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l'arte Terza — Italia Centrale
danni assai soffrì anche l'arte della lana, che in Orvieto aveva preso notevolissimo sviluppo. Urbano VI inoltre, dietro suggerimento e pressioni della parte Malcorina, strinse la città di assedio negli anni 1387 e 1388. Liberatala poi, le due fazioni fecero tregua e si sottomisero a Bonifacio IX. Ma pur rimanendo assopiti gli odii e non fidenti fi cittadini, fu atto invito dai fuorusciti, nel 1414, a Ladislao di Napoli, il quale venne in Orvieto, dopo viva resistenza fattagli da quei di dentro, e ne assunse il dominio, pacificandola. Ma ciò tornò male agli Orvietani, per la tirannia del vicario Tommaso Caraffa lasciato da Ladislao e dopo di lui confermato da Giovanna II che gli successe nel regno. I Malcorini, nel 1434, con l'aiuto di Francesco Sforza, riuscirono a sopraffare i Bi ffati e li bandirono dalla città, e per di più, la città fu oppressa dal violento e mal governo del Malcorino Gentile della Vipera, detto anche della Sala.
Ne] 1443 riuscì ai Beffati di penetrare in città, ed eccitati dallo spirito di vendetta, raccoltisi nella chiesa di Santa Maria, giurarono liberare la patria dal tiranno. Uccisero infatti Arrigo de' Monaldescln della Vipera, fratello di Gentile, clic reggeva provvisoriamente la città, e dopo breve conflitto, abbattuta la parte di Gentile, fu gridato pace, face., e fu questa vera e duratura e se ne celebrò il ricordo il 13 dicembre, festività di Santa Lucia, con festa speciale. Venne ricostruitala ròcca, ed abbattute furono quelle di Ripesena, di Sbema, di Bardano e della Sala. La città dipese quindi dalla Chiesa ed ubbidì interamente al pontefice. Pio II provvide singolarmente, a ciò, e poi Paolo II, con breve del 13 aprile 147G.
Nel 1814 Orvieto divenne capoluogo di distretto della, provincia di Viterbo; indi, nel 1831, capoluogo di provincia, e nel 1800 fu annessa, con l'Umbria, al regno di Vittorio Emanuele II e divenne sottoprefettnra.
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Orvieto sorge su di alto ed isolato colle pliocenico coronato da tufo vulcanico, del circuito dì quasi 5 chilometri, che elevasi sulla destra dell'amena e fruttifera valle irrigata dal fiume Paglia. La sua altezza sul mare è di 315 metri e quella soprala valle di 200 metri circa. La citta di videsi, siccome in antico, in quattro rioni o quartieri, denominati il Soliano, detto poi della Stella, la Sarancia, YOlmo, la Corsica; vanta numerosi e belli edifici, ha strade e piazze ampie, ed alcune maestose. La piazza del Duomo è una delle più belle ed imponenti che esistano. Lo Splendóre le proviene dal superbo e monumentale
DiHMno (dedicato a Maria Ss.). — Sorge nell'area già prima occupata dalle chiese di San Costanza edi Santa Maria Prisca e la prima pietra venne solennemente posta da papa Niccolò IV, nel 1290, ai 13 novembre, alla presenza di cardinali e vescovi, del podestà Gerardo di Rolan-dino Gallimi di Bologna e del capitano del popolo Ubaldo Internimeli') di Lucca, della magistratura, di tutta la nobiltà e del popolo.
Architetto e direttore dei lavori (circa il 1309) fu Lorenzo Mailani di Siena. Prima di cominciarne la descrizione è doveroso ed utile accennare all'importante e dotta pubblicazione fatta dal cav. Luigi Fumi, in occasione del sesto centenario della fondazione ili questo mirabile tempio (1891) ed intitolata II Duomo di Orvieto e i suoi restauri. il il più grande lavoro che su questo monumento sia stato scritto e la storia è corredata ili rilevante numero di documenti originali del tempo, tratti per la massima parte dagli archivi dell'Opera e del Connine.
Da alcuni di tali documenti si apprende (con rammarico e dispiacere) che ingente quantità di marmo che servì per l'esterno del Duomo, fu fatto, dal Comune, venire da Roma e dai suoi dintorni ed era fornito dai monumenti dell'età romana, che il senato e nobili famiglie lasciavano, dietro corrisposta di poca moneta, abbattere dalle fondamenta per impiegarne i materiali, i quali per il Tevereeran condotti sin presso Orte, donde poi con carri, tirati da bovi e da bufali, venivan trasportati in Orvieto.
Somministrarono, in lai modo, marmi pel Duomo orvietano, la sontuosa villa di Domiziano, tra Albano e Castel Gandolfo, il portico di Ottavia e varii altri monumenti classici, ira cui lo stesso tempio di Giove Capitolino.
Perchè la fabbrica progredisse alacremente, con pubblico decreto, essendo podestà Florio di Milano, fu posta una tassa, mercè la formazione di un catasto di tutte le terre, onde far fronte alle spese del Duomo. La prima inessa fu celebrata