Muli da meri li e Comuni del Circondario di Foligno
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già erasi data Perugia, e al 21 marzo del 1400 venne Ottobnono de'Terzi, capitano del Visconti, a prendere, pel suo signore, la possessione della terra.
Presto però ebbe la città a pentirsi della signoria del Visconti, pel mal governo dei suoi ministri. Alla morte di Gian Galeazzo, Assisi fu retta dalla vedova di lui, essendo il tìglio primogenito succeduto nel ducato di Milani. Ma non tardò molto che la città si rese nuovamente al papa.
Nel 1409 la città si die al conte Guidantonio da Montefeltro, che la resse in qualità di vicario della Chiesa. Nuovi odii tra Perugia ed Assisi sorsero nel 1414, per questioni di dominio sul castello della Torranca, elio era al confine dei due contadi, ed il possesso ne rimase ai Perugini.
Nel 1410 i Perugini assoldarono Braccio, per ricuperare molte terre e castella che avevano perduto. Carlo Malatesta fu in Assisi con 2000 cavalli e 800 fanti e forte delle genti di Ceccolino Michelotti mosse contro Braccio. Ma questi vinse, il Malatesta cadde prigione, e stretta Assisi d'assedio ebbela in breve, e tornò in Perugia dopo essersi impadronito anche di Bastia (a. 1419).
I Feltreschi la ricuperarono entrando nascostamente, di notte, per una porticella ch'era nelle mura, presso San Francesco, e penetrarono in città 2000 cavalli e 1200 fanti. Si combattè dentro accanitamente e in piazza si rizzarono poi le forche per punire quelli che la tenevano per Braccio. Udito questo Braccio subito si adoperò per porvi riparo. Accozzò quanta milizia più potè e mosse verso Assisi, lasciando in Todi il suo capitano Matteo di Provenza. Nonostante la valida resistenza dei cittadini, le milizie di Braccio penetrarono in città, batterono e straziarono gli abitatori rimasti, rubarono le case, spogliando anche le chiese dei loro arredi e saccheggiarono i monasteri. Ad ottanta fuorusciti assisani fu mozzo il capo. I fuggiaschi ripararono in Gubbio presso il conte Guido. Martino V, nel 1420, al fortunato venturiere confermò la signoria di Perugia e di Assisi, e questa città tenne sino al 1424, allorché morto alla battaglia d'Aquila, la città stessa fu ricuperata alla Chiesa. Circa il 1425 Assisi fu governata da Francesco Sforza.
Nel 1430 Martino Y die il dominio della città ad Antonio Colonna suo nipote; ma preste sorsero tumulti contro i ministri papali e, morto Martino Y, Assisi fu occupata nuovamente dal conte Guidantonio, che pare la restituisse poi ad Eugenio IV. Dopo vani disonesti maneggi la città venne in mano di Nicolò Fortebracci, contro il quale aveva indarno Eugenio IV spedito il Vitelleschi governatore della Marca, poiché i Perugini non gli dettero quegli aiuti ch'egli sperava. Sino al 1435 Nicolò tenne Assisi, e morto a Serra valle gli successe nella signoria Carlo suo figlio. Breve fu questa signoria, poiché gli Sforzeschi, guidati da Alessandro fratello di Francesco, piombarono sull'As-sisano e la città tornò cosi in potestà del pontefice. Gravi tumulti nacquero iu questo tempo tra le fazioni e lacrimevoli furono le condizioni della città, aggravate da nuove differenze sorte coi Perugini nel 141-0, per guasti dati dagli Assisani ad alcune loro terre. Il Piccinino, tirato agli stipendi della Chiesa, dalla cui parte era Perugia, mosso contro Assisi nel 1142 e per Bettona entrato nel contado assisane, occupò il castello di Costano e, vettovagliatosi, recossi a Perugia.
Fu questo indugio la salvezza di Assisi, perocché ebbe miglior agio di fortificarsi e difendersi. Ma i Perugini erano deliberati di farla finita, con lo sterminio di Assisi. Lo Sforza mandò aiuti e così gli Assisani poterono mettere insieme circa 500 fanti e 100 cavalli. Cominciarono gli Assisani con l'impresa di Spello, allor tenuta dal perugino Pandolfo Paglioni ; ina l'impresa non riuscì loro e si attirarono invece addosso nuovi e più tremendi sdegni da parte di Perugia e di Nicolò Piccinino, che mandi a monte ogni proposta d'accordo e così cominciarono le operazioni preliminari per l'assedio. Il Piccinino muoveva da Gualdo, alla testa di 20,000 combattenti e pose subito la citta in istato d'assedio, dando nell'istesso tempo guasto grandissimo allo circostanti
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