Mandamenti e Comuni *lt-l Circondario ili l rosiuone
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occupati da palazzi; lungo il quarto stendessi un parapetto in pietra clic dà sul margine del colle Da questo si gode (li una prospettiva bellissima. Tutta la valle latina stende,si pittorescamente e. nella sua svariata bellezza davanti allo sguardo dell'osservatore. La catena dei Lapilli, sparsa di paesi: Vrtena, Segni, Gavignano, Gorga, Sgurgola, Morolo, Supino, Patriea; monte Cacume, monto Gemma e la catena dei Volsci con Ferentino, Fresinone, l'oli, Cerna ra, Ceccano ; verso l'orna l'immensa pianura deserta, circoscritta dai monti Preuestini e dai Laziali, tale e rinimenso panorama, splendido in tutte le sne parti. Dal lato opposto il paesaggio è diverso. La roccia, posta ad oriente di Anagni, è nuda, brulla, ripida; è una regione selvatica ove torreggia il villaggio di Acuto, simile ad un nero nido d'aquila.
La Cattedrale, ben conservata, di Santa Maria, bell'edifìzio, dichiarato monumento nazionale, fu edificata nel 1074 per opera di San Pietro Vescovo, e, sebbene più volte rinnovata, Ira serbato il suo carattere originario gotico-romano. La facciata è dì architettura rozza e pesante, con un frontone tozzo, ornato di una semplice cornice e nel centro una finestra ad arco tondo, senza ornati e sotto un'altra, rotonda e più ampia, aperta evidentemente in tempi posteriori.
Internamente il Duomo è ampio e bello, non m forma di basilica, ma in istile gotico misto e con tre grandi navate. Nel coro grandioso, a vòlta alta e in forma di croce, si ammira il famoso candelabro pel cero pasquale, in candido marino e a mosaico col nomo di Vasaletto e sorretto da ima figlila accoccolata: ora il candelabro ed altri avanzi del coro antico si conservano in un museo. L'intiero pavimento della chiesa, restaurato nel ISSO, ò del più splendido opus alexandrinum, lavoro del maestro Cosma, marmorario l'ontano, come attesta un'iscrizione conservata nel museo di questa cattedrale.
Qui, nel giovedì santo del 1159, Alessandro III scomunicò il grande imperatore Bar-barossa. Quivi ancora i cardinali elessero Innocenzo IV, dopo di aver ricevuto la lettera furiosa dell'imperatore Federico II cheli chiamava figliuoli di Belial. In codesta chiesa altresì (7 settembre 1303) Bonifacio Vili indossò la stola di San Pietro e la tiara e tolta nell'una mano la croce e nell'altra le sante chiavi, aspettò l'arrivo dei Francesi di Filippo il Bello, i quali, istigati da'suoi nemici ereditarli, i Colonna, avevano sforzato le porte della città riversandosi per le vie al grido di: Vive le mi de Fi ance et meure Bonìface! Il quale fu preso e consegnato da Sciami Colonna al Nogaret, capitano di Filippo il Bello, che l'ebbe poi a beffeggiare menandolo in giro sul dorso ili un cavallaccio, con la faccia rivolta alla coda. Ben lo liberarono gli Anagnini insorti e il ricondussero a Roma in trionfo, ma il vecchio, affranto, inori in breve di dolore, L'Alighieri, che altrove rampogna aspramente Bonifacio e flagella i turpi vizi della Corte romana, così si scaglia, in quei versi famosi, contro Filippo il Bello (Purg., xx, 89):
Veggio in Alagna entrar lo fiordaliso E nel vicario suo Cristo esser catto ;
Veggìolo un'altra volta esser deriso, Veggio il nuovo Pilato si crudele, Veggio l'innovellar l'aceto e 1 fele Che ciò noi sazia, ma senza decreto,
E tra vivi ladroni esser anciso. Porla nel tempio le cupide vele.
Tornando ora al Duomo soggiungeremo, che due cappelle, alla sinistra, sono piene di memorie dei Caetani. In una leggesi un'iscrizione greca e nell'altra è un dipinto della Madonna, del 1335 e il grande mausoleo noto col nome di Sepolcro della famiglia di Bonifazio (Caetani) lavorato dai Cosmati, autori del pavimento suddetto (Magister Cosmas, civis liomauus, cuni jiliis suis Luca et Iacopo).
Nel tesoro, in sagrestia, conservatisi parecchi paramenti sacri donati da papa Bonifacio Vili ed altri oggetti di sommo valore artistico-archeologico. Ma la parte più interessante del Duomo è la cripta o cappella sotterranea, consacrata ai santi di Anagni, che son numerosi e la cui storia vedesi dipinta sulle pareti, in antichissimi freschi.
06 — li» Patria, voi. III.