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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2*24 Parte Terza — Italia Centrale
   elio, arriso nel 9S2, ebbe a successore, nel 983, Trasmoiido IV, Indi sono registrati: nel 989, Ugo ed Ugono il Grande, morto nel 1001 Nel 1010 era duca Ranieri I, indi Ranieri II. Intanto Enrico II imperatore donò alla Chiesa romana il rimanente del ducato di Spoleto, in cambio con altri beni della Chiesa stessa, al di là dei monti. Papa Vittore II ebbe dallo stesso imperatore il restante del possesso del ducato di Spoleto e la Marca di Fermo, nel 1056. Goffredo, duca di Lorena, fu duca di Spoleto nel 1057 e successegli Goffredo il Gobbo, marito della gran Contessa Matilde, la (piale trovasi nei documenti chiamata duchessa di Spoleto e di Camerino. Morto Goffredo, Matilde, divenuta signora degli amplissimi suoi Stati, ne fece la famosa donazione alla Chiesa e morì nel 1115.
   Enrico IV imperatore frequentò il Ducato spoletmo e vi tenne dei placiti, ed ora succedonsi nel Ducato, duchi assistiti e protetti dai sovrani tedeschi. Primo ò Gnar-nieri, marchese della Marca di Ancona. Sono dnbbii Federico del 1134 e Giiarnieri II del 1143. Nel 1142 si nominano Giiarnieri III e Giiarnieri IV.
   Conviene ora dire del tremendo eccidio, della vera distruzione di Spoleto, operata dall'imperatore Federico I nel 1155. Portatosi l'imperatore a Roma, dopo solenne giuramento di fedeltà, fu coronato da papa Adriano IV. Federico ricevette in Roma il tributo della provincia di Ancona e di molte altre città umbre; ma il ducato di Spoleto gli fece resistenza per detto tributo. Adirato per questo l'imperatore, molto pili che gli Spoletini avevano fatto alcune ostilità a Guido Guerra suo ambasciatore, dette ordine di distruggere la città, che fu incendiata e rasa al suolo e lo stesso Federico così ne scrisse ad Ottone vescovo di Frisinga: < Indi noi venimmo a Spoleto e imperocché era ribelle e teneva in cattività il conte Guido Guerra e gli altri nostri ambasciatori, noi l'assalimmo. Gindizio di Dio meraviglioso e impenetrabilel Da terza sino a nona prendemmo quella fortissima città, la quale avea da 100 torri, con fuoco e con le spade nostre e pigliando spoglie infinite e molte avvampandone, le recammo in desolazione, abbattendola bigino a'fondamenti ».
   Volle poi riconciliarsi con la città e dichiarò duca della stessa Corrado di Svcvia, signore di Uerselirigeli, baliaggio Wurtemberghese di Rottveil(l); donò alcune possessioni al monastero di San Pietro di Monte Martano e, a intercessione del duca, donò, nel 1185, alla cattedrale molte pregevoli reliquie, che i cittadini ricevettero quali pegni della pace seguita. Una lapide esistente nel palazzo del Connine ricorda la miseranda distrazione di Spoleto, per opera di Federico.
   Nel 1158 trovasi ricordato dal Fatteschi un tal Guelfo VI Este di Baviera, duca di Spoleto e di Camerino. Vuoisi anche che, nel 1168, Federico I conferisse il ducato di Spoleto a Guelfo, suo figlio. Cristiano, arcivescovo di Magonza,gran cancelliere di Federico, entrò furibondo nel ducato di Spoleto, nel T174-, e lo sottomise al suo dominio, unitamente ad Assisi: segno che dovevano essere sorte differenze con la parte imperiale. Con la morte di Enrico VI, tiglio di Federico, vengono a cessare i duchi, ordinando l'imperatore nel suo testamento, che la Marca d'Ancona ed il ducato di Spoleto si dovessero restituire alla Santa Sede, cogli altri suoi domimi. Innocenzo III, della potente famiglia Conti, volle rientrare in possesso di questi Stati e da Spoleto cacciò Corrado lo Svevo, conte pure di Assisi, e questi restituì il Ducato per paura d'incorrere nella scomunica, e col Ducato restituì pure Rieti, Assisi, Foligno e Nocera.
   Nel 1198 Innocenzo III visitò personalmente Spoleto e la Toscana pontificia, accolto dalle popolazioni come un liberatore ; consacrò chiese, donò arredi sacri. Il 25 agosto, reduce da Rieti, trovavasi a Spoleto e promise agli abitanti valida difesa ed aiuto, indi
   (1) Vedi la Storia del Wurtcmherg di C. F. Staelin, l'Errata corrige che il barone Sansi fece seguire alla sua Storia dei Duchi di Spoleto e la Storia del Comuni; dì Spoleto, parte 1*, pp. 15-16, dello stesso Autore.