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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Foligno
   130.
   Ducato ad Innocenzo 111. Intanto gli Assisani, pigliate le anni, assalirono ed assediarono la ròcca, che in breve ottennero e rivendicarono dal Tedesco e poi smantellarono dalle fondamenta. Distrutta la ròcca il popolo1, per meglio assicurarsi i diritti ricuperati, cinse la città di valide mura, essendo console Biiombarone e poi Tancredi ed architetti furono Contadino di Bartolo e Lombardo di Brunello.
   Nacquero poi contese e dissidii tra il popolo ed i signori e si corse alle armi, nel 1199. \ questa guerra presi1 parti anche Francesco. Combattè anch'egli tra le ti la degli Assisani contro Perugia e vi rimase prigione con altri dei suoi. E questa guerra contro Perugia fu cagionata dal ricorrere che fecero ad essa alcuni dei nobili, impotenti a resistere contro la furia del popolo tumultuante. Oli Assisani, nel 1202, ebbero la peggio e furono rotti dai Perugini. Francesco è detto, in questa occasione, dai biograti prode e nemico di viltà. Tornato in patria, dopo un anno di prigionia, verso la line del 120,5, assistè alla solenne pace, conclusa nel duomo, tra ì buoni uomini e gli nomini del popolo. Francesco divisò poi di recarsi in Puglia per combattere con Gualtiero di Brenna, che disegnava, auspice Innocenzo III, di cacciare dal reame gli Alemanni. Si mise in viaggio; ina giunto a Spoleto si ammalò e deposto, per sogno misterioso, ogni pensiero di milizia, tornossene in Assisi. Fi in breve distaccatosi dai compagni, dagli amici, sentì il bisogno della solitudine, della contemplazione, della preghiera. Recavasi di frequente in una cripta, prossima alla citta, e forse nei dintorni di Santa .Maria Maggiore.
   Nel 120Ò Ai-si-i parteggiò per Filippo di Svevia, capo in Germania del partito ghibellino e Filippo stesso, con diploma del 29 luglio (Archivio segreto del Connine), dimostrò benevolenza speciale verso la città. Nel 120G Francesco fu in Roma e veduto il fasto della Corte del vicario di Cristo tornossene in patria, fermo nel proposito ili far ,iv ivere la casta vita del Cristianesimo primitive, per cui diceva dover l'innovellarsi la Cristianità tutta e 1 Italia, divisa e lacerata dalle fazioni e dagli odii di parte. Si dette tutto a preghiere e digiuni ed a visitare i lebbrosi, servendoli negli uthzi più vìi e in seguito a visione avuta nella chiesuola campestre di San Damiano, vende sue robe e cavalli a Foligno e chiede di entrare come famigliare presso :1 custode di >an Dannano. L'effetto prodotto in Assisi dalla vita e dalle virtù di Francesco non tardò a risultare. Due cittadini, Bernardo da Qnintavalle e Pietro Cattaneo, gli si offersero per compagni ed imitatori. \ questi aggi unge si tale Egidio, popolano, uomo di senno e di vivacità singolare. Di nuovi seguaci s'accrebbe la schiera dei quattro, i quali insieme fecero escursioni nella Marca anconitana ed in Toscana. In capo a tre settimane Francesco ebbe dodici segnaci e raccoltili a Santa Maria degli Angeli, presso Assisi, dettò loro la Regola e, nel maggio del 1209, andossene a Roma, a chiederne l'approvazione a papa Innocenzo, la (piale ebbe dopo 11011 poche contrarietà e titubanze. A ipial segno salisse d'allora in poi l'autorità sua in Assisi, scritti contemporanei e monumenti il provano.
   \ ers i il 1312 cresciuta era in sommo grado in Assisi la parte popolare, che nell'interesse della consolare dignità, fece erigere ai rettori del Comune un suntiioso palami), alla cui costruzione concorse Maccabeo abate di San Benedetto con tutti i suoi monaci, quello stesso Maccabeo ( he aveva cooperato ali istituzione dei Frati Minori, concedendo a Francesco il luogo di lwzMncokt.
   Accennammo già all'origine dell'Ordine dei Minori, ora diremo brevemente della costituzione e dello scopo della Regola. Ciò che più raccomanda Francesco è la carità e la povertà, e su questa compose il mirabile carme da cui Danti» (l'tiradiso, e. Il) trasse quei maravigliasi suoi versi. Vietava ai suoi condiscepoli dì nulla possedere in proprio e dì ricevere mercede, in danari, del lavoro. Alla povertà volle congiunta la obbedienza, A chi voleva entrare nel suo Ordine era innanzi tutto comandato di rendere il mal tolto e di far pace coi nemici: due condizioni che miravano, in quel