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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arie Terza — Italia Centrale
   In seguito a tali lavori clic mutarono completamente il carattere e l'aspetto della città, fu sentita la necessità di rifare la gran pianta icnografica della città stessa, non servendo più la precedente che abbiamo veduto essere opera dei tempi di Vespasiano. Di questa preziosissima pianta marmorea dei tempi di Severo e Caracalla, ben cinquecento frammenti ne sono stati a tutt'oggi scoperti e conservansi nel Museo Capitolino.
   Delle costruzioni dei successivi Imperatori del secolo III, le sontuose di Eliogabalo, le terme, gli acqui dotti e le basiliche di Alessandro Severo e i bagni di Decio, non rimangono che incerti avanzi. L'arco 111 onore di Gallieno (2G2 di C.) sull'Esquilino (presso la chiesa di San Vito, non lungi da Santa Ilaria Maggiore) già prova della decadenza cui andavasi incontro a grandi passi.
   Notabile è il fatto della costruzione delle mura, avvenuta sotto Aureliano (270-275) e quantunque questa celebre cinta murata abbia avuto scopo e sistema strategico, tuttavia manifesta è la cura costante in quell'impresa, di chiudere cioè entro le novelle mura le regioni urbane. La cinta di finanza, che vedemmo stabilita da Marco Aurelio e da Commodo, stabiliva quel limite a solo scopo fiscale senza verini rispetto strategico. Aureliano invece, chiudendo a scopo di difesa la città, volle coordinare alle esigenze strategiche anche le amministrativi e fiscali. La cifra che abbiamo da Vopisco, cioè di 50 miglia, non devesi intendere relativa al solo perimetro delle mura.
   La cinta è alta, in media, 15 metri, munita di torri da 25 a 30 metri d interstizio e intersecata da 14 porte. Incomincia dal fi uni e, a nord del mausoleo d'Augusto, corre lungo l'orlo settentrionale del Lincio e del Quirinale sino al campo dei Pretoriani, segue quindi più a sud il corso degli acquidotti, circonda il Celio e la punta sud dell'Aventino, per poi, piegando più oltre a sud, raggiungere di bel nuovo il Tevere sotto monte Testacelo.
   Anche il Tevere stesso ebbe una cinta, ma meno forte e con meno torri; per ultimo anche il quartiere transteverino fu compreso nelle fortificazioni. Le mura furono compiute da Probo, successore di Aureliano.
   I governi di Diocleziano e di Costantino segnano un'ultima epoca della grandezza edilizia di Roma. Oltre un gran ninnerò di restauri, al periodo dal 300 sino al 330 di C. vanno debitori della loro origine le famose Terme di Diocleziano sul Quirinale e il Viminale, le più vaste di Roma e capaci di 3000 bagnanti tutti in un tempo. La sala principale fu convertita nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e negli spazi attigui dell'immenso edifizio, della circonferenza di oltre 1700 metri, trovansi un convento di Certosini (ora Museo nazionale archeologico), parecchi pii istituti, scuole, la rotonda di San Bernardo alle Terme, ecc.
   Delle terme d'Elena fra porta Maggiore e Santa Croce in Gerusalemme non rimangono che avanzi poco importanti. Le tenne di Costantino sul Quirinale, ricche di capi d'arte, furono distrutte in gran parte nel secolo XVII per costruire il palazzo Rospigliosi.
   II monumento più importante di Costantino, esistente tuttora, è l'Arco di Trionfo, non lungi dal Colosseo, innalzato, nel 312, in onor suo dal Senato e dal popolo dopo la vittoria contro Massenzio. Va ornato di rilievi tolti in gran parte dall'arco più antico di Trajano.
   Dell'avversario di Costantino, il predetto Massenzio, serba memoria il Circo da lui dedicato all'estinto suo figlio Romolo, sulla via Appia, non lungi dal sepolcro di Cecilia Metella, il circo meglio conservato dell'antichità. Allo stesso Incus liomuhts è sacra la piccola rotonda sulla via Sacra (detta spesso erroneamente tempio dei Penati) che forma ora porzione della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano.
   Più oltre, sulla stessa via Sacra, Massenzio incominciò la costruzione di una basilica le cui dimensioni superavano quelle di tutte le altre. Dopo la caduta ili lui fu condotta a termine da Costantino con alcuni mutamenti nella pianta. Sono ancor ritti i tre