.Mandamenti e Comuni ilei Circondario di Orvieto
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una ròcca con cinque torri boti munito, o perchè i priori dell'arte potessero con maggiore sollecitudine, meglio attendere ai pubblici all'ari, fu convenuto che tutti dovessero dimorare nel palazzo p libidico. Nel te 13 fu conci auso, ad istanza del legato di Clemente V, un trattato di pace tra Perugia ed Orvieto. Nel 1310 dichiarò suo principale possesso Castel della Pieve e vi mandò governatori guelfi, i quali, essendo preponderanti, erano cagione di frequenti dissidi! e tumulti, nonostante gli sforzi fatti dai Perugini per sedarli e toglierne le cause.
Vuoisi che Gregorio XI donasse Città della Pieve a Giovami! di Siena, ma altri dicono invece la donasse al proprio nipote conte \ illata di Lorena, il quale, per mezzo di procuratori, ne prese possesso nel maggio del 1371, con grande sorpresa e sdegno dei Perugini.
Quattro anni appresso, la città era tornata in libertà e fece lega ed alleanza con la Repubblica di Firenze e con Rarnabò \isconti, duca di Milano; ma non furono per questo interrotte le relazioni amichevoli con Perugia, che sedava pur sempre i tumulti che guelfi e ghibellini facevano sorgere, e alla fino i ghibellini ebbero la peggio.
Nel 1393 Perugia mandò podestà a Città della Pieve, contro 1 patti stipulati coi l'ievesi, Pellino Paglioni; il che fu causa che Pieve si ribellasse ed i popolani, guidati da Neruecio di Oddo, assalirono la ròcca, proclamarono la libertà e si dettero a B ionio Michelotti che li aveva aiutati in tale sommossa. Biordo, col favore di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, prese il titolo di conte della Pieve. Ampliata la potenza dei Michelotti e composte le cose tra Perugia e Bonifacio IX, e respinti dalla parte dei Michelotti i Perugini che tentarono sorprendere Città della Pieve, questa fu data in governo ai Michelotti, sulla corrisposta, alla Camera Apostolica, di 1111 tributo annuo di un paio di fagiani. Ma questo stato di cose ebbe breve durata, e poco dopo Castel della Pieve, con Todi, Orvieto, Gualdo, Nocera e Spello che eransi dati ai Michelotti, tornarono all'ubbidienza della Chiesa e il papa li assolvette, ed il suo commissario Giannello, dette a Ceccolino, Ginolfo ed Egano .Michelotti Castel della Pieve, con mezzo e misto impero per anni 29 e col tributo annuo suddetto.
Braccio Fortebracci ebbe questa terra nel 1420, e dopo la «li lui morte, Citta della Pieve tornò ad essere fedele alleata di Perugia, togliendosi in tal modo dalla signoria di Cherubino della Staffa, nobile perugino, che era venuto in qualità di governatore per Braccio da Montone.
Fletto papa nel 1117, Martino V Colonna, fu sollecito di ricuperare alla Chiesa i suoi dominii e tra questi Città della Pieve.
Nel restante del X\ secolo trovatisi degni di menzione i seguenti fatti: La protezione che Castel della Pieve invocò da Perugia, per potersi difendere dalle prepotenze dei Visconti di Milano e del conte Francesco Sforza; le contese tra Città della Pieve e C'etona, castello dipendente da Siena, contese risolute spesso dai pontefici, da Perugia. Nel 14C2 una fiera pestilenza colia Pieve. Curiosa è la riforma delle costituzioni municipali, eseguitasi nel 1101, in seguito alla quale proibivano! i segnali, e le insegne che inettevansi all'esterno delle abitazioni, per denotare i partiti, del par! che le calze 0 le altre parti del vestito, che indicavano pur esse le parti 0 fazioni.
Sotto Paolo li fu sanzionata la pace con quei di Orvieto; ma le differenze furono protratte sino al tempo di Sisto IV.
Cesare Borgia fu in Città della Pieve, reduce da Sinigaglia, ove avea fatto prigioni il conte di Gravina e Paolo Orsini, ed udita quivi la prigionia del cardinale Orsini e deirli altri di questa celebre famiglia da lui odiata, ordinò fossero immantinente strangolati i due nobili prigionieri.
Giulio lì recandosi a Perugia nel 1510, onorò Città della Pieve distia presenza. Nel ,§2%ravi calamiti incolsero Città della Pieve, poiché tornando da Roma le nefaste milizie di Carlo V, parte di esse, con Svizzeri 111 maggior numero, mosse alla volta