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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di ilieti
   198
   primitivi Romani coinè ereditato «lai Sabini. I loro rigidi costumi e la loro morale purità continuarono invero, audio sotto il governo romano, ad essere itti oggetto di ammirazione e sono sposso addotti dai poeti dell'Impero a contrasto col lusso e le dissolutezze della capitalo, l'asti citar qui una strofa dell'ode Ad UommwH del Venosino:
   Scd naticormii mimeuiti di il il in» l'rotrs Sitbrllfx tlocta tfyiui&iM I e finire ylebas ; ri serert le Mutria ad (irbitriiuii recitos Pfrlwe ftiMt's.....
   Ma d'agresti ^uerrier figli robusti
   A le Salirne marre usi e a gli aratri: Sul dorso, a' cenni ili severe Mairi, ltiporlavan dal bosco i tronchi fusti.
   A siffatto qualità accoppiavansi — come avviene spesso fra gli alpigiani isolati dal mondo — un vivo sentimento religioso ed uno strenuo attaccamento ai sacri riti ed alle forme del culto, loro trasmessi dagli antenati. La religione dei Sabini 11011 pare differisse gran fatto da quella delle altre vicine, nazioni d'Italia; ina essi avevano parecchie deità speciali, od almeno deità sconosciute agli Etnischi ed ai Latini, quantunque alcune di esse par fossero comuni anche agli Umbri.
   A capo di esse stava Saitctts — detto anche Senio Sancus — ch'era la deità tutelare della nazione e il creduto padre del loro mitico progenitore od eroe eponimo Sabus. Era considerato custode particolare dei giuramenti e fu identificato perciò generalmente dai Romani col Deus Fitlim; mentre altri, con ragioni assai men ovvie, lo identificarono con Ercole. Ed è notevole l'osservare, che in Roma, il tempio di Beinone Sanco era appunto sul colle Quirinale.
   Fra le altre deità, il cui culto fu introdotto dai Sabini in Itoma, noi troviamo citati: Sol, Feroiii», .1 Interra e Mxniers o Marte. Minerva però era anche una divinità etnisca; e per simil guisa Irejoris, Ops, Diana e parecchi altri Dei, che voglionsi di origine sabina, erano evidentemente cornimi anche ai Latini e formavano parte probabilmente della mitologia di tutte le nazioni italiche (Varil, LL.,\, 71'-, S. Accxst,, Civ. Dei, ìv, d.'fi SciiwEGLER, Rum. Gesclt., i, pali 9ó0). Dall'altro lato, Quirino era certamente un Dio sabino, non ostante la sua successiva identificazione con Romolo deificato. Il suo tempio sorgeva sul Quirinale, al quale diede certamente il nome (Amiìroscii, Statimi, 11-0, ÌC'J).
   Annesso ai riti religiosi dei Sabini si può qui ricordare il loro superstizioso attaccamento alle arti magiche che continuarono a praticare sino ad un tardo periodo, del pari che i loro discendenti, i Alarsi ed altre tribù sabelliclie. Erano altresì rinomati per la loro perizia, o pretesa perizia, nella divinazione per mezzo dei sogni. I riti dogli aii^urii od auspicii, o predizioni dal volo degli uccelli, erano anche considerati come essenzialmente d'origine sabinica, quantunque comuni, in maggiore o minor grado, agli altri popoli dell'Italia Centrale. \tto Xavio, il celebre augure, sotto il regno di Tar-qtlinio il Maggiore, considerato da molti (piale fondatore di tutta la scienza augurale fcigen., De Divinai., u, :ìS) era un sabino e l'istituzione delle mspicia nmjora fu anche attribuita a Numa.
   Come abbiamo già osservato, il linguaggio sabinica non ci è noto che per pochi vocaboli preservati dagli antichi scrittori. Varrone, l'esto, ecc. Alcuni di codesti vocaboli coinè multa, alias, iinpi-rator, ecc., ci sono ben noti come latini, quantunque vogliansi trasportati in origine in questo linguaggio dai Sabini. Vitti, come hirptts od irpus (per lupo), curi* o 7ttiris (per spiedo o lancia), >tar (per zolfo), tela (per colle), ecc., erano estranei al latino, sebbene sempre in uso fra i Sabini.
   Una particolarità più generale del dialetto sai ùnico e che attesta la sua affinità col latino, si è ch'esso inseriva il digamma (o F, sesta lettera dell'antichissimo alfabeto greco) al principio di molte parole, in luogo dell'aspra aspirata; per tal modo i Sabini dicevano firats, fedita, fosti% (ostia, ecc., pel latino ftircus, keilus, hostis, itosiia, ecc. (Kleczr. l'Itilolog, Àbhandl., pp. 7U-7l>, Mommsbn, (?• -J- Diatekte, pp. 335-JS9). Questi due ultimi dott» autori tedeschi hanno messo insieme quel poco che noi realmente
   110 — L.« l'atri», voi. iti.