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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni ilei Circondario

  •    211
       del convento era diretto dall'abbate commendatario pru tempore, col Capitolo e consenso dei monaci.
       Violenti molestie ebbe a soll'rire il monastero e gravi vessazioni, per opera dei ministri del cardinale .Montalto, abbate commendatario, cosicché, a sedare e toglier di mezzo tali inconvenienti, In destinato il cardinale Millini che si comportò con somma diligenza e prudenza.
       Nel 1431 Martino V concesse a Giordano Orsini, vescovo di Albano e commendatore ili Farla, di fare imposizione nel distretto del monastero e ritrovando legati incerti, o utili eseguili, ne conseguisse fino alla somma di 200 fiorini ili Camera, per impiegarli nella riparazione delle fabbriche del convento. Commise anche, il papa, nel 1421, di rivedere con accuratezza le alienazioni dei beni e giurisdizioni spettanti al monastero Farfcnse, l'atte dai precedenti abaticmnmeiidatari, ili annullare le mal eseguite e le cose non bene alienate Nel 14-18 Pier Angelo Orsini donò al monastero il castello di Moiìiefalcone, con tutto i! suo territorio, ragioni, azioni.
       VI Manza del cardinale latino Oi siili, Sisto IV, nel I 111, ordinò e stabilì la divisione delle due mense, conventuale cioè ed abbaziale, a ciascuna assegnando la propria porzione di beni e di emolumenti.
       Nel 1488 il cardinale Cosimo Orsini convocò un consiglio generale ili tutte le comunità del-
       ibbadia, per pubblicare le ragioni spettanti al governo politico e militare, le quali raccolte e compilate, formarono il famoso codice, detto lo Statuto Purfense. Nel 1492 Alessandro VI incorporò alla Mensa di Farfa la chiesa di Santa Maria di Canneto, e con bolla speciale confermò la bolla precedente di Nicolò V, del 1477,
       Pio \ nel 1507 uni ed incorporò il monastero alla Congregazione di Montecassino e di Santa Giustina di Padova. In questo stesso anno il cardinale Alessandro Farnese, cacciati i Teutoni, introdusse nel monastero Fnrfense i monaci Cassinosi e ne prese possesso il padre D. Marco della Mirandola, procuratore generale dell'Ordine,
       Nel 1635 gravi fatti successero tra i cittadini di Fara ed i monaci benedettini. Quelli apportavano gravi danni al monastero. Gli odii giunsero a tale, che parecchi cittadini assalirono i monaci ed uno di questi fu gravemente ferito di pugnale. Saputasi a lloma la cosa, furono quei li Fara inquisiti e processati, e sarebbe ad alcuni stata tolta la vita, se i monaci non si fossero mostrali indulgenti e clementi. Furono in seguito stipulali alcuni patti.
       Nel 1888 uno scavo fortuito, fatto nel giardino, presso il muro del monastero, mise allo scoperto un avanzo di vetusto muro, quasi angolo di edificio, costruito a blocchi quadrati di travertino, senza calce. Dalle macerie fu estratto uii lastrone marmoreo, in cui rimaneva parte
       ili una isn izioue latina, dalla quale il chiarissimo ti F Cainiw'ini rilevò accennarsi ad un tempio, consumalo dal tempo o ila ini incendio, restaurato poi d,ili imperatore Couiuiodo tra gii anni 177 180 dell'era volgare. A questo tempio spella indubbiamente l'avanzo sopra ricordalo (Cf. \olhie de    Già aveva dubitato il chiarissimo Gamiirrini, non esser siala fortuita la costruzione del monastero ili Farfa, in quel luogo, prescegliendosi dai inoliaci i templi ove fosse stalo celcbre il culto a qualche divinità, acciocché si estirpasse il paganesimo nella gente rustica. Ed invero, narrasi nel Chronicon Pharphen.se, che il fondatore San Lorenzo, priomtus (klhorum temporibus, aveva avuto sentore clic in quodain paleo loci t/tti dicitar Aculiaitm.. nniituiiis draco habilarel. E clic il drago significasse il culto ancor superstite del paganesimo, e cosa nota. Ma rimane ancora ila conoscere la divinità che aveva cullo nel santuario sul quale il monastero fu fondato.
       Nel XVI secolo furono quasi interamente ricostruiti ed ammodernati, chiesa e convento.
       Ad est della corte che immette alla chiesa, k un ingresso decorato di sculture ornamentali, in inal ino, eseguite da artista teutouo del XV secolo. Sopra l'architrave, nel sesto ogivale, è un affresco della Vernine seduta all'or leniate, con Gesù sulle d'inocchia, ed ai lati i monaci Sant'Isacco e San Giovanni, opera ili pittore tedesco.
       La facciata della chiesa spella alla quinta ricostruzione e nei restauri del Cinquecento fu alterata e guasta. Non l imane che I ingresso, scolpito ni macino, simile all'altro suaccennato. La lunetta conliene nn affresco rappresentante, in mezze ligure, la Vergine col figlio, in alto di benedire il committente che vedesi genuflesso innanzi ; ai Liti sono i fondatori ce! monastero San Lorenzo e Santa Susanna, lavoro di scuola umbra.
       Intku.no. — è a tre navale, di cui la centrale è sorretta da venti colonne antiche, parte di granilo e parte di marmo cipollino. La parete interna dell'ingresso è occupata da una grandiosa pittura ad olio, rappresentante il Giudizio finale, e che da una iscrizione appostavi sappiamo essere opera di un fiammingo (1501). La nave centrale è decorata di affreschi che ricordano la maniera degli Zuccari. L'arcone del presbiterio fu fatto restaurare dal cardinale Ballista Orsini, nel 1494. —Nave sinistra: la prima cappella contiene una tavola ad olio, rappresentante la Vergine, San Gioacchino, Sant'Anna, San Giovanni l'allisttt, opera clic rilieusi dello Ài falli. Nella terza cappella: il Unrtirio dei Ss. Pietro e Paolo, pittura del XVII secolo. Nel presbiterio sono importanti avanzi di mosaici alessandrini, tra i quali, in una lapide leggesi: Magister Iiain hoc opus fccil.