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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 ionia odierna
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   idwMrlic od altri olio lo torme di Severo eran vicine a quelle di Nerone, Probabilmente quelle di Severo erano un'aggiunta a quelle di Nerone. Stavano ira la chiesa di S. Mustacchio, pia «a Navoua, piazza Madama, e il Pantheon. La chiesa di S. Luigi de' Francesi il palazzo Madama, ora del Senato, sorgono sopra una porzione di esse.
   Le terme di Nerone furono edificate, secondo Eusebio, nel 05 ili C., e quelle di Severo verso il J-2'l \vanzi considerevoli furono scoperti a varie riprese sotto piazza Navona, il palazzo Giustiniani, e il palazzo Madama. Anche la chiesa di S. Salvatore ili Thermis ideutilica il luogo. Il solo residuo visibile al presente è l'emiciclo esistente nella stalla di un albergo in piazza Rondatimi. Le due colonne aggiunte al portico del Pantheon da Messa udrò \ Il furono tolte da codeste terme, le quali dovevano essere ricchissime e sontuosissime, coinè rilevasi dal gran numero di statue, busti, bassorilievi e altri marmi rinvenutivi e parte dei quali conservatisi nel vicino palazzo Giustiniani.
   Terme di Costantino. Al sommo del Quirinale, nell'area coperta ora dalla Consulta, lai palazzo Rospigliosi e dalla villa Aldobramlini, Furialo costruite nel 32fi di C. e restaurate, giusta un'iscrizione nel detto palazzo, da Petronio Perpenna, prefetto della città, nel IV secolo, dopo di esser rimaste per lungo tempo neglette. Fino al secolo XVI se ne videro avanzi ragguardevoli che furono poi rimossi da Paolo V per fabbricare il palazzo Rospigliosi. Le parti più interessanti che ne rimangono sono alcuni bassorilievi, busti iscrizioni e statue nel casino del suddetto palazzo Rospigliosi. Al tempo di Cle-iiente XII furono scoperti gli avanzi di un portico dipinto con soggetti storici e con vòlta ornata. I famosi cavalli colossali, oggi sulla piazza del Quirinale e le statue del l'ilo e del Tevere, appiè della scalinata che inette al palazzo comunale in Campidoglio, insono trovati nelle rovine delle terme di Costantino. Nel 1877-78 un ampio strato di codeste rovine con sotto-costruzioni anteriori, fu tagliato per livellare il suolo di via Nazionale, presso la sua congiunzione con via del Quirinale.
   Terme di Tiro. — SnlPEsquilino e sopra il lato settentrionale del Colosseo, con ingresso nell'angolo nord-ovest di via della Polveriera. Sorse ivi in origine un palazzo con una villa di Mecenate incorporat i in parte da Nerone nella sua famosa Domita aurea o Casa d oro. Tito, forse per cancellare nel popolo la memoria dell'atroce tiranno, pensò li convertire codesta casa in pubbliche terme e a tal line murò porte e finestre, costruì nuovi muri di sostruzione e colmò dì macerie stanze e corridoi. Le tenne furono poi ampliate ed abbellite da Domiziano e in seguito da Trajano e Adriano, sì che ogni nuova parte serbò il nome dell'imperatore da cui era stata edificata.
   Il complesso di cotesto tenne occupava tutta l'ampia area circoscritta a un dipresso lalle presenti vie Labicana, della Polveriera, di San Pietro in Vincoli, e delle Sette •yale In tutta quest'area veggonsi qua e là ruderi di varie dimensioni, avanzi di esedre, sale, corridoi, serbatoi, ecc. Fra i più notabili è l'emiciclo in cui il governo francese stabilì (1809-14) una polveriera, che diede il nome alla strada suddetta, e dell'emiciclo corrispondente veggonsi avanzi rilevanti presso la predetta via delle Sette Sale, le quali sale spettano ad una grandiosa piscina o serbatoio d'acqua.
   Per altro, col nome di Terme di Tito intendesì ora più propriamente la parte disterrata e accessibile, la quale però, più che delle terme sovrapposte, formava parte dell'anzidetta Casa d'oro di Nerone. Sotto Leone X furono fatti alcuni scavi per trarre in luce i freschi dei corridoi e il Vasari riferisce che a Giovanni da Udine e a Raffaello piacquero tanto questi dipinti (stupendi a dir vero) che li studiarono e copiarono per le Loggie vaticane. Ma la storiella che attribuisce alla gelosia di Raffaello il riempimento delle camere dopo di averne copiato i freschi suddetti è smentita dal fatto, che il grande Urbinate era troppo entusiasta del hello antico, da volerlo occultare o distruggere, che anzi propose a Leone X un piano pel compiuto restauro di Roma antica.
   Le camere coi dipinti furono descritte da parecchi scrittori del secolo XVII, ma furono poi ostruite o colmate per impedire che divenissero nascondiglio di malviventi;