Mandamenti o Comuni del Circondario di Foligno
127
Tra gli anni 1Ì25 e 1230 era cessato l'ufficio dei consoli e l'autorità erasi concentrata nel podestà, che governava con le decisioni di un Consiglio speciale e di uno generale. Innocenzo V fu in Assisi nel 1276, di maggio, e vi accolse gli ambasciatori del Comune di Perugia. In questo medesimo anno sorsero differenze tra Perugia ed Assisi, delle quali non conosconsi le cagioni ed i risultati.
Ruppesi, nel 1282, guerra tra Perugia e Foligno, ed Assisi, collegata coi Perugini, tre volte colle sue genti die guasto al territorio dei nemici ed espugnarono la stessa Foligno, di cui abbatterono le mura; ma .Martino IV fulminò l'interdetto sopra Perugia ed Assisi e solo nel ISSÒ Onorio IV liberò i cittadini dalle censure.
Poco tempo appresso \ssisi, dietro deliberazione del Consiglio generale, pensò portar guerra a Cannata, colla quale, a cagione dì confini, erano sorte differenze. I Cannaresi ricorsero a Perugia acciò li aiutasse e difendesse. I Perugini mandarono subito ambasciatori ad Assisi intimando di ritirarsi dall'oppugnazione, essendo i Cannaresi sudditi di Perugia. Vssisi rispose fieraiuoli te, onde Perugia assalì gli Assisaui con ogni forza e dato il guasto al contado strinse d'assedio la città clic, nel 12'Jl, dovette cedere e far soininessione al Connine di Perugia.
Nel 1310 i fanti e cavalieri d'Assisi erano nell'esercito perugino che mosse, nel mese di luglio, ai danni di Todi.
Nel 20 settembre del 1310 Muzio di Francesco, potente uomo di parte ghibellina, seguitato dai fuorusciti ghibellini, fatto improvvisamente impeto in città, la prese dopo lieve zuffa e, banditi i Guelfi assisani, fu dichiarato signore della città.
Tale esempio fu imitato nelle vicine città. In Spoleto si sollevarono Guelfi e Ghibellini; questi ricorsero ad \ssisi per aiuto e Muzio spedì a Spoleto 000 cavalli e la parte guelfa ebbe la peggio. Ciò vide di mal occhio la guelfa Perugia che, nel 1320, dichiarò guerra ad Assisi. Capitanava ! Perugini il conte Gabrielli da Gubbio e cominciò coH'espugnazione di Bastia, ove trovavasi un presidio degli Vssisani; e quindi, fatta scorreria nel contado assisano, ne trasse gran preda, e disfecero i Perugini gran parte della terra, ne guastarono mura e torri e rubarono dalla chiesa dei Frati Minori di Santa Croce il corpo del beato Corrado da Officia che, insieme ad altre prede, portarono nella loro città. I Perugini inandarono il loro ambasciatore al pontefice, ili Avignone, acciò s'intromettesse come paciere tra le due città, e il papa Giovanili raccomandava si componessero le cose coH'intervento del rettore del Ducato di Spoleto. Ma Perugia ed Assisi erano ostinate alla guerra. 1 Ghibellini assisani tolsero grandissima quantità d'oro e di oggetti preziosi alla basilica di San Francesco e venderono il tutto, parte al Comune di Vrczzo, per I l,0ÙO fiorini d'oro, e parte a Firenze, il che procacciò maggiori simpatie del papa verso i Perugini.
VI cominciare del 1321 Perugia mandò a campo intorno Assisi, mentre impetrava aiuti dal Malatesta di Riininì, da Spoleto, dalla Repubblica di Firenze. Nell'aprile, Assisi fu interdetta da Giovanni XVII. Stanchi del lungo assedio gli Assisani e mancanti eli capo, perchè Muzio era segretamente fuggito, impetrarono pace ed il papa, con suo Breve da Avignone, nel 1321, sanciva i capìtoli di questo accordo.
In breve si riaccese la guerra ed Assisi sostenne nuovo assedio. Nel 20 marzo 1322 fu disteso l'atto di sommissione alla Chiesa ed a Perugia. Ma i Perugini non stettero ai patti della pace, ed entrati in Assisi si gettarono nelle case e rapirono quanto ili esse trovarono ed aggiungendo al sacco la violenza, uccisero circa 100 Ghibellini. Si abbattè parte delle mura; i Ghibellini furono cacciati e costretti ad abitare nei borghi vicini, indifesi. Le ferramenta e le porte della vinta città furono, come trofeo di vittoria, portate a Perugia.
Ma presto gli Assisani cominciarono a dimostrare il loro malcontento e di quanta inala voglia s'acconciassero al dispotico reggimento di Perugia. Durante la calata del Bavaro in Italia (1327-1330), Ugolino Trinci e Corrado suo nipote, profittando del