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Parte Terza — Italia Centrale
Fig. 20. — Ruma: Fontana dell'Acqua Maicia, in piazza di Termini (da fotografia).
Claudio, nel 3G di C., dalla valle superiore dell'Amene per 68 chilometri con 270,200 me, e saliva sino all'Aventino. — L'Anio novus fu derivato da Claudio, nel 50 di C., dalle vicinanze di Subiaco per una lunghezza di 92 chilometri con 29S,oU0 me. d'acqua nelle 24 ore. È l'acquedotto più gigantesco con archi alti persino 34 metri. A porta Maggiore è un avanzo superbo di queste due ultime opere.
La lunghezza totale degli antichi acquedotti era di 422 chilometri con un volume complessivo di 1,561,800 me. d'acqua nelle 24 ore. I)i questa gran massa d'acqua con-sumavansi comunemente sol 14 Quinarie (1 Quinaria —65 me.) nelle 24 ore; 1700 pei palazzi imperiali, 4000 per le tenne, i bagni, le naumachie, le fontane e 3S50 pei privati.
Nel V e VI secolo gli acquedotti romani andarono a poco a poco in rovine, più specialmente nell'assedio (537) di Vitige, re dei Goti, per costringere i Romani ad arrendersi per mancanza d'acqua. I restauri agli acquedotti sotto i l'api furon non meno di 40. Nicolò V, Sisto IV, Giulio II e Paolo III furon quelli che maggiormente si adoperarono per l'Acqua Vergine, Sisto V per \'Acqua Felice, Paolo V per \'Acqua Faola o Paolina e Pio IX per VAcqua Marcia.
Grande ancora è al di d'oggi la quantità d'acqua che deilucesi dagli acquedotti in Roma. Sino al 1870, le sole Acque Vergine e Paola ne davano una quantità ragguagliata dall'ing. Lombardini a 257,770 ine. nelle 24 ore, vale a dire, una quantità sufficiente