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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circortdnrio di Fiosinoiio
   511
   La prima me turione «logli Equi nell'istoria di Roma occorro durante il regno di Tarquinia Prisco, il quale mosse lor guerra con buon successo e li ridusse ad una sottomissione aliueii nominale (file., De Rep., u, 20). Seguirono poi lunghe, costanti e herissinie lotte secolari fra gli Kqui e i Romani, i quali nella campagna decisiva del 304-av. C. tolsero loro 41 oppidu e città incendiandone e distruggendone la maggior parte, sì che persino i nomi ne andaron perduti.
   Le sole città assegnate espressamente agli Equicoli da Plinio e Tolomeo sono Carseoli, nell'alta valle del Turano e 01 ilentia in quella del Salto. A queste si possono aggiungere Alba Fucensis, Nursa, mentovata da Virgilio, nel passo precitato, qual sede principale degli Equicoli e il cui sito è al tutto ignoto e alcune altre ricordate da Plinio.
   Gli Ernici presero il nome dall'antico vocabolo sabinico, o marsico, herva, signiticante roccia, nome calzante al carattere del loro paese,l'fkniica Saxa di Virgilio (/''«., vii, 684). Abitavano l'alta valle del Trero, o Sacco, in un col distretto montagnoso, a nord di questo li uni e e confinavano con gli Equi verso il nord e coi Volsci a sud ed a est.
   Anche gli Ernici compariscono primamente nell'istoria di Roma sotto il regno di un altro Tarquinio, il Superbo, col quale pare stringessero dapprima un trattato d'alleanza. In seguito però, dopo la grande invasione gallica, scoppiaron dissidi! ed ostilità, finché furono sottomessi in una sola campagna dal console Q. Marcio (Liv., xi, 42, 43; Fasi. Capii.). D'allora in poi gli Ernici scompariscono dall'istoria. Dovettero ottenere i pieni diritti di cittadini romani in forza della Lex Julia nel 90 av. 0. Le sole città elio si possono assegnar con certezza agli Ernici sono: Anagnia, capitale o città principale, Fèrmtiunm, Alatrium e Verulae, a cui [mossi aggiungere la città detta Capital imi (ora Piglio) e probabilmente anche 'l'rebiu. Frusino (ora Fresinone) par fosse una città volsca piuttostoehò ernica, come vedremo, quantunque possa aver appartenuto in origine agli Ernici.
   Incominciando dai tempi romani e a traverso i ìnedievici, sino agli ultimi nostri, i recessi selvosi di queste contrade furori sempre il ricovero più o inen frequentato dei malandrini o briganti. Già sotto l'imperatore Severo alcune orde di malviventi spargevano con le loro ruberie il terrore nelle possessioni delle più doviziose famiglie eroiche. Sul principio del terzo secolo stavano sotto il comando di certo Felice Bulla che fu preso e dato 111 pasto alle belve.
   Nelle guerre dei bassi tempi, nelle susseguenti fazioni civili ed anche sotto il pontificato dei papi più severi e risoluti ad estirpare il brigantaggio, perduravano le scorrerie e le rapine in quelle alpestri regioni. A nulla valsero i provvedimenti energici di Sisto V e quelli ile' suoi successori, nò fu più fortunato, nel secol nostro, il cardinale Consalvi, alternando con la severità, la mitezza. Qualche effetto migliore ottenne Leone XII, disperdendo in paesi remoti le famiglie dei briganti e dei loro manutengoli, rendendo mallevadori i Comuni e fondando scuole popolari. Negli anni che precedettero l'annessione delle Provincie napoletane al regno d'Italia il circondario di Fresinone fu il più infestato dal brigantaggio indigeno e da quello del Napoletano, per l'asprezza dei luoghi e la facilità di sconfinare da una parte e dall'altra.