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l'arte Terza — Italia Centrale
sopravvento dì parte ghibellina per salire in maggior potenza. Occuparono Assisi, che loro si dette per togliersi all'oppressione dei Perugini. Giovanni X\II mandò una bolla da Avignone, a Giovanni rettore di Amelia, ingiungendogli di bandire le censure contro i Trinci di Foligno; del che sbigottiti questi, riconsegnarono Assisi a Perugia,
Nel 1334 Assisi aiutò Perugia nella guerra contro Arezzo; vinsero i Perugini e gli Assisani recarono, quale trofeo, in patria due colonnine da loro tolte al duomo di Arezzo e furono collocate nella porta urbica, detta oggi l'Arco de' Pucci, donde il nome di Borgo Aretino a quella contrada dì Assisi.
Nel 1345, riaccesasi la guerra tra Perugia ed Arezzo, gii Assisaui, aiutando i Perugini, andarono a campo presso Castiglione, le cui porte furono subito aperte. Ai 5 di aprile del 13G7 entrò solennemente in Assisi Kgidio Alboino?, legato pontificio, e ricevette dai cittadini giuramento di fedeltà; pose nuovi magistrati, togliendo quelli postivi da Perugia, fece risarcire mura e porte, rifabbricare sul colle la ròcca; il che quanto sapesse male ai Perugini non è a dire. Nel 137G i Perugini tentarono ili riguadagnare Assisi; ma il tentativo falli. Per essersi poi la città ribellata al pontefice, entrando nella lega di libertà capitanata da Firenze, Gregorio XI, il Iti settembre del 1377, mandò al vescovo assisane» Nicolò di Piero una bolla, comandandogli di pubblicare e far osservare nella città 1 interdetto; a ciò si aggiunse una scorreria di Brettoni nel contado, d'onde trassero gran copia di bottino e grossa preda. La guerra fra il papa e la Lega giunse a tali estremi, che Gregorio XI offri la pace, a condizione dì averne un milione di fiorini d'oro e la possessione dei luoghi ribellati; patti questi che furono sdegnosamente respinti. Intanto ben 10,000 armati del papa eransi raccolti nella valle sotto Assisi, per muovere contro Perugia; quando di subito, questo sciame di avventurieri si sciolse, spargendosi per la Toscana.
Nuovo trattato di concordia e di alleanza fu firmato tra Perugia ed Issisi, allorché preparandosi la calata in Italia di Carlo di Durazzo, i Perugini spaventati collegarousi con Firenze e Bologna, richiedendo anche gli aiuti di Assisi. Successero quindi gravi torbidi, discordie e fazioni tra le parti in cui era divisa la città. Gravissimo poi il dissidio tra Guglielmo reggitore d'Assisi e Corrado Trinci signore di Foligno, e Perugia mandò tosto per pacificarli.
Nel 1381 gli Assisani mossero ili aiuto di Perugia, che aveva mandato le sue milizie a campo intorno a Castel d'Arno, ribellatosi ai Perugini ad istigazione dei fuorusciti. Nuovi torbidi sorsero dopo il 1383. Assisi cercava ogni via per scuotere il giogo dei Perugini. Pece lega con fuorusciti, coi Michelotti e chiamarono l'old rino da Panicale, famoso venturiero, e Bartolomeo da Pietramala. Tolse Collemancio ai Perugini e mise a guasto il loro contado. S'aggiunsero ai danni di Perugia le bande (lei venturieri, capitanate da Giovanni Acuto. Ambasciatori di Firenze tentarono comporre le differenze tra le due città; ma le pratiche non approdarono a nulla.
Guglielmo, per le sue prepotenze ed efferatezze, venuto in odio al popolo, fu da questo cacciato il 20 settembre del 1385 ed il Comune lo dichiarò ribelle e bandito. Ciò fece stringere in nuova lega Perugia ed Assisi. Niente altro di memorabile avvenne negli anni seguenti, e solo le storie registrano ima serie di piccoli fatti di parte, di lotte intestine e continue rotture ed amicizie coi Perugini.
Nel 1390 Assisi era travagliata dalla fame e dalla pestilenza e Guglielmo di Carlo non restava dal provare di ricuperare la città. Nel 1391 incrudirono le divisioni e gii odii scambievoli, che Pandolfo Baglioui e Ugolino degli Arcipretri cercarono calmare.
Nel 1392 fu in Assisi Bonifacio IX e pose stanza nel convento di San Francesco e vi si trattenne dal luglio al settembre. Poco tempo dopo, Broglia, famoso condottiero di ventura, fu gridato dal popolo signore di Assisi, coi titoli di capitano generale e di gonfaloniere della città. Ma Assisi non restò per lungo tratto nelle mani dì Broglia, perchè i cittadini, amanti di novità, dettero sè e la città a Gian Galeazzo Visconti, cui