Roma odierna
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Sala capitolare, por Io adunanze dei canonici, con una statua marmorea di San Pietro e frammenti di freschi di Melozzo da Forlì (1472), provenienti dalla tribuna dei Ss. Apostoli o rappresentanti 11 angeli che suonano vai ii strumenti. L'ornamento principale consisto però nei dipinti pregiatissimi ili Giotto, eseguiti d'ordino del cardinale Stefa-nosclii per l'antica basilica e creduti capolavoro del sommo maestro. Sono tre tavole dipinte da ambedue i lati e così giudicato dai signori Crowe e Cavalcasene : < Queste pitture basterebbero a provare che Giotto fu il fondatore della nuova scuola pittorica >.
Sacrestia dei Beneficiati, simile in tutto a quella dei canonici, con un quadro sull'al-taro di Girolamo Muziano, rappresentante la Consegna delle Chiavi a San Pietro. Incassato nel muro dirimpetto è il celebre Ciborio di Donatello, già in una cappella presso la basilica antica e riconosciuto, non ha molto, da A. Schmarzow. Ha due angeli ai lati e sopra, un bassorilievo della Deposizione. Assai lodato dal Vasari, è di una larghezza insolita di stile, a cui va congiunta una sorprendente espressione drammatica e forma comico ad un'immagine antica della Madonna, detta della Febbre, di scuola senese, che stava nell'antica sacrestia.
Sala del vestiario dei Chierici beneficiati, con alcuni quadri dell'Abatini, del Muziano, d'Ugo da Carpi e un grandissimo armadio fatto fabbricare da Clemente XI per riporvi i paramenti sacri e le ricche argenterie, fra le altre, 6 candelieri d'argento dorato, del Celliui e 2 di Ant. Gentili, su disegni di Michelangelo e i (lue candelabri del I'ollajuolo.
Nella Guardaroba si conserva la celebre Dalmatica di San Leone III, tessuto bizantino, di seta azzurra, con ricchi ricami d'oro e di argento ritraenti il ritorno di Cristo e la Coena Domini e con iscrizioni in greco, di grande bellezza, e che, secondo la tradizione, servì, dopo Carlomagno, di paludamento agli Imperatori nella loro incoronazione.
NcllMrcfiivio, sopra la sacrestia, si conservano codici antichi, classici, ecc., e la Vita di San Giorgio con miniature di Giotto, le quali, secondo i precitati Crowe e Cavalcasene, vogìionsi piuttosto attribuire ad Oderisio da Gubbio.
Sacre Grotte Vaticane o Sotterranei.
Nella costruzione della nuova basilica se ne alzò il piano per preservarla dall'umidità. Si lasciò quindi intatto il pavimento dell'antica e l'infima parte di essa per ni. 3 i Codesto spazio fra l'antico e il nuovo pavimento forma appunto le Sacre Grotte Vaticane, nelle quali furono allogati tutti quasi i monumenti della basilica antica. Consistono codeste Grotte in un ambulacro circolare, corrispondente al corpo rotondo della cupola e nella navata della chiesa antica e vi si scende per una scaletta praticata sotto la scala di S. Veronica, la quale conduce subito ad un altare. Le Grotte dividonsi in Grotte Muove e Grotte Vecchie.
1. Grotte Nuove. — Entrando e piegando a destra incontransi due delle cappelle originali, la prima dedicata a S. Maria in Portico, detta anche Madonna della Bocciata, da un dipinto molto danneggiato della Vergine, attribuito a Simon Menimi, che stava sotto il portico dell'antica basilica. In ambedue i lati son parecchie tombe antiche, statue dei Ss. Giovanni e Matteo provenienti dal monumento a Nicolò V (1455) ed una di S. Pietro, del portico dell'antica basilica, opera di Paolo da Siena; parecchie iscrizioni cristiane primitive, una statua di Benedetto XII ed una veduta dell'antica basilica di S.Pietro.
Rientrando nel corridoio circolare incontrasi la cappella del Salvatorino e, presso ad essa, la croce marmorea che incoronava la facciata della prima basilica. Fra la cappella di Santa Maria del Portico e l'attigua della Madonna delle Partorienti è un curioso musaico di Nostro Signore in atto di benedire: è del secolo X e stava sopra la tomba di Ottone II, nell'atrio della vecchia basilica; e son vi anche statue dei due San Giacomo, dal monumento di Nicolò V, parecchie iscrizioni cristiane del V e VI secolo, un musaico