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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   99
   Dopo dio Federico Barbarossa fu incoronato, noi 1155, imperatore in San Pietro, Enrico 1 Leone oblio a difendere in aspro coinbattiniento la città Leonina assalita (lai Romani e 12 anni più tardi, nella lotta fra l'imperatore e il papa Alessandro III, la città Leonina e il trincerato San Pietro furono assaliti col ferro e col fuoco con tale una siolenza elio le porte di bronzo della chiesa furono atterrate in mezzo alle Ha mine.
   Nel secolo XIV parve giunta I ora della distruzione della città Leonina. 11 papa era sostenuto in Francia, e il Campidoglio, invece del Vaticano, imperava, sotto Rienzi, in Poma. Dopo la sua prima caduta, il celebre tribuno erasi ancor rifuggito in Castel Sant' Vngelo, il quale, 50 anni dopo, più non esisteva. Era distrutto sino al vivo delle ninni e gli stabilimenti stranieri degli Anglo-Sassoni, Franchi, Longobardi, Frisi! nella città Leonina devastati dalla popolazione insorta.
   Papa Martino V non vi .trovò, nel 1420, che rovine e tutto era da riedificare. Ma già ili capo a 100 anni la città Leonina era risorta più splendida, più sontuosa le nulle volte, merco i miracoli del 1 {ramante, di Raffaello, di Michelangelo. Sotto Giulio II e Leone X sorsero in essa le maraviglie del Vaticano e molti dei Prelati e dei laici al servizio della corte papale vi elessero le loro dimore. Ma dopo il sacco di Roma, pel Borbone, fu abbandonata dai benestanti e non rimase abitata che dal popolo minuto. E degno di nota come la corte pontificia abbia esercitato, come dire, un influsso ripulsivo intorno a sò. Infatti, intorno alle magnificenze del Vaticano non pose dimora una ricca e folta popolazione. 1 patrizi e gli stessi dignitari ecclesiastici, trattone qualche rara eccezione, preferirono abitarne lontano. Non vi si sviluppò alcuna industria, non vi si trovano alberghi e, quantunque ampliata ila Pio IV, la città Leonina si rimase sempre uno dei quartieri più poveri e più scarsamente abitati di Roma. L'aria altresì clic vi si respira e in mala fama.
   Quantunque aperta dal lato di Roma, sotto Alessandro VI conservò un'amministrazione separata, fino a Sisto V, che la incorporò al rimanente di Roma, formandone il 14 rione, detto Borgo, come abbiam visto.
   Nel 1870, buccinandosi che potesse esssr lasciata in appannaggio al papa, gli abitanti presero parte clamorosamente al plebiscito, per non rimaner separati da Roma, e in tal modo, insieme a questa, e come parte integrante di essa, fu riunita alla capitale del regno d'Italia.
   PORTE PRINCIPALI
   Porta df.l Popolo. — All'estremità settentrionale della città: prima della costruzione delle strade ferrate entravano per questa porta tutti quelli che venivano da settentrione, ossia gli stranieri quasi tutti e la più parte degli Italiani. Era quindi l'ingresso principale di Roma e però, così la porta come la piazza (del Popolo), a cui introduce immediatamente, furono ordinate in modo da offrire uno spettacolo di magnificenza degno della grande metropoli in cui si entrava.
   Sorge essa sul luogo dell'antica porta Flaminia (donde incominciava la via Flaminia che andava a Rimini) della cinta Aureliana, come fu posto fuori dubbio nel 1877 quando si aprirono i due fornici laterali. Come ora esiste, fu innalzata nel 1561 sotto Pio IV e decorata esteriormente dal Vigli ola sul disegno di Michelangelo.
   Le due statue di San Pietro e San Paolo del Moclii, sono esageratissiine, principalmente nel rilievo anatomico, sì che sembrano scuoiate. La parte interna fu decorata sotto Alessandro VII, nel 1655, dal Bernini, in occasione della venuta in Roma di Cristina di Svezia. Nel 1877 aprironsi, come già dicemmo, i due fornici od archi laterali, resi necessari dall'accresciuta circolazione e l'adattamento dell'antica architettura, conservata il più che fu possibile a questo ingrandimento, fu opera del Mercandetti. E quasi a rivaleggiare ed a confronto con le pompose iscrizioni postevi sotto i papi, furono collocate, sopra i nuovi archi, due nobilissime epigrafi, del tenore seguente.