m Parte Terza — Italia Centrale
campagne. Alla fine, dopo vigorosa resistenza, Assisi cadde, per frode, nelle mani delle milizie pontificie. Nicolò entrò per una porta segreta, intanto che Giampaolo Orsini, appoggiate le scale alle mura, presso porta San Francesco, vi fece calare le sue genti ed appiccare il fuoco alla detta porta ed a quella di San Pietro, dopo di averne trucidate le guardie. Gli orrori del sacco furono incredibili ed a qual limite giungesse la licenza delle bande, assetate di vendetta e di sangue, non è a dire. Nulla fu risparmiato e da quella sciagura la sola basilica di San Francesco andò immiine.
Eugenio IV rallegrossi col Piccinino pel buon esito sortito dall'impresa e mandò a regalarlo di una spada e di un cappello ricchissimi. I Perugini fecero anche istanza al pontefice di poter trasportare nella loro città le ossa di San Francesco ; al che il papa rispose negativamente. Alessandro Sforza fuggì di nascosto dalla rocca.
Nel 1443 Cristoforo da Tolentino, capitano del Piccinino, rompendo fede al suo signore, promise Assisi allo Sforza; ma, accortosene il Piccinino, lo fece prendere e rinchiudere nelle cupe prigioni della rocca.
Ai varii avvenimenti che seguirono accenneremo brevemente, che troppo in lungo andremmo se si volessero tutti paratamente narrare.
Eugenio IV profferì ai Perugini la compra di Assisi ed il contado se lo divisero i capitani del Piccinino, quale premio di guerra. Indi i figli del Piccinino rassegnarono la città ai magistrati di Perugia. Lo Sforza, morto Eugenio IV nel 1447, tentò di riavere, per frode, la città; ma scoperto il famigliare dello Sforza, mandato per ordire la trama, fu preso ed impiccato ai merli della rocca.
Nel 1448 papa Nicolò V visitò Assisi, accoltovi con grande allegrezza e con feste. Nel 1450 Nicolò fu nuovamente invitato dai priori di recarsi in Assisi ed il papa tenne l'invito, ed alla città concesse un proprio governatore.
Sorte nuove differenze con Perugia, Assisi si profferì a Federico di Moutefeltro duca di Urbino; la città fu allora stretta d'assedio dai Papalini e tornò quindi sotto il dominio della Chiesa. Ai mali ed ai patimenti che afflissero la città riparò in parte papa Pio II, che rimise le imposte, ridusse il cauone che la città doveva pagare alla Camera, volle si riparassero le fortificazioni e le mura.
L'anno 14S8 cominciarono di nuovo in Assisi le agitazioni popolari: particolarmente tra i Nepis ed i Fiumi, saliti questi a grande potenza. Prevalsero i Nepis e Jacopo Fiumi perde il feudo di Sterpeto, che poi ricuperò.
In nuovi tumulti tra le fazioni, i Paglioni saccheggiarono la città; e la concordia, più che dalle lente provvisioni dei ministri pontifici, fu promossa da Bernardino da Feltro; in seguito adoperassi anche molto, a tal line, il vescovo Insegna. Gli esuli furono richiamati in Assisi ed il commissario papale, Flores, costrinse i cittadini ad una tregua. Jacopo Fiumi rientrò in patria; ma assalito dai Baglioni, si venne ad accordi da ambo le parti. Furono però questi accordi rotti dai Fiumi e tirarono le armi dei Baglioni sulla città che rimase tremendamente desolata dagli orrori della guerra. Per poco tempo prevalsero i Fiumi; ina dovettero poi cedere alla potenza dei Baglioni.
Seguirono altre concordie, cui tennero dietro altrettante offese e gli atti ostili si alternarono colle pratiche di pace. 1 Baglioni, nel 1497, occupati i castelli del territorio Assisano, assediarono la città travagliata dalla fame e dalla peste. Gli Assisani, con ardito fatto, tentarono liberarsi dall'assedio, il che non riuscì loro e cresciuto quindi lo scoraggiamento, fu conclusa la pace coi Baglioni.
Sul cominciare del XVI secolo era ancora la città travagliata dalle interne fazioni e, nel 1500, Cesare Borgia deliberato di far l'impresa di Romagna, dato guasto al territorio perugino, venne nel contado assisano colle sue genti e dette guasto anche alla città. Tornò il Valentino l'anno seguente e, trovato che i gentiluomini si erano partiti dalla città, la consegnò nuovamente alle sue stremate milizie, che nou rispettarono neppure i conventi e le chiese.