l'arte terza Italia Centrale
credere ossero stato uh fiorente municipio. Nel 107 av. Or. fu scelta questa città, dal Senato di Roma, per confinarli Genziore dell!lliria,dopo la compitela fattane da Perseo; ma i cittadini non ne vollero sapere ed il Senato scelse allora, a tale uopo, la città di Igttritim (Io., xi.v, 43). Molto ebbe a patire Spoleto durante la guerra civile tra Mario e Siila. Nell'anno 8:2 avvenne una battaglia, Bella stessa valle spoletina, tra Pompeo e Crasso, i generali di Siila ed il luogotenente di Carbone; questi fu sconfitto e dovette rifugiarsi nella città (Appian., lì. €., i, 89). Dopo la vittoria delle anni sillane, Spoleto fu una delle città die più severamente furono pimi;e: tutto il territorio fu confiscato sotto pretesto di collocarvi una colonia militare (Fi.on., ni, 21; Zumpt., De colon., p. 251). Floro (n, 9) dice elio, Spoleto, ai suoi giorni, era inter II aliati municipio splendili insinui. In questa città Augusto ottenne i fasci consolari (Plinio, //. N., n, 19(1). Cicerone appella Spoleto colonia latina in primis firma et Hhistris (prò l'albo, 21) e divenne municipio, unitamente alle altre colonie latine, in forza della legge Giulia. 'Appartenne alla tribù Grazia.
Troviamo questa città di nuovo menzionata durante la guerra con Perugia (nel 11 av. C.), nella quale occasione somministrò scampo a Munazio Fianco, dopo essere stato sconfitto da Ottaviano (Appiano, li. ('., v, 33). Ili seguito vien di rado ricordata nelle istorie e sembra abbia continuato ad essere, sotto l'impero, un fiorente municipio (Si'iiab., v, p. 227; Pi,in., ni, 1 !¦; Ptolom., ni, 1, § M-). Vicino a Spoleto l'imperatore Emiliano pose campo allorché, per la morte di Gallo e di Voltisiano, suoi nemici, ebbe temporaneamente l'impero; e quivi pure fu egli stesso ucciso dai suoi soldati, dopo un regno di soli tre mesi (Vicrr., Epil., 31).
Spoleto trovasi in seguito ricordata durante le guerre gotiche, dopo la caduta dall'impero d'Occidente, poiché Procopio (li. Ci., in, 12) scrive, che. Totila la prese, ne distrusse, in parte, le fortificazioni In questo periodo fu considerata come luogo forte e sicuro. A Spoleto furono dati rescritti dall'imperatore Costantino, nel 326, e da Giuliano, nel 302 (Cori. 1limi, xvi, 5, 2).
In quanto alla posizione, Spoleto non era sulla via Flaminia, la quale lassava a non grande distanza, seguendo la linea Narnia-Mevania (Revagna), lasciando così sulla destra due importanti città quali erano lnlemmnu e Sjioleliinn (Stuab.. v, p. 227). Da Tacito (ITtsi., ni, (10) sappiamo che questa linea continuò cosi sino al tempo di Vespasiano; ma in periodo posteriore fu preferita la linea di percorso Internilitia-Spomiitm, come ne fanno fede gli Itìnerarii (Itin. Aut., p. 125; Itili. ILer., p. 613).
Il territorio di Spoleto fu fertile anche nell'antichità e Marziale ne. loda il vino. Il fiume Nera (Nar) divideva questo territorio da quello della Sabina.
La costituzione di Giuliano: Magistros studiarum, ecc., indirizzata a Spoleto, nel 362 di Cristo, ed il rescritto costantiniano, dato nel 326, prima che Costantino partisse d'Italia per porre la sede dell'impero a [Bisanzio, provano clic Spoleto non perde una certa ragguardevole condizione politica, fra le calamità che precedettero ed accompagnarono la caduta dell' impero d'Occidente. L'agitazione <1: tante guerre, l'andare e venire di tanti eserciti, anziché scemare, dovevano crescere autorità e pregio ad un illustre e forte città, posta sul cammino di Roma.
Al tempo di Odoacre la provincia della Tuscia, per tante stragi, per tante fughe di uomini, era divenuta quasi incolta e deserta (cf. Gelasio Papa, in Androni., 1.1) e sappiamo clic pel traboccare del fiume Marroggia e di altri torrenti, rimasti in quei tempi trasandati, in balia di sè stessi, le parti più basse del territorio di Spoleto erano state invase da acque staglianti e la città stessa era divenuta squallida, ingombra di macerie; gli edilizi guasti e cadenti.
Durante i cinque anni di guerra tra i barbari di Odoacre e Teodorico, sembra che gli Spoletini tenessero pel re ostrogoto; infatti Teodorico prese cura che la città, come dicemmo ruinosa e cadente, si abbellisse e tornasse all'antico splendore. Destinò, a