dei molti e maestosi edilizi sacri e profani che la città conta tratteremo ora parti-taniente. Le mura sono, in parte, bagnate dal fiumicello 'lessino ed ai piedi del colle, sul quale la città sorge, comincia l'ampia valle, detta di Spoleto ed anche umbra, che esten desi sino ai Tevere, sotto Perugia e che le copiose ncque che la irrigano rendono oltremodo fertile.
   Opere umbro-etnische. — A questo tempo possono riferirsi gli avanzi delle mura della città, «1 costruzione poligonale, delle quali un notevole resto avanza sul colle Sant'Elia, in quella parte del muro esterno della rocca, che guarda a siuF [(¦cesso alla porla clic esce al ponte (ielle Torri È composto di pietroni tagliati a facce poligone, irregolari; è lungo 15 111. circa e dell'altezza di 111. i 22. Lo spessore è di 111. 1.05 ed è formato da due file di blocchi
   Numerosi altri avanzi veggonsi 111 varii altri punti della città, di guisa che può ancora rilevarsi con esattezza la pianta di questa antichissima cinta, come in via Monterone, alla caserma di San Nicolò, ed in via delle Felici ; ma non potendoci dilungare nella descrizione e nello esame di ciascuno di questi avanzi, ci limiteremo a ricordare le notizie più ampie e precise che sulle mura spoletine raccolsero Petit Radei (Sopra i Monumenti ciclopici, pp. 211 segg.) e specialmente, con accurata analisi, l'erudito barone Sansi (Degli edi/ìzi e dei frammenti storici delle antichità di Spoleto: § 111, Delle mura antiche di Spoleto, pp. 40-65 e pp. 95 segg. ; Foligno 1869. Vedi anche: llollet. dell'Istit., 1880, pag. 245-40).
   Opere romane. — Dobbiamo innanzi tutto ricordare i restauri alle mura primitive che, almeno in un tratto, ove oggi sono i giardini Falconi e Fortunati, furono restaurate, sulla fine dei tempi repubblicani, dai Qualuorviri Publio Marcio Istrione e Caio Mcnio Rufo, come l'iscrizione ancora esistente re ne fa fede. La via Flaminia entrava a Spoleto per la porta di cui veggonsi gli avanzi in capo al borgo Monterone, e non molto più oltre di questa porta, in una spianata più artificiale che naturale, era il Foro, colle sue
   adiacenze, e degli erlifizi circostanti consenansi alcuni avanzi e memorie. Alla destra di chi entrava in città, dove ora e la chiesa dì Sant'Ari sano, sono alcuni resti di un tempio romano, clic da alcuni scrittori fu creduto dedicato a Marte, e presso al tempio è ancora in piedi uri arco onorano, cori pilastri di stile corinzio, clic dalle iscrizioni incise sappiamo innalzato ai Cesari Germanico e Riuso. Invia della Basilica, presso il paiiizzo del Comune, è un cospicuo avanzo ili altro tempio.
   Avanzo di nn muro di grandi pietre, ben tagliate, trovasi sul monte Luco, la cui denominazione deriva certamente da uri bosco sacro (incus), la cui conservazione importava anche per ragioni di pubblica utilità ; ed a sacro consimile luco spetta la pregevolissima iscrizione latina, arcaica, rinvenuta nel 1876 sul colle di San Onirico, a pochi chilometri da Spoleto, sulla via clic mena a Todi. L'iscrizione, riferibile alla metà in circa del VI secolo di Roma, vieta che il luco sacro sia violalo, che gli alberi e le legna siano tagliate 0 portate via. E fatta solo eccezione per il taglio della legna necessaria al solenne sacrificio che annualmente ivi si celebrava. Sono stabilite, inoltre, delle multe pei violatori. Questo insigne monumento scritto, é oggi custodito nel palazzo Comunale. Avanzi di un creduto carcere veggonsi presso la chiesetta di San Gregorio.
   Il Teatro antico rimane ancora in buona parte sotto il palazzo Provinciale e sotto le vicine fabbriche, e colla scorta della scheda ri. 634, che conservasi nella Galleria degli Uffizi di Firenze, fu rintracciato e studiato dal eh. cav. Giuseppe Sordini (confronta Notizie degli Scavi, 1891, pp. 50 segg.). Dimostrò anche il Sordini, come abbiano errato gii scrittori che vollero riconoscere