•110 Parte Terza — Italia Centrale
divisamento del pontefice, che volle snp]dire col suo proprio peculio all'occorrente spesa. Questa magnifica Confessione fu compiuta nel 18G5, ed oltre ad essere ricca di rarissimi marini, rimane pure abbellita da alcuni affreschi ilei cav. Francesco Podestà. Essa racchiude l'insigne reliquia della culla di N. S., ed i corpi di S. Mattia apostolo, di S. Epafro, di Santa Romula e di Santa Redenta.
Nel 1877 il Collegio dei cardinali fece collocare nella basilica la statua in ginocchio di l'io IX, opera del Giacomelli, credendo che egli l'avrebbe scelta per esservi seppellito, ma preferì invece San Lorenzo extra anuros.
Dei musaici che fregiano la basilica di Santa Maria Maggiore, così parla il Grego-rovius: < Per altezza ed unità di concetto essi superano tutti gli altri di Roma, e, prossimi per purezza di stile agli antichi, sono un bel monumento dell'ultimo splendore dell'arte romana del secolo V >.
Fra le cappelle Sforza, Cesi, Patrizi, ecc. primeggiano le due laterali suddette, la Sis>ina e la Paolina. La prima fu fatta costruire da Sisto V su disegno del Fontana; è ricca di martìri e di altri ornati e contiene la tomba di Sisto V, con la sua statua, del Valsoldo, e quella di Pio P, di Leonardo da Sarzaua, con sarcofago di bel verde antico e ornati in bronzo. La cappella Paolina, o Borghesìa no, dei Borghese, nel lato opposto, edificata da Paolo V nel 1608 sul disegno di Flaminio Ponzio, è notevole per la magnificenza delle sue decorazioni architettoniche. Notabili i due monumenti sepolcrali: quello di Paolo V (fig. 84). con bassorilievi e statuette del Puonvicino, del Busi e di altri della scuola del Bernini e quello di Clemente Vili (Aldobrandini), con bassorilievi del Moclii e di Pietro Bernini. Le statue dei due pontefici sono di Siila da Viggiù.
Degno d'attenzione è il Battistero (fig. 85), che precede la sagrestia. Cinto da una elegante balaustrata di marmo è collocato nel mezzo il fonte, formato danna gran tazza di porfido rosso di un sol pezzo; il basamento che la sostiene è pure di porfido; ma i serafini e i festoni che l'ornano sono in bronzo dorato. Di metallo dorato è pure il coperchio della tazza, distribuito in otto scompartimenti, divisi da eleganti cornici ed altri fregi; presenta in essi l'effigie della Vergine col Divin Figliuolo e le insegne delle Patriarcali Basiliche (il triregno con le chiavi). L'ornato superiore di gentile disegno sostiene la statua del Precursore in atto di battezzare, pure di metallo. Nella navata minore destra fra la cappella Sistina e il fondo della navata stessa, verso la tribuna, venne eretto il monumento al cardinale Consalvo Rodriguez (fig. 86), vescovo di Albano, defunto nel 1229. La pittura superiore è m musaico, eseguita da lino dei Cosimati, celebri artisti in quel genere.
San Paolo fuori le Mura (vedi 3 Tavole). — A due chilometri fuori porta San Paolo, sulla strada per Ostia, donde l'altro suo nome di Basilica Ostiensis. Prima del terribile incendio del 16 luglio 1823, che la distrusse quasi per intiero, era il maggior tempio di tutta la cristianità, più grande ancora di San Pietro in Vaticano. Fu incominciata dagli imperatori Valentiniano li e Teodosio nel 388, sull'area di una basilica più antica, fondata da Costantino sulla catacomba di Santa Lucina, matrona romana, convertita al Cristianesimo, in cui vuoisi fosse seppellito San Paolo dopo la sua decollazione. La Compì Onorio nel 391 e Leone III la ristaurò nel secolo Vili. Vi si contavano non meno di 130 colonne, la più parte antiche e formanti la più bella raccolta di colonne del inondo. Pio VII, già monaco benedettino nell'attiguo convento, era gravemente ammalato quando scoppiò il suddetto incendio e morì senza averne contezza.
Leone XII nominò ima Commissione di cardinali, accademici di San Luca ed architetti. per procedere alla ricostruzione dell'arsa basilica. Un'enciclica invitò tutti i vescovi e i credenti a contribuire alle spese; conquesto contribuzioni ed un annuo assegno governativo di 50,000 scudi, la riedificazione della basilica fu compiuta in 30 anni dagli architetti Pasquale Belli, Bosio e Cainporesi, dal 1833 da Luigi Poletti e dal 18S3 da Grazioli Nel 1840 Gregorio XVI consacrò la navata transversale e l'altare