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Parte Terza - Italia Centi ale
seguente, portandogliene le chiavi, e Braccio vi rimise i Chiaravallesi o Clara valli, fuorusciti, del che provarono gran dolore i Perugini, clic temevano la vicinanza di cosi potente nemico. Ma l'elezione di Martino V, nel 1417, fece tornare in pace lo Stato della Chiesa. Nel 1428 si pacificarono Perugini e Todi ni; un nobile perugino, certo ìuesscr Mariotto, fu mandato a Todi per comporre le cose. Eugenio IV, nel 1432, conferì in vicariato, a Francesco Sforza di Cotignola, la terra di Toscanella, aggiungendovi la signoria di Todi e di Gualdo, coll'obbligo però di pagare un canone annuo di 130 fiorini d'oro. Ma lo Sforza non ubbidì, e dopo poco, stimolato dal Visconti di Milano, si die ad occupare lo Stato della Chiesa e principalmente la Marca, sotto pretesto di far conquiste a nome del concilio di Basilea.
Nel 1433 invase Todi, Amelia, Terni, Otricoli. Il papa dovè cedere, nel 1434, la Marca in vicariato personale allo Sforza. Divenuto pertanto vicario generale della Chiesa, Todi sottoscrisse un solenne capitolato, per l'assoluta conservazione di tutte le leggi e statuti della città. Ma il Visconti inverti poi le parti e quantunque suocero dello Sforza, gli mosse contro Eugenio IV, al quale offrì le sue forze al comando del celebre Nicolò Piccinino. Questi si impadronì di Todi, cedutagli, per trattato, dagli stessi cittadini, Ma nel 1444 lo Sforza potè ricuperarla, insieme alla Marca.
Todi ospitò varii giorni, nel 1449, Nicolò V, fuggito da Roma a cagione della pestilenza che vi infieriva, l'io II vi dimorò, nel 1409, circa un mese, colla sua corte, allorché recavasi al congresso di Mantova e vi ricevè gli ambasciatori di Carlo VII di Francia e di Ferdinando 1 di Napoli. Federico III, reduce da Roma, tornando nei suoi Stati, si fermò a Marsciano, dove andò a complimentarlo un'ambasceria da Todi, portandogli ricchi doni ; ed allora limperatore, in segno del suo gradimento, accordò di fregiare lo stemma della città della corona imperiale. Paolo II riedificò la fortezza di Todi. Gravi tumulti e disordini contristarono la città, nel 1174, provocati dalle fazioni capitanate da Matteo da Canale, da una parte, e dalla famiglia degli Atti, dall'altra. Si incendiarono reciprocamente le case; ed alla fine, sopraffatto, Matteo dovette uscire dalla città, ed i magistrati di Perugia, in segno di speciali riguardi e deferenza verso la vicina Todi, vi spedirono Giacomo di Teo, onde porre fine a queste sanguinose scene.
Indi il cardinale della Rovere (poi papa Giulio II ) pertossi in Todi per gli avvenimenti accaduti e vi destinò alcune compagnie di fanti e di cavalli, ai comandi del Varano da Camerino e di Braccio Bagliom da Perugia. Questi fece prigioniero il castellano ed altri che erano nella rócca e poi, insieme al Varano, pose a sacco le case dei cittadini, derubandole, devastandole.
Sotto Innocenzo Vili riarsero le contese tra i guelfi ed i ghibellini e nel 1488 Todi, con altre città umbre, tentò scuotere il dominio della Chiesa ed il papa dovè prendere gli opportuni provvedimenti per ritornare all'ubbidienza quelle città. Nuove contese e discordie sorsero ni Todi tra la fazione dei Chiaravalli e quella dei Catalani e giunsero a tale, che un esercito, forte di 8000 uomini, comandato dal tedino Vittorio Chiaravalli marciò a danno della propria patria, dev astaudone orribilmente il territorio, e non si ebbe piace sino al 1197.
Altre crudeltà preparò alla città il cittadino Altobello, che oltre a varie uccisioni commesse, arse e distrusse le campagne circonvicine. Alle invocazioni dei danneggiati, sì mosse Vitcllozzo Vitelli, capitano di Cesare Borgia, e l'Altobello pagò con straziante morte la pena dei tanti misfatti commessi. Gravi pestilenze travagliarono Todi nel XVI secolo, per le quali due terzi degli abitanti perirono e rimasero abbandonate le case dei sobborghi ch'eransi andati man mano formando nei pressi della città, di guisa che oggi non conservansi che poche e smantellate mura dei sobborghi medesimi. Leone X, con breve del 10 aprile 1517, esortò i Todìni a muovere ili aiuto di Perugia minacciata dal duca di Urbino. L'anno 1535 la città ospitò Paolo III, che recavasi da Perugia a Roma. Sotto il pontificato di Urbano Vili e di Innocenzo X, anche Todi