2*24
Parte Terza — Italia Centrale
p. 115; Aheken, Mittel Italim, p. 87). Apprendiamo altresì dai primitivi Martirologi che Santa Anastasia — la quale Ita dato ti nome al presente villaggio — fu messa a morte ni Cìvitate Thora, apud lacum Velinum (Cuiveu., Ititi., p. G84). Pare quindi probabile che il nome di Castore sia una corruzione di Cas-Tora (Castellimi Thorae) e che le rovine che vi si veggono sieno effettivamente quelle di fiora.
12. Lista (A ter»), detta da Vai rone la metropoli degli Aborigeni, è collocata da lui, secondo il testo presente di Dionisio, a 24 stadii da fiora; ma pare abbianvi forti ragioni per supporre che questo è un errore e che Lista era situata realmente in vicinanza immediata di Rieti. Già l'Ilolstenio (Nat. in Clutter, p. 114) additava un luogo a circa 5 chilometri da Rieti, sulla strada da' questa città a Cittaducale, detto Monte
13. L'ultima città assegnata da Varrone agli Aborigeni è Cotylia, o Cutilia, fra Cittaducale ed Antrodoco, celebre pel suo lago con un'isoletta galleggiante, detto da Varrone Umbilicus Italia» (quasi centro d'Italia), perchè situato precisamente nel centro della Penisola e noto ora col nome di Pozzo di Ratìgnano o Lo.tign.ano.
Fra le città del Lazio stesso Dionisio (ì, 44, n, 35) assegna espressamente agli Aborigeni la fondazione di Antemnae, Coen ina, Ficulaea, Tellenae e Tibur, o Tivoli, alcune delle quali furono loro tolte dai Siculi ed altre erano apparentemente nuovi stabilimenti. Naturalmente le notizie precedenti hanno poco valore storico; ma mirano probabilmente a distinguere le città in quistione, da quelle designate dalla tradizione come d'origine pelasgica, o colonie d'Alba.
Sallustio (Oat., 6), parla degli Aborigeni come di un popolo rozzo, senza leggi o dimore fisse, ma ciò non ò probabilmente che un'esagerazione retorica: è evidente che Varrone li considerava almeno come padroni di città fortificate, tempii, oracoli, ecc., e le tradizioni natie dei Latini intorno Giano e Saturno indicano ch'essi avevano acquistato tutte le arti primitive dell'incivilimento prima del periodo della supposta Colonia troiana.
111. — I Siculi.
Ai Sabini ed agli Aborigeni, popoli antichissimi dell'Italia centrale (dell'Umbria e del Lazio), connettonsi i Siculi, dei quali ci rimane ora a discorrere succintamente.
Siculi (ZixehÀ) è il nome dato dagli antichi scrittori ad una razza o popolo antico che formò uno degli elementi nella popolazione primitiva d'Italia, del pari che della Sicilia. Ma le relazioni intorno ad essi sono molto confuse ed incerte.
Noi troviamo 1 Siculi mentovati. 1° fra i primitivi abitanti del Lazio; 2° nell'estremo Mezzogiorno d'Italia; 3° in Sicilia e 4° sulle spiaggie dell'Adriatico. Esaminiamo separatamente queste notizie:
1. I Siculi sono rappresentati da Dionisio (ì, 9) come primi abitatori del paese detto successivamente Lazio, del pari che della porzione meridionale dell'Etruria. Erano una razza indigena, vale a dire, una razza della cui origine e delle cui peregrinazioni ei non aveva contezza. Tennero tutto il paese finche ne furono espulsi dal popolo ch'ei chiama Aborigeni, scesi, come abbiamo visto, dalle montagne dell'Italia Centrale, i quali mossero lor guerra insieme ai Pelasgi; e, dopo una lunga lotta, tolsero loro una città dopo l'altra (Dionis., i, 9, 16).
Fra le città espressamente ricordate da lui, come già occupate dai Siculi, sono: Tibur, o Tivoli — ove porzione della città chianiavasi sempre x&tóv o Sicelion ai dì suoi — Ficulaea, Antemnae e Tellenae, del pari che Falerii e Fescennium, nel paese detto ili seguito Etruria. Per tal modo, espulsi, (la ultimo, dai loro possedimenti in questa parte d'Italia, i Siculi dicesi migrassero in corpo all'estremità meridionale della