•]9C l'arte Terza Italia Otilnile
Una trailiziono trasmessaci così da Catone rome da Vairone e che il Niebnhr considera giustamente come ima delle più attendibili fra quelle che ci pervennero dall'antichità, riferisce che questi Aborigeni dimorarono dapprima negli alti distretti «alpestri intorno a Rieti e nelle valli che stendonsi di là verso il monte \ elina e il lago Fucino. Da codeste loro sedi primitive furono espulsi, come già dicemmo, dai Saltini, che piombarono lor sopra dalle regioni più alte intorno ad Ainiterno e li spinsero innanzi verso la costa occidentale: cedendo a codesta spìnta,èglino scesero nella valle dell'Amene e si sparsero a grado a grado, di là, nelle pianure di 1 Lazio. Ivi vennero a contatto coi Siculi (i presunti primi abitatori del Lazio), ch'erano allora in possesso del paese, e non fu che dopo lunghe lotte che gli Aborigeni se ne impadronirono, cacciando o riducendo in ischiavitn la popolazione Sicilia, ed ampliando il loro dominio, non solo sul Lazio, ma anche sull'intiera pianura! fra le montagne volsche ed il mare ed anco sino al fin me Liti (Dionis., i, 9, 10, 13, 14; n, 4'.); 0\t.. ap. l'risria»., v, 12, § Ciò). Sog-ginngesi chi in codesta guerra gli Aborigeni furono aiutati ila mia tribii pelasgica (i I'elasgi, secondo Dionisio, erano Greci venuti dalla Tessaglia in Italia sotto 1 notro, figliuolo di Licaone, diciassette generazioni prima della (ìuerra Trojana). Mescolati in seguito coi I'elasgi, appresero da ess, l'arte di fortificare le loro città. In timone con codesti alleati continnarono ad occupare le pianure del Lazio, fin circa il periodo della (iiterra di Troia, quando assunsero il nome di hatixi, da quello del loro re Latino (1>J0N\, i, 9, G0; Liv., i, 1,2).
Quale che sia il grado di autorità storica che noi possiamo ammettere a questa tradizione, non vi può esser dubbio ch'essa rappresenti correttamente il fatto che hi razza latina, quale la troviamo nei tempi storici, era composta di due distinti elementi: tino di origine pelasgica e strettamente affine ad altre razze polasgiche in Italia; l'altro essenzialmente diverso nel linguaggio e nell origine. Anibidiie questi elementi rint.racciansi distintamente nella lingua latina, in cui ima classe di vocaboli ha stretta attinenza con la greca, mentre un'altra classe è distinta intieramente da essa e connessa evidentemente con le lingue della razza Osca.
(ili Aborigeni si possono considerare come rappresentanti la porzione non pelasyìca del popolo latino, e ad essi possiamo riferire quella porzione del linguaggio latino notevolmente dissimile al greco. L'ovvia relazione di questo ai dialetti osclii ci trarrebbe alla (medesima conclusione con le tradizioni storiche surriferite: vale a dire che gli Aborìgeni, o CasM razza montana deirApennmo centrale, erano prossimamente congiunti agli Equi, ai Volici ed alle altre antiche nazioni italiche, compose generalmente sotto il termine di Osclii ed Àusonii, e così chiaramente distinti dalle tritai d'origine pelasgica, da una parte, e dalla grande famiglia salicilica dall'altra (xiehuiir. voi. i, pp. 78-81-; Donaldson, Varron., p. 3; Abeke.v, Mittel Italien, pp. 4f5, 47).
Dionisio ci dice che la maggior parte delle città abitate originariamente dagli Aborigeni nelle loro montagne avevano cessato ili esistere ai tempi suoi; ma egli ci ha preservato (t, 14) un catalogo di esse, pubblicato da Vai rone nelle sue Antichità, che è molto interessante. Sfortunatamente la più parte dei nomi clic contiene sono al tutto sconosciuti e i dati geografici non sono bastantemente precisi da abilitarci a fissare con qualche certezza la loro situazione.
Le recenti indagini hanno però accresciuto l'interesse del passo in questione, stabilendo il fatto, che le adiacenze di Rieti — e segnatamente la valle del Salto, distretto chiamato comunemente il Cicolano — abbondano di vestigia d'antiche città, le quali, dallo stile, poligonale, o cosidetto ciclopico, della loro costruzione, si son fatte risalire ad un'antichità remotissima.
Molfi tentativi furono perciò fatti per identificare codesti luoghi con le città mentovate da A airone, ma con non molto buon esito. Le migliori investigazioni sono quelle del Martelli, un archeologo del luogo, nella sua Storia dei Siculi (Aquila 1830J e del