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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario ili Rieti
   1U9
   fonisela, donilo passarono lo stretto e stabilironsi nella Sicilia a cui diedero il nome che serba tuttora (I>ioms., i, ±1).
   Dionisio è l'unico autore che ci ha trasmesso una relazione particolareggiata della conquista e dell'espulsione dei Siculi; ma essi sono registrati da Plinio fra le razze che occuparono successivamente il Lazio (iti, .rj, s. U); e questa sembra fosse una tradizione stabilita ed aminessa.
   2. Noi troviamo i Siculi mentovati frequentemente nella parte piti meridionale della Penisola, ove appaiono in istretta attinenza con gli Enotrii, i Morgeti e gli Itali, tutte tribù affini che soliti buone ragioni per assegnare alla razza pelasgica. K probabile, come suggerisce Strabone, che i Siculi, mentovati più d'una volta da Omero ìH'll'Odissea, fossero gli abitanti della costa d'Italia dirimpetto ad Itaca, e le tradizioni dei Locri Kpizetirii, riferite da Polibio (xn, 5, G), parlavano dei Siculi come del popolo nel cui territorio si stabilirono e col quale vennero primamente alle mani.
   Numerose tradizioni altresì, riferite da Dionisio, Antioco, Ellanico ed altri, concorrono nel condurre i Siculi e il loro capo eponimo (che die lor nome) Siculo (2ix£>,o;) in istretta connessione con Italo e cogli Itali: e ciò è confermato dalla relazione linguistica che si può bene ammettere fra -¦¦¦mIó- e It*Xo? (Nìebmir, voi. ì, p. 47), quantunque questa relazione non sia così stretta da essere concludente. Per quanto il permettono perciò le nostre scarse conoscenze noi dobbiamo conchiudere che le due sponde dello stretto siciliano erano popolate in un periodo dalla medesima tribù, nota ai Greci coi nomi di Siceli o Siculi, e che questa tribù era probabilmente un ramo della razza enotria o pelasgica.
   Le leggende che connettono codesti Siculi con quelli espulsi, come abbiamo visto, dal Lazio pare fossero un'invenzione posteriore, come puossi inferire dalla circostanza che Sicelo, rappresentato da Antioco di Siracusa come ricoveratosi presso Morgete, re d'Italia, era chiamato un fuggiasco da Roma (Dio.ms., i, 73).
   3.1 Siculi, o Siceli, erano il popolo che occupava la maggior parte dell'isola ili Sicilia quando vi si stabilirono le colonie greche, e che continuò per tutto il periodo del dominio greco ad occupare la maggior parte dell'interno, principalmente le regioni più aspre e montagnose, come abbiamo visto nella descrizione della Sicilia. Le porzioni più occidentali però erano abitate da un popolo detto Si cani, che gli scrittori greci distinguono uniformemente dai Siculi non ostante la rassomiglianza dei nomi. Parrebbero però identici nella loro origine e troviamo scrittori romani che li hanno per tali, fra gli altri Virgilio (Aeu., vm, 7(J5; xi, 317), il quale adopera più di una volta il nome di Sicani là dove non può intendere che l'antico popolo latino, detto Siculi da Dionisio.
   4. Più incerte sono le traccie dei Siculi sulle sponde occidentali dell'Adriatico. Plinio (in, 13, s. 18) dice distintamente che Numana (Umana) ed Ancona furono fondate dai Siculi; ma non è improbabile che ciò sia una mera confusione, (lacchè sappiamo che quest'ultima città, almeno, fu realmente fondata, come vedremo a suo luogo, dai Greci-Siciliani nei tempi posteriori di Dionisio siracusano. Quando perciò ei ci dice che una parte ragguardevole ili codesta costa d'Italia fu occupata dai Siculiani e dai Liburniani prima che fosse conquistata dagli Umbriani, sembra probabile ch'egli avesse qualche altra autorità per ciò dire. Plinio è perciò l'unico autore che faccia menzione dei Siculi sulle sponde dell'Adriatico.
   Da tutto quel che precede è difficilissimo arrivare a qualche definita conclusione rispetto alle affinità etnografiche ilei Siculi. Da una banda le notizie intorno ad essi nell'Italia meridionale, come già fu osservato, pare li pongano in istretta connessione con gli Itali ed altre tribù enotrie ed indurrebbero ad assegnarli ad un ceppo pelasgico; ma dall'altra parte è d'uopo ammettere che Dionisio li separa distintamente dai Pelasgi nel Lazio, e li rappresenta come espulsi dal Lazio dai Pelasgi, unitamente ai così detti