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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Terza — Italia Centrale
   impugnata la spada si avventò su Belisario; ma questi fu a tempo difeso e Costantino, tratto in altra stanza, fu poi miseramente fatto perire (lo., 11, 8).
   Risaliti in prestigio i Goti, riuscirono a sconfiggere, qua e là, i capitani greci che vivevano nell'ozio e nell'infingardaggine. Giustiniano spedì di nuovo Belisario, nel 544, il quale, appena giunto, prese alcune città del Piceno ed assedio Spoleto, dove a Bessa era succeduto Erodiano. Questi, per astio e dispetto concepito contro Belisario, consegnò Spoleto e passò con tutta la guarnigione nell'esercito dei Goti (Id., 111, 12). 'Potila allora ruppe in più luoghi e per lunghi tratti le mura della città e la parte più notevole dei cittadini, 11011 tenendovisi sicura per quell'andare e venire di soldatesche, riparò nelle vicine città e castella. Potila, ridotta che ebbe Spoleto in condizione che gli abitanti e i Bizantini non potessero facilmente riporla in grado di resistere alle sue armi, considerando tuttavia l'importanza della sua posizione, deliberò di non lasciarla senza guardia. Quindi, chiusi gli archi dell'anfiteatro, ampia mole che sorgeva a piò (lei colle, presso la via maestra, lo ridusse a valido castello e vi pose un presidio misto di Goti e di Greci disertori (Proc., in, 23).
   I Goti uccisero Giovanni II, virtuoso e venerando vecchio, che per cinquant'anni fu vescovo di Spoleto e solo dopo cento anni, secondo le leggende, fu la sua tomba scoperta da Gunderada badessa di Santa Eufemia, ed il corpo, trasportato nella chiesa del monastero e composto in 1111 sarcofago, fu venerato, divenendo poi il vescovo S. Giovanni compatrono della città e fu poi anche effigiato, nelle monete del medioevo, col pallio e col titolo di Archiepiscopns Spolelanus. Poco dopo, standosene Belisario a Porto Romano, inoperoso, venne a lui Marziano di Costantinopoli, uno di coloro che erano fuggiti da Roma quando i Goti v'entravano. Costui chiese d'esser lasciato andare, in sembiante di disertore, nel campo nemico, prométtendo che avrebbe fatto cosa che sarebbe stata di grande giovamento alla causa dell'Impero. Avutone facoltà, si partì. 'Potila gli fece lietissima accoglienza e, sapendo come Marziano fosse prode in armi, volle gli fossero restituiti liberi la moglie ed uno dei due figli ch'erano tra i prigionieri bizantini.
   Marziano poi tanto si adoperò che fu mandato con altri nell'anfiteatro 0 castello di Spoleto. Quivi seppe astutamente persuadere quindici Greci del presidio a ritornare alla loro bandiera, operando contro i barbari un gran fatto. E come li vide pronti a secondarlo, ne scrisse ad Oldogando, capo del presidio di Perugia, perchè venisse, con forte nerbo di genti, a prendere il castello di Spoleto. Come ride difatti apparire la detta gente, insorto coi suoi congiurati, uccise il capitano del presidio ed apri le porte ad Oldogando, clic con grande impeto entrò, uccidendo chiunque faceva resistenza e tutti gli altri fece prigioni e condusse a Belisario. Così Spoleto, venuta per tradimento nelle mani dei Goti, per tradimento tornò ad essere occupata dai Bizantini.
   Fermo l'imperatore di cacciare i Goti dall'Italia, sostituì Narsete a Belisario ed il vecchio generale, distrutto l'esercito dei Goti nella pianura di Tadino ed ucciso lo stesso 'Potila, procedette vittorioso alla volta di Roma e venne a Spoleto, dove pose guarnigione e dispose poi che fossero restaurate le mura (anno 552).
   Le vittorie dei Bizantini, le mura restaurate e la guarnigione, incuorarono coloro che erano fuggiti a tornare in città, la quale riprese così la solita sua vita. Quindi Narsete mandò armati, condotti dal persiano Cunnade, nell'Umbria, perchè con la scorta e gli aiuti degli Spoletini entrassero nel Piceno: e difatti questa regione, in breve tempo, tornò all'obbedienza dell'Impero.
   Allora il capo supremo dell'esercito governò a suo arbitrio tutta la penisola, mentre i capitani minori governavano le città ed i territorii in cui era la sede del loro comando. < In questo governo di condottieri (>hices), scrive il Sansi (<>p. cit., p. 188), sta la vera origine dei Ducati, che 11011 furono già, come per lungo tempo si ritenne, istituiti, ina solo conservati da Longino, che col titolo di Esarca succedette a Narsete nel governo,