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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Spoleto
   2:57
   tale uopo, una somma annua dei proventi del regno e commise a Fausto, preposilo, di aggiunptre altra cospicua somma di danaro, per rimettere in uso le antiche terme (Cassiououo, Varili)-., 11, :>7). Lo stesso Rustico I Ipidio, poeta e medico di Teodorico, che grandemente si dilettava del soggiorno di Spoleto, ebbe parte ili tali riordinamenti ed ornò la città di un portico e di una piazza. Vienili storici del medioevo fanno menzione di un palazzo pretorio che il re avrebbe fatto edificare a Spoleto. E ciò fu dedotto da quel passo di Paolo Diacono (De gest. rom., lib. xvn, in A.nast.), in cui è detto, che Teodorico fece edificare regie dimore in tutte le più cospicue città d'Italia, e quindi questi storici non dubitarono di all'ormare che anche a Spoleto fosse stato innalzato un cospicuo palazzo. Se questo palazzo fu veramente edificato, il Sansi (Degli ediftzi e dei frammenti stai ivi delle antiche età di Spoleto, p. 1G7) crede possa essere stato quello stesso che forse fu dipoi ampliato sotto i Longobardi ed al quale è probabile abbiano appartenuto gli avanzi di un portico, od atrio, a doppia fila di pilastri, che veggonsi sotto la casa Benedetti, presso la piazza del Mercato, dal lato settentrionale.
   Lolle cose fatte sotto il regno di Teodorico, a beneficio di Spoleto, fu la più granile ed importante il prosciugamento delle acque che e rari si impaludate nelle parti più basse del territorio. Speranza e Domizio assumevano la grande impresa, a condizione, che fossero poi loro Ceduti i terreni bonificati; il che fu loro concesso (cf. Cassiodoko, Viriar., 11, 21). Intanto, certo Isacco, di Siria, uno di coloro che passarono in Italia, fuggendo la persecuzione    Morto Teodorico e poco appresso, nel 531-, morto anche, il giovane re A tartarico, succede nel regno Teodato, chiamato al trono da Ainalasunta. Le nefandezze e la stoltezza di questi muovono Giustiniano a mettere in effetto il suo disegno di riacquistare l'Italia e fu data l'impresa a Belisario, il cui nome già erasi levato in altissimo grido per le vittorie africane.
   Approda Belisario ih Italia, nel 53G, assedia .Napoli e la prende dopo venti giorni di assedio, quindi muove verso Roma. Intanto, ucciso dai Goti Teodato ed eletto re Vitige, questi lascia un presidio a Roma e si ritrae a Ravenna, d'onde tratta la pace, per aver agio di apparecchiarsi alla guerra. Belisario entrò in Roma senza combattere e proseguì la sua marcia in avanti, e Bessa, suo capitano, occupa lami. Costantino, cui era stato commesso di riacquistare la Tuscia, passata la Nera con schiere di Sfittali e di 1 stati e di altre genti, prende facilmente Spoleto, Perugia ed altri luoghi (Pnocoi\. Bell. Golìi., i, 1G). Vitige, ciò udito, mandò a riprendere le perdute città; ma Costantino, posto presidio a Spoleto, si fece ad incontrare i capitani di Vitige, cui dette di una grande rotta nei pressi di Perugia.
   Avvenne intanto che un cittadino di Ravenna, per nome Presidio, uomo ricco e di nobile stirpe, caduto in sospetto di Vitige, fuggì e tra uni tossi a Spoleto e andò ad abitare presso una chiesa ch'era fuori delle mura, la quale (.secondo le indagini dello storico Salisi) fu quella di San Pietro. Presidio aveva portato seco alcune armi tutte guarnii d'oro e di gemine, d'inestimabile pregio e valore. Quelli che le videro, stupefatti, ne parlarono a Costantino, il (piale mandò a Presidio, Massenziolo suo scudiero, il (piale, con certi pretesti, riuscì a togliergli le preziose armi. Di ciò dolentissimo Presidio, andossene a Roma per querelarsene con Belisario (Proci., n, 8). Questi stimolò più volte Costantino a restituire le armi tolte a Presidio; ma Costantino non se ne dava pensiero, sino a che, costrettovi por le insistenze di Presidio a Belisario, rispose tii raniente che in nessun modo avrebbe restituite le armi e che piuttosto le avrebbe gettate nel Tevere. Belisario, andato in furore per l'arrogante risposta del suo capitano, ordinò che rolla forza fossero tolte le armi a Costantino ed accennò alle guardie, elio entrassero. Costantino spaventato, pensando che ciò facesse per volontà di ucciderlo,