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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondimi) di Rieti
   195
   procedeva    Nonostante il suo carattere alpestre, la Sabina era tutt'altro che povera. I suoi prodotti consistevano principalmente in olio e in vino, i quali, comecché d'i non primaria qualità, abbondavano e servivano al consumo delle basse classi in Roma (Graz., Carmina, ì, xx):
   Vile potabis nwdich Subì mini Cuutharis.
   Del vin Sabino a le mie mense avrai
   Non pregiala bevanda in parca cena.
   Le colline della Sabina prodiicevano anche, in copia, la pianta, nota perciò col nome di Sabina herba (detta sempre Savia), adoperata per incenso, prima dell'introduzione del vero incenso dall'Oriente. Le vicinanze di Rieti andavano anche rinomate per le razze di muli e di cavalli, e le montagne somministravano ottimi pascoli alle greggi. Sulle vette più selvaggie ed inaccessibili degli A pennini erravano camosci, sconosciuti od estinti nelle altre parti d'Italia.
   II. — Gli Aborigeni.
   Abbiamo detto sopra che i Sabini, uscendo dalle loro alte valli alpestri, cacciarono da Rieti e dalla capitale Liala un popolo, detto da Dionisio Aborigeni, il quale si ritrasse verso la bassa valle del Tevere, ove pose dimora nel Lazio e divenne da ultimo uno degli elementi costitutivi del popolo latino. Chi erano questi Aborigeni? È una quistione di grande momento nell'istoria primitiva d'Italia e meritevole perciò di una rapida discussione.
   Aborigeni ('A®^tv*f) è un nome dato da tutti gli scrittori romani e greci agli abitanti del Lazio, prima che assumessero quello ili Latini. Non vi può esser dubbio che la derivazione ovvia di codesto nome {ab origine) sia la vera e che non potè mai essere un titolo nazionale portato realmente da un popolo, ma soltanto una denominazione astratta, inventata posteriormente e destinata, coinè gli Aultietom dei Greci, a designare i primitivi ed originali abitanti del paese. Le altre derivazioni suggerite dagli scrittori posteriori - coinè Abcrrigines, dalle loro vaganti abitudini, o l'assurda, che Dionisio pare inclini ad accettare, ab fysst, dal loro dimorare nelle montagne — sono mere fantasie etimologiche, suggerite probabilmente dal desiderio di sfuggire alla difficoltà, che, secondo le ultime indagini, essi non erano effettivamente autoctoni ma stranieri venuti di lontano (Dio.ms., i, 10; A uh. Vrrr., Orig. Geni. Rovi., 4).
   II loro vero nome pare fosse Casci (Sankeius ap. Sekv., ad Ae»i, 6), denominazione adoperata poi dai Romani per significare alcunché di primitivo o di arcaico. L'epiteto di Sacrani, che il Niebukr suppone fosse altresì una denominazione nazionale, parrebbe avesse un senso più ristretto e fosse limitata ad una tribù particolare o suddivisione della razza Ma è certamente notevole che il nome di Mbwigeni dev'essere stato stabilito nell'uso generale in un periodo così primitivo come il V secolo di P.c:::r ; giacché (se si Ini a prestar fede all'accuratezza di Dionisio) esso fu già adoperato da Gallio, lo storico di \gatocle, che definì Latino re degli Aborigeni; e noi troviamo che Licofrone (che scrisse sotto Tolomeo Filadeltìo) parla di Enea qual fondatore di trenta citta nel paese dei Hureigoitoi, nome che é evidentemente una corruzione di Aborigeni (LicofH., Alex., \ NiEL'unn, voi. ì, p. 80).