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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondano di Foligno
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   Presso Sigillo è lina chiesuola dedicata a Sant'Anna, con facciata (li pietra grigia, scolpita e nel cornicione leggeri la data MDV1I. Le pareti, all'interno, serbano all'rescliì di scuola umbra, della prima metà del secolo XVI, diligentemente disegnati e dipinti.
   Interessante è l'ascensione, die comodamente può tarsi da Sigillo, del monte Cucco, non tanto per l'esteso orizzonte che. si gode dalla sommità,quanto per visitare le celebri Grotte stala/litiche che formano l'ammirazione dei visitatori e furono già descritte dai conti Girolamo e Forte Gabrielli e meglio, recentemente, dal eh. prof. Bellucci, perugino. Vi si entra mediante una fune, per un foro alto e stretto. La grotta ha diverse gallerie o cunicoli, uno dei (inali di notevole lunghezza e larghezza. Un altro è lungo circa un miglio; e sono tutti incrostati di bellissime stalattiti. Una volgare tradizione vuole che ai tempi romani si rifugiassero in questa grotta '2000 persone, ed 1 romani di ciò avvertiti, le lecere tutte perire mediante fumo.
   Il tratto della via Flaminia, nel territorio di Sigillo, conserva due bei ponti dell'epoca romana ed avanzi della via stessi! La parte del territorio, in piano, nella valle del Cliiaggio, è fertilissima di grano, granturco, olio, vino e pascoli.
   Coli, elett. Fol'gno — Dioc. Nocera Umbra — Pa T.
   Mandamento di NOCERA UMBRA (comprende 2 Comuni, popol. 8216 ali.).
   Nocera Umbra (0007 ab.).— Ct uni storici. Grande confusione si è sempre fatta dagli scrittori, a proposito del nome e delle, origini di Nocera, confondendola con l'altra città omonima, nella Campania, che gli Oschi denominarono Atfaterna, ì Romani X uff ria ed anche Constantìa.
   Nocera Umbra fu invece appellata Saceria Cumellaria e Plinio (ni, 14, s. 19) chiama gli abitanti Favonienses e Carne!Unii, denominazione sin qui sconosciuta e che Jacobilli (Di Nocera Umbra e sua Diocesi) vorrebbe spiegare dall'essere ciò avvenuto quando gli abitanti di Favolila (oggi Pieve Fanouica) si ridussero a Nocera, dopo distrutta la loro città, e (piando, distrutto il castello posto sul monte Caniellano, anche quegli abitanti ripararono a Nocera. Ma queste congetture «ansino di base storica e di verità. Stra-bone (v, pag. 227) la dice città molto popolata, di posizione importante, perchè situata sulla via Flaminia, tanto frequentata sotto i Romani e rammenta i vasi e gli utensili di legno che vi si fabbricavano. Claudio Tolomeo la pone fra le colonie costituite da Ottaviano Augusto. Della sua storia quindi ben poco conoscesi. Soggiacque alle vicende comuni alle altre città umbre, sia sotto i Romani, alla caduta dell'impero, sia al tempo delle invasioni barbariche dei Goti e poi dei Longobardi che la devastarono e rumarono.
   Nel secolo VIII Nocera fece parte dei doininii della Chiesa, secondo narra Anastasio nella l'Ha ili Stefano ///. il quale, avendo ricorso a Pipino re di Francia, contro Astolfo re dei Longobardi che aveva occupate varie terre della Chiesa, ottenne che oltre a quelle, fosse pure costretto a restituire Nocera.
   In questo tempo dipendeva dal ducato ili Spoleto e nel placito del duca Gisolfo, tenuto in Rieti nel 701, si legge, tra i nomi dei giudici, quello di Fleuterio castaido di Nocera (cf. Fattesciii, Meni, del Ducato di Spoleto, pag. 169). Quindi ebbe i suoi Conti, come le vicine terre di Gualdo, di Fossato, di Sigillo. Sotto Innocenzo III Nocera tornò in potere della Chiesa, assieme col Ducato spoletino.
   La città ebbe a patire non lievi danni a causa delle fazioni dei guelfi e ghibellini, anche qui sorte, e durarono sino a che Bonifacio IX, nel 1392, creò vicario di Nocera Ugolino Trinci di Foligno. 11 di lui tiglio e successore, Niccolò, insieme al fratello Bartolomeo, furono trucidati nel 11-21 in Ila ròcca nucenna. La dominazione dei Trinci lini per opera di Eugenio IV che mandò il Vitelleschi per riporre la città sotto la dipendenza della Chiesa.
   Nel lló-v per la sede vacante di Callisto III. Giacomo Piccinino, che per ordine del re di Napoli eia andato ad aiutare Federico di Urbino, occupò invece colle sue genti